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Una valigia caduta in mare: Jaume Serra Hunter e la "Scuola di Barcellona"

A suitcase falling overboard: Jaume Serra Hunter and the "Barcelona School"

Abstracts

Nella storiografia filosofica spagnola non esiste, probabilmente, una definizione ambigua e problematica come quella che riguarda la cosiddetta "Scuola di Barcellona". La tesi principale di questo articolo è che tale scuola non giunse mai a nascere, ma ne esistette soltanto una forma embrionale che non poté maturare perché, in conseguenza della situazione politica venutasi a creare con la guerra civile (1936-1939), i suoi componenti si dispersero nell'esilio. Ciò nonostante, è possibile riconoscere alcuni tratti comuni, seppur labili e (forse) non sostanziali, nella diaspora degli intellettuali catalani che rendono possibile definirla, con le dovute cautele, "Scuola di Barcellona". Tali caratteristiche comuni si possono far risalire a colui che, in un certo senso, fu il fondatore della scuola, essendo il principale maestro delle nuove leve filosofiche della Catalogna all'inizio del XX secolo: Jaume Serra Hunter.

Storia della filosofia spagnola; Jaume Serra Hunter; Scuola di Barcellona; Filosofia catalana


The expression "Barcelona School" is hard to find in the history of Spanish philosophy. The main thesis of my essay is that the "Barcelona School" never really existed. On the other hand, some kind of embryonic philosophical project was in fact sketched in the 1930s, but it could not attain its peak and full development because many scholars had to go into exile as a consequence of the Spanish Civil War (1936-1939). It is possible, nevertheless, to make a list of strong common points and aims among members of the Catalan intellectual diaspora, which would perhaps allow us to speak of a "Barcelona school". Such common points and aims can be found in the thought of the philosopher Jaume Serra Hunter, the most representative figure among the new philosophers in Catalonia at the beginning of the 20th century.

History of Spanish Philosophy; Jaume Serra Hunter; Barcelona School; Catalan Philosophy


ARTIGOS/ARTICLES

Una valigia caduta in mare: Jaume Serra Hunter e la "Scuola di Barcellona"

A suitcase falling overboard: Jaume Serra Hunter and the "Barcelona School"

Nazzareno Fioraso

Dottore di ricerca in Filosofia per l'Università di Verona e Doctor Europeo en Filosofía per l'Universitat de Barcelona. È autore de Il giovane Unamuno. Genesi e maturazione del suo pensiero filosofico (Milano 2008) e di De Königsberg a España. La filosofía española del siglo XIX en su relación con el pensamiento kantiano (Valencia 2012), oltre che di vari articoli in riviste italiane e internazionali. È stato professore invitato all'Universidad Autónoma de Querétaro (Messico) e attualmente è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Filosofia, Pedagogia e Psicologia dell'Università di Verona. nazzareno.fioraso@univr.it

RIASSUNTO

Nella storiografia filosofica spagnola non esiste, probabilmente, una definizione ambigua e problematica come quella che riguarda la cosiddetta "Scuola di Barcellona". La tesi principale di questo articolo è che tale scuola non giunse mai a nascere, ma ne esistette soltanto una forma embrionale che non poté maturare perché, in conseguenza della situazione politica venutasi a creare con la guerra civile (1936-1939), i suoi componenti si dispersero nell'esilio. Ciò nonostante, è possibile riconoscere alcuni tratti comuni, seppur labili e (forse) non sostanziali, nella diaspora degli intellettuali catalani che rendono possibile definirla, con le dovute cautele, "Scuola di Barcellona". Tali caratteristiche comuni si possono far risalire a colui che, in un certo senso, fu il fondatore della scuola, essendo il principale maestro delle nuove leve filosofiche della Catalogna all'inizio del XX secolo: Jaume Serra Hunter.

Parole chiave: Storia della filosofia spagnola. Jaume Serra Hunter. Scuola di Barcellona. Filosofia catalana.

ABSTRACT

The expression "Barcelona School" is hard to find in the history of Spanish philosophy. The main thesis of my essay is that the "Barcelona School" never really existed. On the other hand, some kind of embryonic philosophical project was in fact sketched in the 1930s, but it could not attain its peak and full development because many scholars had to go into exile as a consequence of the Spanish Civil War (1936-1939). It is possible, nevertheless, to make a list of strong common points and aims among members of the Catalan intellectual diaspora, which would perhaps allow us to speak of a "Barcelona school". Such common points and aims can be found in the thought of the philosopher Jaume Serra Hunter, the most representative figure among the new philosophers in Catalonia at the beginning of the 20th century.

Keywords: History of Spanish Philosophy. Jaume Serra Hunter. Barcelona School. Catalan Philosophy.

La prova più evidente della complessa problematica insita nell'etichetta storiografica "Scuola di Barcellona" è il fatto che il primo a dubitare della sua esistenza sia proprio il pensatore che, assieme a Joaquim Xirau (1895-1946), ne rappresenterebbe la massima espressione: Eduardo Nicol (1907-1990). Questi, infatti, iniziò il proprio saggio del 1960 a essa dedicato affermando: "So bene che non esiste una scuola di Barcellona (intendo una scuola filosofica)" (NICOL, 2007, p. 171).

Ciò nonostante, a nostro avviso, si possono ritrovare alcune similitudini tra gli intellettuali catalani esiliati dalla guerra civile, che rendono lecita, almeno in parte, la loro definizione come appartenenti alla "Scuola di Barcellona". Queste caratteristiche comuni trovano la loro origine nel pensiero di Jaume Serra Hunter, che agli inizi del Novecento fu il principale maestro delle nuove leve filosofiche della Catalogna.

Il termine "Scuola di Barcellona" fu usato per la prima volta, in realtà solo in maniera esemplificativa, da José Gaos (1900-1969) nel suo saggio Los "transterrados" españoles de la filosofía en México, scritto nei primi anni '50. Qui egli voleva solamente dare un elenco dei filosofi spagnoli che arrivarono in Messico in seguito alla sconfitta della Repubblica nella guerra civile. Il testo inizia con la constatazione che "[...] solo nelle Università di Madrid e di Barcellona si poteva frequentare il corso di studi completo in Filosofia, ragione fondamentale perché si possa parlare di una scuola filosofica di Madrid e un'altra di Barcellona" (GAOS, 1954, p. 287). La creazione delle due definizioni si deve, quindi, esclusivamente al fatto che soltanto in quelle due città si poteva hacer la carrera completa de Filosofía. Ma mentre a Madrid esisteva un maestro e una guida che ne determinava l'orientamento fondamentale, cioè José Ortega y Gasset1 1 Secondo Nicol, "[l]a scuola di Madrid rimarrebbe dunque definita dal pensiero del suo maestro [Ortega y Gasset], dal numero esatto dei suoi discepoli e dalle date in cui il suo insegnamento è incominciato e la sua influenza è andata diffondendo" (NICOL, 2007, p. 171). , nella cosiddetta "Scuola di Barcellona" una figura di tale spessore è assente. Per alcuni, come per esempio José Luis Abellán, questo ruolo lo avrebbe potuto assumere Joaquim Xirau, il quale se non fosse stato per la guerra civile e l'esilio in Messico (dove morì prematuramente nel 1946 investito da un tram), probabilmente avrebbe esercitato un magistero filosofico molto simile a quello di Ortega y Gasset (cf. ABELLÁN, 1979-1991, vol. 5.2, p. 152). Ma questa, seppur suggestiva, è solo un'ipotetica possibilità. È nostra opinione, invece, che proprio nel proseguo del testo di Gaos si trovi la vera ragione della possibilità di parlare di una "Scuola di Barcellona":

Da questa [la Scuola di Barcellona] vennero in Messico: il maestro per eccellenza di tutte le generazioni posteriori, don Jaime Serra Hunter, e la figura più eminente di tutta la scuola, Joaquín Xirau; due dei membri più di spicco tra gli ultimi laureati, Juan Roura ed Eduardo Nicol; e Juan David García Bacca, che non si formò precisamente a Barcellona, né in generale solamente in Spagna, bensì nella parte decisiva all'estero, ma che ottenne i suoi titoli all'Università di Barcellona e cominciò a insegnare in essa, per cui può esser considerato come procedente di questa scuola. (GAOS, 1954, p. 287).

