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LA RICERCA NELLA STORIA DELL'EDUCAZIONE: TESTIMONIANZA DI UN AUTORE - INTERVISTA A ROBERTO SANI (ITALIA)

Con l'intenso processo di internazionalizzazione delle università e delle ricerche presso corsi di laurea magistrale e dottorato e gruppi di ricercatori, ogni volta più è premente prospettare e rendere noti i diversi ambiti costituiti dagli studi nello settore di Storia dell'Educazione.

Nel 2013 Stephanou e Bastos hanno pubblicato la intervista con Pierre Caspard1 1 Vedere http://seer.ufrgs.br/index.php/asphe/article/view/44275/_13. sul suo itinerario nel settore di Storia dell'Educazione in Francia. Nella stessa scia, in questo volume si pubblica la intervista realizzata con il professore dott. Roberto Sani nell'Università di Macerata/Italia a febbraio 2016.

Roberto Sani è professore della cattedra di Storia dell'Educazione nel Dipartimento di Scienze della formazione, dei Beni culturali e del Turismo dell'Università degli Studi di Macerata, presso cui coordina il Centro di studi e documentazione sulla storia dell'Università. Ha creato e coordina la rivista History of Education & Children's Literature (2006). Ha creato ed è membro del Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l'infanzia/Cesco (2004). È stato Rettore dell'Università di Macerata tra il 2003 ed il 2010 e ha presieduto la Conferenza dei Rettori delle Università di Marche