In questo passo si riconosce che "la figura più eminente di tutta la scuola" era Xirau, ma data l'affermazione immediatamente precedente di Gaos, la tesi che vorremmo confermare è che solamente grazie alla presenza di Jaume Serra Hunter all'Università di Barcellona tra il 1913 e il 1939 che è possibile parlare di una "Scuola di Barcellona".

Ma, si badi bene, ciò non significa che Serra Hunter abbia svolto il ruolo di "Ortega y Gasset barcellonese", né tantomeno che si voglia affermare l'esistenza di una vera e propria scuola filosofica di cui egli fosse il maestro. La nostra ipotesi interpretativa vuol dire solamente che i tratti caratteristici della "Scuola di Barcellona" (in realtà piuttosto vaghi e generici) dipendono in gran parte dell'opera di insegnamento di Serra Hunter. Infatti, concordiamo con Nicol quando afferma che non si ebbe né un maestro unico né una dottrina comune, ma che quello che caratterizzò la scuola "[...] sono qualità di tono e di stile" (NICOL, 2007, p. 172). Allo stesso tempo, però, si può essere d'accordo con un altro allievo di Serra Hunter, José Ferrater Mora (1912-1991), quando alla voce Barcelona (Escuela de) del suo famoso Diccionario de Filosofía descrive le caratteristiche principali della scuola, denotandole in modo piuttosto generico, tanto che possono essere fatte rientrare senza sforzo tra le "qualità di tono e di stile":

Senso di realtà e una stessa opposizione alla riduzione della filosofia sia a una mera teoria astratta sia a una semplice forma di vita; opposizione al verbalismo; una certa inclinazione per il senso comune (in un senso molto ampio); sfiducia per la mera brillantezza in filosofia; senso della continuità storica. (FERRATER MORA, 2004, p. 314).

La differenza tra Gaos, Nicol e Ferrater Mora è che i primi due si riferiscono solamente a quella "scuola" che gli eventi costrinsero all'esilio, quella cioè che si sarebbe formata a Barcellona negli anni precedenti alla guerra civile. Ferrater Mora, invece, indica come facenti parte della scuola di Barcellona anche filosofi ottocenteschi come Jaume Balmes, Ramon Martí d'Eixalà e Francesc Xavier Llorens i Barba (il quale ebbe comunque un ruolo nella formazione della Scuola di Barcellona novecentesca, essendo considerato come proprio maestro da Serra Hunter). Noi in questo articolo ci rifaremo ai primi due, lasciando da parte la possibilità o meno della continuità con la filosofia catalana dell'Ottocento (anche se questa è la posizione dello stesso Serra Hunter), considerando quindi come "scuola di Barcellona" solamente quella generazione che studiò all'Università di Barcellona negli anni precedenti alla guerra civile spagnola.

1- VITA E OPERA DI JAUME SERRA HUNTER

Jaume Serra Hunter nacque a Manresa (in provincia di Barcellona) nel 1878, frequentò le scuole superiori nel collegio dei Gesuiti a Barcellona e in questa città si laureò in Filosofia e Lettere nel 1902. Si trasferì a Madrid, dove si addottorò nel 1909 con una tesi intitolata Teoría psicológica del juicio (che pubblicò nel 1911). Poco dopo vinse la cattedra di Logica Fondamentale all'Università di Santiago de Compostela, dove rimase fino al 1913, quando tornò a Barcellona per occupare quella di Storia della Filosofia. Nel 1931 venne eletto rettore dell'Università (dopo esser stato preside di facoltà per un mese soltanto) e successivamente venne nominato presidente del Consell de Cultura dalla Generalitat (il governo autonomo catalano). Nel 1932 fu eletto al parlamento di Catalogna, di cui assunse poi la carica di vicepresidente. Continuò a svolgere in parallelo l'attività accademica e quella politica fino ai primi di gennaio del 1939, quando fuggì a Tolosa con la famiglia, pochi giorni prima dell'ingresso delle truppe franchiste a Barcellona (26 gennaio). Nel 1940 entrò a far parte del Consell Nacional de Catalunya, una specie di governo catalano in esilio creato dal presidente della Generalitat Lluís Companys (che poco dopo fu catturato dalla Gestapo e fucilato a Barcellona). Serra Hunter rimase in Francia fino a quando l'avanzata dei nazisti lo obbligò a emigrare in Messico, dove giunse nell'aprile del 1942, con la salute irrimediabilmente compromessa. Ammalato di cuore da tempo, le sue condizioni andarono via via aggravandosi fino alla morte, avvenuta a Cuernavaca l'8 settembre 1943.

L'opera di Serra Hunter, escludendo gli scritti politici, può essere divisa in due grandi aree: la filosofia per così dire tout court e la storia della filosofia. Alla prima appartengono le conferenze Idealitat, metafísica i espiritualisme (1923), Tradició i progrés en la filosofia contemporània (1928) e La filosofia i els seus problemes (1929) pubblicate assieme sotto il titolo Sentit i valor de la nova filosofia (1934) e che formano una specie di manifesto programmatico di Serra Hunter. Vi sono poi i due volumi di Filosofia i cultura. Suggestions i estudis (Primera serie: 1930; Segona serie: 1932) oltre che le due opere postume El pensament i la vida. Estímuls per a filosofar (1945) e Problemes de la Vida Contemporània (1985).

Filosoficamente, il pensatore catalano ha una tendenza verso un idealismo moderato con forti influenze da parte dello spiritualismo francese. Come scrisse il suo allievo Francesc Mirabent Vilaplana (1888-1952) nella sua Necrologia de Jaume Serra Hunter, "[...] il punto di partenza della sua dottrina deriva dallo spiritualismo leibniziano e dallo spiritualismo della scuola scozzese e s'intreccia con il realismo psicologista di Llorens i Barba attraverso gli spiritualisti francesi della prima metà del XIX secolo" (MIRABENT, 1958, v.2, p. 199). In effetti, Serra Hunter si definiva uno "spiritualista", termine che può avere molti significati, ma che in questo caso significa l'adattamento catalano della filosofia accademica francese di fine Ottocento: quella di Félix Ravaisson (1813-1900), di Jules Lachelier (1832-1918) e, soprattutto, di Émile Boutroux (1845-1921).

Per Serra Hunter la filosofia "[...] non deve dare solamente una concezione del mondo, bensì anche una soluzione pratica ai problemi della vita" (SERRA HUNTER, 1934, p. 68) e per questo motivo diventa fondamentale la considerazione che lo psicologismo e il logicismo filosofico degli inizi del XX secolo avevano portato a una grave crisi filosofica e culturale. Crisi la cui causa andava cercata nel relativismo e nel soggettivismo che tali correnti di pensiero portavano inevitabilmente con sé, oltre che nell'abbandono della cultura spiritualista e nella polemica tra scienza, filosofia e religione che caratterizzò il XIX secolo. L'unica via d'uscita da questa situazione era, secondo il pensatore catalano, il recupero della funzione spirituale della filosofia, cioè della metafisica come dottrina della idealità che portasse a un "[...] adattamento armonico di tutte le facoltà agli interessi superiori dell'uomo" (SERRA HUNTER, 1934, p. 68).

Questa "filosofia dell'ideale" venne esposta in maniera completa nella conferenza L'Apologia de l'Ideal, data a Girona nel 1933. Qui si spiega che l'ideale "[...] è una rappresentazione intenzionale della pienezza di perfezione in un ordine determinato della realtà. L'ideale è come un'unità simbolica del pensiero e dell'azione" (SERRA HUNTER, 1926, p. 7). Questo agisce su di noi in tre momenti: in un primo tempo vi è la contemplazione dell'Ideale e un'attrazione verso di esso; segue poi un'inquietudine la quale comporta la necessità di lavoro intellettuale perché l'Ideale possa, alla fine, incorporarsi al nostro io e divenire la forza interiore che ci "[...] guida nelle cose della vita" (SERRA HUNTER, 1926, p. 11). Joaquim Xirau, nel suo primo libro (El sentido de la verdad, 1927) definì il pensiero del proprio maestro come "un ritorno alla meditazione platonica", nel senso di un "meraviglioso paradosso: per uscire da quel "idealismo" che ci domina e tormenta abbiamo bisogno dell'appoggio vigoroso e decisivo del creatore di ogni idealismo, dell'inventore delle "idee"" (XIRAU, 1998-2000, v. 1, p. 42).

Questo "platonismo" di Serra Hunter, si deve alla sua volontà di andare oltre la pura soggettività in cui sfocia l'idealismo moderno (che quindi per sua stessa natura è relativista), attraverso un recupero della metafisica come dottrina dell'idealità. In effetti, egli sosteneva che la filosofia deve tornare a essere un sapere perenne e superiore, una specie di enciclopedia dello spirito, capace di guidare l'umanità fuori dallo stallo gnoseologico dovuto al soggettivismo e al relativismo. Il cammino verso questo concetto di filosofia è un percorso per gradi che comincia con un duplice punto di partenza metodologico: prima si deve compiere un'analisi di carattere psicologico che determini le basi e le condizioni della conoscenza, in seguito bisogna eseguire una ricerca metodologica sull'uso della ragione. Solamente dopo queste attività preliminari si può passare alla filosofia vera e propria, che si struttura in un sistema articolato in tre gradi crescenti: il problema gnoseologico o critico, la metafisica e l'etica. La metafisica, inoltre, si divide in tre aree: la cosmologia (che si occupa dell'essere finito), l'ontologia (che indaga l'essere indefinito) e la teodicea (che riguarda l'essere infinito)2 2 Per una trattazione più ampia del pensiero di Serra Hunter, cf. SALES, 1985. . Serra Hunter, però, non giunse mai a costruire questo sistema in maniera completa né tantomeno a descriverne la caratteristiche specifiche in maniera precisa, limitandosi ad abbozzare quella che ne sarebbe dovuta essere la struttura generale.

Le opere di Serra Hunter dedicate alla storia della filosofia furono articoli in varie riviste e conferenze tenute all'università o in altre istituzioni culturali catalane, di cui solo alcuni sono stati poi raccolti in volume. Scrisse su pensatori non catalani, come, per esempio, i due opuscoli Sócrates (1931) e Spinoza (1933) o la conferenza El canceller Bacon i la metodologia científica (1929). Redasse inoltre numerose voci filosofiche per l'Enciclopedia Espasa3 3 "Fechner, Fichte, Filosofia, Giner de los Ríos, Gnoseologia, Hamilton, Hartmann, Hegel, Storia della filosofia, Hobbes, Hume, Kant, Locke, Lotze, Llorens i Barba, Martí d'Eixalà, Nietzsche, Platone, Sabunde, Sanz del Río, Schleiermacher, Schopenhauer, Spinoza, Teoria della Conoscenza, Vives, Wollf e Wundt" (VERDAGUER, 2010, p. 142). La tesi dottorale di Miquel Verdaguer i Turró, nonostante un certo dilettantismo, qualche ingenuità stilistica e delle a volte eccessive simpatia e condiscendenza nei confronti il filosofo trattato, è il testo più completo sull'opera di Serra Hunter che si possa trovare in circolazione. . Ma il fulcro di tutta la sua opera come storico della filosofia fu il recupero e la valorizzazione del pensiero catalano, a cui si dedicò per tutta la vita a partire dal discorso del 1925 intitolato Les tendències filosòfiques a Catalunya durant el segle XIX4 4 Fu il suo discorso d'ingresso alla Real Academia de Buenas Letras di Barcellona, pubblicato in Serra Hunter et al. , 1925. Esiste una recente riedizione, da cui noi citeremo, in SERRA HUNTER, 2011. , cui seguirono vari altri articoli con tema più specifico, come per esempio Característiques fonamentals de la filosofia de Turró (1927), Llorens i Sanz del Río (1929) e Xavier Llorens i Barba: estudis i carrera profesional. La seva actuació docent (1937).

Il discorso Les tendències filosòfiques a Catalunya durant el segle XIX può essere considerato il testo programmatico dell'opera di Serra Hunter come filosofo ed educatore. Qui egli divide in quattro periodi la storia della filosofia catalana dell'Ottocento:

1. il primo periodo arriva fino al 1837, ed è un "[...] tempo di disorientamento; mancano cervelli che vedano chiaro per segnalare il cammino del rinnovamento e i pericoli del viaggio" (SERRA HUNTER, 2011, p. 42);

2. il secondo va dal 1837 al 1857;

3. il terzo copre gli anni tra il 1857 e il 1872;

4. l'ultimo periodo inizia nel 1872 e termina alla fine del secolo e fu caratterizzato "[...] dall'apparizione un poco violenta del positivismo e da una reazione della scolastica" (SERRA HUNTER, 2011, p. 52).

I momenti più importanti nell'evoluzione del pensiero catalano furono i due centrali, che corrispondono alla nascita e alla "sistematizzazione" di quella che Serra Hunter considerava la filosofia nazionale catalana, cioè la cosiddetta Filosofia del Seny (cioè del senno, del senso comune).

Il secondo periodo (1837-1857) è quello più denso ed è l'epoca in cui rifulge il genio catalano in tutta la penisola iberica, in quanto "[...] gli uomini rappresentativi delle nuove direzioni della filosofia in Spagna in quei tempi sono catalani" (SERRA HUNTER, 2011, p. 44). Essi sono: Marià Cubí (1801-1875), che è considerato il più importante diffusore in Spagna delle teorie del fondatore della frenologia Franz Joseph Gall (1758-1828), Jaume Balmes (1810-1848), "[...] il vero padre della restaurazione scolastica" (SERRA HUNTER, 2011, p. 46), e Ramon Martí d'Eixalà (1808-1857), che fece conoscere al pubblico catalano la filosofia di Thomas Reid e, soprattutto, di William Hamilton.

Questo fu il periodo in cui si cominciò a strutturare quello che sarà, secondo Serra Hunter, la posizione filosofica più importante dell'Ottocento catalano, le cui influenze giungeranno fino alla sua stessa formazione filosofica. Stiamo parlando della "filosofia del seny", che inizia con l'introduzione in Catalogna della filosofia scozzese del senso comune da parte di Martí d'Eixalà (cf. ROURA, 1980). Questi, infatti, "[...] rappresenta l'introduzione di una filosofia del seny che rifugge dallo spirito dogmatico, senza perdere la fede, come lo scettico; una filosofia che promette poco, ma che dona ciò che promette; una filosofia, inoltre, che sembra essere adeguata alla nostra costituzione spirituale" (SERRA HUNTER, 2011, p. 45). È per questa ragione, crediamo, che le date che marcano l'inizio e la fine di questo periodo non si riferiscono a Balmes bensì a Martí d'Eixalà. Infatti, nonostante Balmes venga definito il più grande tra i tre "[...] per la forza del suo pensiero e [...] per il contributo apportato al nostro risveglio filosofico" (SERRA HUNTER, 2011, p. 45), il 1837 è l'anno in cui Martí d'Eixalà comincia la sua carriera docente, il 1857 è quello della sua morte.

Proprio nel 1857 sarebbe cominciato il terzo periodo, che si conclude con la morte del suo unico filosofo importante: Francesc Xavier Llorens i Barba (1820-1872). Questi non si limitò a essere un continuatore del suo maestro Martí d'Eixalà, ma depurò la filosofia del sentit comù dai resti di sensismo che ancora vi rimanevano. Il suo prestigio, inoltre, impedì al krausismo5 5 Com'è noto, il pensiero di Karl Christian Friedrich Krause (1781-1832) fu "importato" in Spagna nel 1845 da Julián Sanz del Río (1814-1869) al suo ritorno dalla Germania. Il krausismo, ebbe un'influenza decisiva nella vita culturale, educativa e politica spagnola almeno fino agli inizi del XX secolo. di entrare in Catalogna, dove si professò quindi la sola filosofia del senso comune. Secondo Serra Hunter è proprio la filosofia del seny quella che esce vincitrice nella "battaglia" per l'egemonia filosofica del secolo XIX, in quanto la frenologia di Cubí fu una moda passeggera che non lasciò tracce, mentre la riforma di Balmes fu abbandonata dai pensatori a lui successivi, che preferirono tornare alla Scolastica classica.

Quindi sarebbe solamente il pensiero di Martí d'Eixalà e di Llorens i Barba quello che avrebbe avuto una continuità per tutto il XIX secolo. Ma in realtà la parentesi della filosofia del senso comune si interrompe con la morte di Llorens i Barba, giacché egli non ebbe allievi che ne continuassero direttamente l'opera o ne diffondessero il pensiero6 6 In effetti, nel 1916 Eugeni d'Ors poteva scrivere senza poter essere smentito: "Francesc Xavier Llorens è, per le nuove generazioni di Catalogna, un conturbante enigma. Orale nella forma, socratico nel metodo, la sua vita fu tutta nel suo insegnamento. Se non che, Socrate d'aula, non ha avuto il suo Platone, ma nemmeno il suo Senofonte. Non è facile trovare un Senofonte o un Platone nel chiuso d'un'aula. Meno difficilmente si troveranno nell'ampiezza d'una piazza pubblica. Perciò, se Socrate tornasse in una città dei nostri tempi, si sarebbe più incline a essere giornalista che non professore" (D'ORS,1916, p. 25). , anche grazie al fatto che egli in vita pubblicò solamente il pur importante discorso che pronunciò in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico 1854-1855 (LLORENS, 1854). È vero che "[...] la continuità del pensiero e delle norme filosofiche di Llorens dobbiamo cercarla nell'ordine generale della cultura, più che in una cerchia ridotta di professionisti della filosofia" (SERRA HUNTER, 2011, p. 55), ma è anche vero che nemmeno in questo ambito extra-accademico si possono trovare grandi o profonde tracce del senso comune llorensiano. Almeno fino a quando Serra Hunter, assieme al suo collega Tomàs Carrera i Artau (1879-1954), non iniziò un'opera di analisi e di diffusione allo scopo di proporre la filosofia del seny (è loro questa denominazione, giacché anteriormente la si conosceva semplicemente come filosofia del sentit comú) come la vera filosofia nazionale catalana, mescolando insieme l'interesse storiografico, quello filosofico e quello politico.

2- LA CATALOGNA D'INIZIO NOVECENTO E L'OPERA FILOSOFICO-DOCENTE DI SERRA HUNTER

Quando nel 1913 Serra Hunter vinse la cattedra di Storia della Filosofia e tornò a Barcellona, trovò una situazione culturale e filosofica dominata dalle nuove istituzioni regionali in cui l'università giocava un ruolo marginale. Il risveglio ottocentesco del nazionalismo catalano aveva portato alla creazione di nuovi istituti per la diffusione della cultura, relegando in secondo piano l'ateneo. A questo di deve aggiungere che nel 1911, grazie alla protezione di Enric Prat de la Riba7 7 Enric Prat de la Riba i Sarrà (1870-1917) fu il primo presidente della Mancomunitat de Catalunya (il governo regionale catalano creato nel 1914) e uno dei principali artefici della rinascita del sentimento nazionale catalano, soprattutto grazie al suo libro La nacionalitat catalana (1906). , Eugeni d'Ors (1881-1954) era stato nominato segretario generale dell'Institut d'Estudis Catalans (il più importante centro di ricerca scientifico-filosofica della Catalogna, fondato nel 1907). Questa nomina significò la consacrazione di d'Ors quale intellettuale più importante e in vista del tempo e l'inizio della sua influenza nella vita culturale catalana, di cui diventò una specie di plenipotenziario, tanto che, con affetto da parte di alcuni e con sospetto da parte di altri, era spesso chiamato "Pantarca" (NICOL, 2007, p. 188). Quando, nel 1914, gli verrà negata la cattedra di Psicologia all'università (dove gli fu preferito l'anonimo e sconosciuto Cosme Parpal), tutta la società barcellonese gridò allo scandalo.

Questo avvenimento ebbe una doppia ripercussione negativa per l'ateneo di Barcellona. Infatti, da un lato non essere stato nominato cattedratico "[...] sarà un fatto decisivo per l'opinione peggiorativa che - come Schopenhauer - d'Ors manterrà in futuro sui filosofi accademici" (BILBENY, 1985, p. 296) e dall'altro fu la causa che generò in Catalogna un sentimento diffuso di sospetto e distacco nei confronti dell'università: "[...] a partire da allora, tra gli intellettuali catalani s'impone un'idea: quelli che vincevano una cattedra erano dei mediocri irreparabili, mentre quelli che la perdevano erano dei geni assoluti" (SERRA HUNTER, 2011, p. 11). Se si aggiunge che, già ai tempi in cui Serra Hunter aveva frequentato come studente la facoltà di Filosofia e Lettere, questa non godeva di buona fama a causa di un corpo docente inadeguato8 8 Josep Carner scrisse, nel prologo al libro postumo di Serra Hunter, che "a tutti e due toccò stare nell'aula dove la Metafisica era insegnata dall'uomo meno metafisico del mondo, un solido commerciante di baccalà [si trattava di Josep Daurella Rull] e in un'altra dov'era professore - nominato - di Lingua e Letteratura latina il critico taurino del Noticiero Universal" (CARNER, 1945, p. 9). , è facile immaginare l'ambiente in cui si trovò il futuro rettore al suo ritorno a Barcellona: da una parte c'era un'istituzione, l'Universitat de Barcelona, che viveva il culmine della propria decadenza; dall'altra c'era la traiettoria politico-culturale di d'Ors (disinteressato e probabilmente astioso nei confronti dell'ateneo) che continuava a crescere, fino a raggiungere il vertice nel 1917, con la nomina a Direttore dell'Istruzione Pubblica della Mancomunitat, che mise completamente nella sue mani la cultura istituzionale catalana. L'idea che si impose in Catalogna in questi anni, dunque, è quella che è inutile cercare di riformare l'università (di riforma universitaria si parlava almeno dal 1903, con la celebrazione del primo Congresso Universitario catalano), perché qualsiasi tentativo sarebbe fallito. Gli sforzi, e soprattutto i fondi, dovevano quindi essere diretti verso le nuove istituzioni create dalla Mancomunitat, dirette o controllate da d'Ors.

Ma il 1 agosto 1917 Prat de la Riba morì improvvisamente, e questo fatto segnò l'inizio del declino del "Pantarca". La perdita del potentissimo protettore e l'elezione alla presidenza della Mancomunitat dall'architetto modernista Josep Puig i Cadafalch (1867-1956), che non nutriva verso d'Ors la stessa ammirazione del proprio predecessore, portò in breve tempo alla Defenestrazione di Xenius9 9 Questo è il titolo del libro di Guillermo Díaz-Plaja che riproduce i principali documenti dell'avvenimento. Vedi Díaz-Plaja, 1967. Xenius era lo pseudonimo con cui Eugeni d'Ors firmava gli articoli del suo Glosari. e al suo volontario esilio dalla Catalogna. Infatti, le discrepanze tra Eugeni d'Ors e il nuovo governo catalano andarono via via accentuandosi, fino a sfociare nella serie di episodi che, iniziata nel novembre del 1919 a causa di alcuni preventivi di spesa non presentati, portò alle dimissioni di d'Ors dall'incarico di direttore dell'Istruzione Pubblica (7 gennaio 1920) e alla sua rapida destituzione da tutti gli altri incarichi pubblici che ancora ricopriva.

Il fatto è che, come scrisse Nicol, "[...] Eugenio d'Ors volle essere a Barcellona troppe cose contemporaneamente. Ciò è pericoloso, perché questo popolo conserva dell'Attica perlomeno quella diffidenza verso la superiorità che provocò l'ostracismo di Aristide" (NICOL, 2007, p. 188). Non ci si deve quindi stupire se, dopo gli eccessi e le ridondanze dell'ego dorsiano, la personalità che emerge negli studi filosofici barcellonesi è quella più discreta di Serra Hunter, la cui fama iniziava a oltrepassare i limiti della semplice accademia, anche grazie alla sua opera politica. In un certo senso il futuro rettore divenne una specie di "anti-d'Ors", tanto che Joan Estelrich in una conferenza del 1929 intitolata Jaume Serra Hunter, pur senza nominare splicitamente il "Pantarca", contrapponeva le due personalità sostenendo:

[Il prestigio di Serra Hunter] non è dovuto a una posizione estremista, né a una teoria modernizzante, né a un dandismo filosofico che pretende di nascondere la fievolezza del pensiero travestendola con uno stile letterario decorativo e facile. Esso è dovuto nobilmente a uno sforzo paziente e metodico condotto attraverso la meditazione e l'analisi, che individua con lealtà tutti i problemi, li approfondisce e li formula sotto tutti gli aspetti. (ESTELRICH, 1931, v. 1, p. 77).

Gli esiti di tale sforzo, come vedremo, saranno vanificati dalla guerra civile e dall'esilio, ma ebbero una qualche efficacia durante la carriera di Serra Hunter. Come si diceva, l'università in cui egli giunse nel 1913 era un'istituzione abbastanza screditata, a cui si accedeva solamente per ottenere un titolo ufficiale ma che aveva un'influenza praticamente nulla nella vita culturale barcellonese e catalana. Quel che si può sicuramente affermare, però, è che il lavoro che compì Serra Hunter per tutto il tempo in cui occupò la cattedra a Barcellona ebbe un valore positivo e degli effetti importanti per il futuro dell'università stessa. Fu sotto il suo rettorato che si applicarono le riforme promosse dalla Repubblica riguardanti l'autonomia universitaria, che dettero all'ateneo barcellonese un impulso e una libertà che non aveva mai goduto in tutta la sua storia. Come docente, fu un professore dignitoso e rispettato, tanto che il suo allievo Jordi Maragall (1911-1999), molti anni dopo averlo avuto come maestro, dichiarò: "Ricordo molto bene la densità e la profondità delle sue lezioni. Assistervi era un vero piacere per la vastissima informazione che possedeva e la sua straordinaria capacità di stabilire connessioni tra le correnti classiche del pensiero occidentale" (MARAGALL, 1985, p. 106). Riuscì, quindi, a portare l'insegnamento della filosofia, e in generale tutta l'Università di Barcellona, a un livello più elevato di quello in cui l'aveva trovato. Si può quindi affermare che fu senz'altro un buon maestro, anche se come pensatore non fu particolarmente originale né brillante. Questo è confermato dallo stesso Nicol, che pur conservando sempre nei confronti del suo antico professore un affetto profondo, fu costretto ad ammettere che "[...] nei brillanti circoli della filosofia spagnola, dove proiettavano la loro luce stellare Ortega y Gasset ed Eugenio d'Ors, la personalità filosofica di Serra Hunter non fosse molto stimata. Non aveva genio, è vero; ma il genio in filosofia non è necessario per l'autenticità" (NICOL, 2007, p. 184).

Vi era, quindi, in Serra Hunter una mancanza di genio, di quel quid che rende un pensatore un filosofo originale e sistematico. In effetti il suo pensiero, come abbiamo visto, era più che altro una riproposizione ordinata e coerente di quella che, a torto o a ragione, egli riteneva la tradizione filosofica catalana per eccellenza, cioè la filosofia del seny. Ma il dettaglio più importante in queste affermazioni di Nicol è ciò che questi definisce "autenticità", che caratterizza il lavoro docente del suo maestro. Infatti, Nicol ricorda che quando Serra Hunter teneva una lezione su Kant, per esempio, ne spiegava il pensiero come se ne fosse impregnato, ed era in grado di dare un'esposizione che mostrava i problemi con più autenticità e chiarezza di quella che avrebbe potuto fare un vero kantista, perché "[...] spiegando le filosofie, Serra Hunter insegnava quello che è filosofia; e non lo faceva elaborando una teoria personale, ma vivendola e manifestando in modo non intenzionale, solo con la sua presenza, in cosa consiste essere un filosofo" (NICOL, 2007, p. 184). Il compito svolto da Serra Hunter non era quello di un divulgatore di un sistema determinato e nemmeno quello di crearne uno tutto suo. La sua missione era, essenzialmente, quella di riscattare gli studi universitari dalla decadenza e dalla marginalità in cui erano rilegati, e per ottenere questo legò il successo della propria impresa al riscatto della tradizione filosofico-culturale catalana: la sua opera da educatore è infatti indissolubilmente legata al suo agire politico, che aveva come scopo principale la diffusione della cultura.

Il suo catalanismo (cioè il nazionalismo catalano), infatti, era presente fin dai tempi degli studi universitari, quando partecipò ad alcune manifestazioni contro i governi della reggente Maria Cristina, accusati di politiche sempre più anti-catalane. Ma è con la fondazione, nel 1923, della Societat Catalana de Filosofia che inizia veramente la sua carriera politica, che lo farà arrivare ad essere vicepresidente del parlamento. Bisogna però sottolineare che il nazionalismo di Serra Hunter non fu mai radicale o fanatico (tanto che non sostenne mai posizioni indipendentiste10 10 Nelle sue memorie, Josep Maria Murià racconta d'aver fatto la traversata transatlantica verso il Messico con Serra Hunter, il quale gli confessò: "Io non sono mai stato separatista e ora è troppo tardi per cambiare" (MURIÀ, 1987, p. 180). ), bensì piuttosto la sua maniera di veicolare il proprio amore per la scienza filosofica: il catalanismo non era assunto come valore di per sé, ma era una maniera d'essere filosofi in Catalogna. In questo modo "[...] contribuì ad avvicinare i problemi filosofici alla vita generale del nostro popolo, e a far intendere che le idee filosofiche e la riflessione morale erano necessarie per la maggior solidità delle istituzioni popolari" (MIRABENT, 1958, vol. II, p. 203). Probabilmente fu questo il motivo per cui la conferenza divenne per lui una sorta di metodo, anche se "[...] non era un uomo fatto per atti pubblici" (MARAGALL, 1985 p. 105). Ciò nonostante, è proprio in questa forma che rese pubblica la maggior parte del proprio pensiero, forse perché era la maniera più efficace per renderlo accessibile al maggior numero di persone, anche al di fuori delle mura delle aule universitarie. Così, nel 1930, quando pubblicò il primo volume di Filosofia i Cultura, che è costituito essenzialmente da estratti e rielaborazioni della conferenze degli anni precedenti, scrisse nel prologo alcune righe che possiamo considerare la quintessenza di tutta la sua opera come maestro e filosofo:

È da tempo che il suo autore [di questo testo] sogna che il vero cammino della nostra liberazione sociale e politica sia la cultura. Crede anche che questa cultura dev'essere orientata da un alto senso filosofico. In società operaie, in Atenei scientifici e in Accademie ho parlato in questo modo e ho difeso questo programma. (SERRA HUNTER, 1930, p. 7).

La cultura è quindi il veicolo per il riscatto della società catalana, la quale però dev'essere guidata dalla filosofia. Questo è lo scopo di Serra Hunter: guidare filosoficamente le nuove generazioni affinché possano riscattare e innalzare il nome della cultura della Catalogna. Il suo obbiettivo era sì quello di formare uomini che si dedicassero allo studio delle tradizioni catalane, ma allo stesso tempo, e in misura maggiore, quello di educare persone che rigenerassero tali tradizioni e che portassero la nazione avanti nel progresso culturale. In fondo egli in un certo senso volle fondare una scuola e in parte vi riuscì. Ma per poter valutare correttamente la sua opera è necessario "[...] discutere se è miglior maestro quello che imprime nei suoi discepoli l'orma del suo pensiero, o chi utilizza il suo pensiero per abituarli a cercare la propria orma" (NICOL, 2007, p. 182). Per Serra Hunter vale indubitabilmente il secondo caso, ma quest'impronta andava cercata nella tradizione filosofica che aveva caratterizzato la Catalogna, dandole il suo carattere specifico. Llorens i Barba, nella sua unica opera pubblicata in vita, scrisse che il pensiero filosofico "[...] non è un'invenzione dovuta ad un colpo di fortuna, bensì un'opera regolare ed ordinata dell'energia intellettuale di ciascun popolo, ne consegue che esso viene naturalmente a formar parte di quell'organismo invisibile che, esistendo in seno ad ogni nazione, è il fondamento della sua individualità" (LLORENS, 1854, p. 8).

La filosofia nazionale è figlia del Volksgeist di un determinato popolo, ma finisce per influenzarne la natura, determinando un circolo in cui pensiero e pensante sono un tutt'uno. Per Serra Hunter, nel caso catalano questa filosofia era quella del seny (di cui, a dire il vero, per mezzo secolo a nessuno era importato nulla), che comincia a guadagnare una certa importanza soltanto quando egli e i suoi colleghi (Parpal e Carreras i Artau) pensarono di rivendicarla come il nucleo della filosofia nazionale catalana. Ma prescindendo da questa, che forse è una forzatura nella storia della filosofia, bisogna ammettere che Serra Hunter non impose mai questa sua visione ai propri studenti, tanto che nessuno di essi seguì tale linea di riflessione. Perché, appunto, l'obbiettivo non era trasmettere un sistema, bensì formare coloro che, casomai, avrebbero costruito il loro proprio sistema.

Un esempio di questa attitudine allo stimolo più che all'indottrinamento è possibile vederla nella forma dei libri filosofici di Serra Hunter che si si dividono in paragrafi, ciascuno dedicato a un argomento o a una suggestione, allo scopo di fornire suggerimenti per chi volesse continuare la riflessione. In fondo, sia i due volumi che compongono Filosofia i cultura sia il suo ultimo libro, El pensament i la vida hanno dei sottotitoli che sembrano volerne sottolineare il carattere pedagogico e non dogmatico: Suggestions i estudis i primi, Estímuls per a filosofar il secondo. Si potrebbe, in effetti, riferire a Serra Hunter quel che Marcelino Menéndez Pelayo (1856-1912) scrisse a proposito di Llorens i Barba (di cui entrambi si dichiaravano discepoli): "[...] fu un poderoso educatore di intelligenze, la cui influenza, come quella di Socrate, non restò archiviata nei libri, bensì negli spiriti umani" (MENÉNDEZ PELAYO, 1948, p. 212, nota). La differenza più importante tra i due, comunque, è che mentre l'influenza di Llorens i Barba "non restò archiviata nei libri" perché egli non ne scrisse nessuno, quella di Serra Hunter ebbe vare opere a propria disposizione, ma che dovettero avere un successo editoriale piuttosto ridotto, e di cui comunque non esistono seconde edizioni o ristampe. La fortuna libraria del rettore di Barcellona probabilmente rimase circoscritta alle mura dell'Ateneo o poco oltre. Però, come si diceva, egli scelse prevalentemente la conferenza come metodo di diffusione delle proprie idee, dato che effettivamente la sua volle essere un'opera di pedagogia socratica nei confronti della comunità più che un insegnamento ex cathedra a uso e consumo di pochi studenti. Ne sia prova quel che scrisse, già profugo in Francia, nell'introduzione alla sua opera Problemes de la Vida Contemporània:

Il mondo può passare per un istante di disorientamento e di dubbio. Ma il destino dell'uomo è scritto. È arrivata l'ora che la meditazione lasci gli ambiti dell'individualità e che sia fatta la comunione degli spiriti. Pensiamo ad alta voce. Che tutti gli uomini vengano e conoscano, così che dallo sforzo collettivo possa uscire la concordia e l'amore.

In questo senso è concepita tutta la nostra opera. Non pretendiamo di dare la soluzione dei gravi problemi, bensì di invitare a formularli con logica e chiarezza, così da studiarli insieme con sincerità e altruismo come in un dialogo socratico. (SERRA HUNTER, 1985, p. 4).

Probabilmente anche per queste affermazioni vale quel che Norbert Bilbeny affermò a proposito dell'altro libro di Serra Hunter scritto in esilio, El pensament i la vida: "[...] è la raccolta di alcuni appunti nei quali Serra ancora reiterava, dall'amarezza dell'esilio, l'amabile semplicità del suo "[...] spiritualismo" illusorio ed entusiasta" (BILBENY, 1985, p. 223), ma non si può non sottolineare la coerenza di un professore che, costretto a fuggire dalla propria terra, continua ad avere speranza nelle possibilità della cultura per il miglioramento dell'umanità.

3- LA DISPERSIONE DELLA "SCUOLA DI BARCELLONA"

Jaume Serra Hunter non fu certamente un filosofo originale. Il suo "spiritualismo introspettivo" (GUY, 1995, p. 86) non era, in fondo, che un'importazione di una certa filosofia universitaria francese del XIX secolo arricchita da un blando innesto di seny catalano, "[...] ma quando nell'Europa colta la filosofia di gente come Serra era d'una ovvietà quasi insignificante, da queste parti essa ancora rappresentava la 'novità filosofica'" (ALCOBERRO, 2003, p. 73). Vi era certamente un deficit negli studi filosofici in Catalogna (così come in tutta la Spagna), però la generazione di professori cui apparteneva Serra Hunter cercò di porvi rimedio. Non dimentichiamo che egli occupava la cattedra di Storia della Filosofia, ed è attraverso l'insegnamento di questa materia che inizia la sua opera di diffusione del pensiero. È quindi vero che "[...] se fosse nato e avesse insegnato - per esempio - in Belgio o in Norvegia, Serra Hunter oggi sarebbe un altro dimenticato professore universitario" (ALCOBERRO, 2003, p. 73), ma il fatto è che egli nacque a Manresa e si formò e fu professore a Barcellona. E si devono quindi riconoscere gli sforzi suoi e degli altri pensatori d'inizio secolo per uscire da quel "[...] deserto autodidatta in cui dovevano risolvere i loro desideri e le loro nobili ambizioni" (MIRABENT,1958, vol. II, p. 199).

Ciò nonostante, non si può non trovarsi, almeno in parte, d'accordo con quel che affermò Joan Fuster (1922-1992), il quale, lamentando la mancanza di una cultura filosofica e di una filosofia propria nei paesi catalani, nel suo saggio Un cert dèficit de filosofia affermò con una certa durezza che

[...] una consultazione al Dizionario di Josep Ferrater Mora, o l'esame del capitolo "La Scuola di Barcellona" ne Il problema della filosofia ispanica di Eduard Nicol ci induce a sospettare che una sorta di "pietà filiale" abbia indotto questi due filosofi a sopravvalutare - per lo meno un po' - la tradizione locale. (FUSTER, 1968-1977, v. 4, p. 342-343).

In effetti sia Nicol che Ferrater Mora fuggirono da Barcellona negli anni immediatamente seguenti alla laurea e forse negli anni seguenti esagerarono nei loro scritti l'importanza della scuola da cui provenivano. Ma ciò non toglie che dove c'è "pietà filiale" c'è qualcuno di cui essere figli, e quindi tali sopravvalutazioni furono dovute a una sorta di debito di riconoscenza nei confronti di chi li aveva formati. Serra Hunter, in effetti, "[...] che non ebbe mai nessun Maestro effettivo, sotto cui prendere direttive chiare, seppe convertirsi - per miracolo della sua forza spirituale - in Maestro stimato e rispettato di molti che oggi rappresentano qualcosa nella cultura patria e che mostrano in ogni istante l'impronta del suo magistero" (MIRABENT,1958, v. 2, p. 199). Un maestro che, però, non si limitò a riversare le proprie conoscenze negli studenti, come fossero contenitori vuoti, ma cercò di creare e di stimolare in loro l'amore per la sapienza e la cultura, attraverso anche la fondazione di un seminario di filosofia semi-clandestino dove, dopo gli orari ufficiali di lezione, tratteneva e formava le nuove leve intellettuali catalane con "[...] magnifiche lezioni di Storia della Filosofia" (MARAGALL, 1985, p. 55). Purtroppo i suoi sforzi e il suo impegno, così come quelli di tutti quei professori che assieme a lui insegnarono all'Università di Barcellona, furono dispersi dall'avvento della guerra civile e dal conseguente esilio di maestri e allievi in vari paesi del mondo.

È una teoria ampiamente condivisa quella che vede in Joaquim Xirau colui che avrebbe potuto esercitare a Barcellona un magistero filosofico molto simile a quello che Ortega y Gasset esercitò a Madrid. Ma, come si diceva, questa è una semplice ipotesi. L'unico fatto certo è che negli anni in cui si colloca cronologicamente la "Scuola di Barcellona" la figura più in vista nell'università della capitale catalana era Serra Hunter, e che fu lui il maestro principale di tutti quei talenti costretti a fuggire dalla loro patria. Ma proprio a causa di questa diaspora generale degli allievi, il suo lascito è andato disperso e la sua eredità perduta, così come i suoi appunti e i suoi documenti.

A proposito di questi ultimi, per un po' si favoleggiò tra i suoi studenti e colleghi di una valigia che Serra Hunter aveva portato con sé in esilio, e che sarebbe rimasta a Tolosa. Di questa parlò per la prima volta Maragall verso la fine degli anni settanta, scrivendo che "[...] per quel che riguarda la valigia, con le schede [compilate con dati d'autori e temi filosofici raccolti per l'enciclopedia Espasa] e gli originali del nostro maestro, che si trova a Tolosa, non c'è bisogno di dire che ho iniziato le pratiche per permetterne il recupero" (MARAGALL, 1985, p. 108). Qualcosa dovette riuscire a trovare e a riportare in patria, visto che nel 1985 fu pubblicato (con un prologo proprio di Maragall) Problemes de la vida contemporània, la cui introduzione riporta la data "Tolosa del Llenguadoc, 19 de juliol de 1939" (SERRA HUNTER, 1985, p. 4). Ma a proposito di quella valigia e della sua fine, la nipote di Serra Hunter, Mireia Folch-Serra, raccontò in un breve memoriale intitolato Mis recuerdos de Toulouse 1939-1942 11 11 Si tratta di un paio di pagine che Mireia Folch-Serra scrisse su richiesta di Verdaguer i Turró (che le ha rese note nella sua tesi dottorale), descrivendo il periodo d'esilio in Francia di suo nonno. che "Quando finalmente poterono imbarcarsi sulla nave per il viaggio in Messico, la valigia con gli scritti che Serra Hunter a fatica poteva sostenere, si aprì nel bel mezzo della passerella della nave e tutte le carte caddero in mare. Fu uno dei grandi dispiaceri che contribuirono a minare la sua salute" (FOLCH-SERRA, 2010, p. 10).

Quindi, se prestiamo fede a sua nipote (e non abbiamo motivo per non farlo), di tutti i lavori che Serra Hunter aveva con sé non rimase che poco o niente. In seguito a questo incidente, in Messico scrisse gli appunti che furono poi raccolti nel postumo El pensament i la vida, che però non apporta nulla di nuovo allo studio della sua figura, anche perché il filosofo catalano "[...] giunse [in Messico] in età relativamente avanzata e, soprattutto, troppo malandato per poter aggiungere qualcosa di veramente importante alla sua opera di pensatore e maestro" (GAOS, 1954, p. 289). Quello che poteva fare lo aveva già fatto, e forse di lui rimane poco perché aveva poco da lasciare e questo si riassume, alla fin fine, in una generica avversione verso il relativismo soggettivista e una propensione al realismo spiritualista.

La scuola che, anche (o soprattutto) grazie a lui, si cominciava ad abbozzare a Barcellona rimase allo stato embrionale, e se si fosse sviluppata probabilmente Serra Hunter non vi avrebbe avuto che un ruolo marginale, oscurato dalla più brillante luce di qualche suo allievo. Anche se magari non gli sarebbe spiaciuto, visto che "[...] generazione ha fondato nelle generazioni passate i suoi desideri di perfezionamento e, incoraggiata da questo aiuto ancestrale, fissa il suo sguardo in un avvenire che sia il regno della verità e della giustizia" (SERRA HUNTER, 1985, p. 3). In fondo, Serra Hunter aveva impostato tutta la sua vita alla filosofia, alla conoscenza e alla loro diffusione, dentro e fuori l'accademia. Non ci sarebbe stato da stupirsi, però, se nelle difficoltà dell'esilio egli avesse ceduto all'amarezza e allo sconforto e avesse giudicato inutile, inefficace e perduta la Cultura per cui tanto aveva lavorato. Invece non fu così, perché anche nei primi periodi del suo peregrinare, quelli che probabilmente furono i più difficili, la sua fiducia nelle magnifiche sorti e progressive dell'umanità non gli venne meno. Anzi, sostenne che proprio le difficoltà del momento dovevano spingere a dare di più: "Ora più che mai, in questi momenti di crisi che determineranno la nuova rotta della storia, noi uomini che abbiamo dedicato la vita in quella lotta che è la negazione della tirannide e della violenza, siamo obbligati a consumare tutte le nostre energie per conquistare la vittoria che è la libertà e la pace" (SERRA HUNTER, 1985, p. 3).

Ma la guerra distrusse e disperse tutte quelle energie, come fogli caduti in mare.

BIBLIOGRAFIA

Recebido em: 10/09/201

Aceito em: 30/09/2014

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  • XIRAU, Joaquim. Obras completas Edición de R. Xirau. Barcelona: Anthropos, 1998-2000. 3v.
  • 1
    Secondo Nicol, "[l]a scuola di Madrid rimarrebbe dunque definita dal pensiero del suo maestro [Ortega y Gasset], dal numero esatto dei suoi discepoli e dalle date in cui il suo insegnamento è incominciato e la sua influenza è andata diffondendo" (NICOL, 2007, p. 171).
  • 2
    Per una trattazione più ampia del pensiero di Serra Hunter, cf. SALES, 1985.
  • 3
    "Fechner, Fichte, Filosofia, Giner de los Ríos, Gnoseologia, Hamilton, Hartmann, Hegel, Storia della filosofia, Hobbes, Hume, Kant, Locke, Lotze, Llorens i Barba, Martí d'Eixalà, Nietzsche, Platone, Sabunde, Sanz del Río, Schleiermacher, Schopenhauer, Spinoza, Teoria della Conoscenza, Vives, Wollf e Wundt" (VERDAGUER, 2010, p. 142). La tesi dottorale di Miquel Verdaguer i Turró, nonostante un certo dilettantismo, qualche ingenuità stilistica e delle a volte eccessive simpatia e condiscendenza nei confronti il filosofo trattato, è il testo più completo sull'opera di Serra Hunter che si possa trovare in circolazione.
  • 4
    Fu il suo discorso d'ingresso alla
    Real Academia de Buenas Letras di Barcellona, pubblicato in Serra Hunter et al.
    , 1925. Esiste una recente riedizione, da cui noi citeremo, in SERRA HUNTER, 2011.
  • 5
    Com'è noto, il pensiero di Karl Christian Friedrich Krause (1781-1832) fu "importato" in Spagna nel 1845 da Julián Sanz del Río (1814-1869) al suo ritorno dalla Germania. Il krausismo, ebbe un'influenza decisiva nella vita culturale, educativa e politica spagnola almeno fino agli inizi del XX secolo.
  • 6
    In effetti, nel 1916 Eugeni d'Ors poteva scrivere senza poter essere smentito: "Francesc Xavier Llorens è, per le nuove generazioni di Catalogna, un conturbante enigma. Orale nella forma, socratico nel metodo, la sua vita fu tutta nel suo insegnamento. Se non che, Socrate d'aula, non ha avuto il suo Platone, ma nemmeno il suo Senofonte. Non è facile trovare un Senofonte o un Platone nel chiuso d'un'aula. Meno difficilmente si troveranno nell'ampiezza d'una piazza pubblica. Perciò, se Socrate tornasse in una città dei nostri tempi, si sarebbe più incline a essere giornalista che non professore" (D'ORS,1916, p. 25).
  • 7
    Enric Prat de la Riba i Sarrà (1870-1917) fu il primo presidente della
    Mancomunitat de Catalunya (il governo regionale catalano creato nel 1914) e uno dei principali artefici della rinascita del sentimento nazionale catalano, soprattutto grazie al suo libro
    La nacionalitat catalana (1906).
  • 8
    Josep Carner scrisse, nel prologo al libro postumo di Serra Hunter, che "a tutti e due toccò stare nell'aula dove la Metafisica era insegnata dall'uomo meno metafisico del mondo, un solido commerciante di baccalà [si trattava di Josep Daurella Rull] e in un'altra dov'era professore - nominato - di Lingua e Letteratura latina il critico taurino del
    Noticiero Universal" (CARNER, 1945, p. 9).
  • 9
    Questo è il titolo del libro di Guillermo Díaz-Plaja che riproduce i principali documenti dell'avvenimento. Vedi Díaz-Plaja, 1967. Xenius era lo pseudonimo con cui Eugeni d'Ors firmava gli articoli del suo Glosari.
  • 10
    Nelle sue memorie, Josep Maria Murià racconta d'aver fatto la traversata transatlantica verso il Messico con Serra Hunter, il quale gli confessò: "Io non sono mai stato separatista e ora è troppo tardi per cambiare" (MURIÀ, 1987, p. 180).
  • 11
    Si tratta di un paio di pagine che Mireia Folch-Serra scrisse su richiesta di Verdaguer i Turró (che le ha rese note nella sua tesi dottorale), descrivendo il periodo d'esilio in Francia di suo nonno.
  • Publication Dates

    • Publication in this collection
      11 Dec 2014
    • Date of issue
      Dec 2014

    History

    • Received
      10 Sept 2014
    • Accepted
      30 Sept 2014
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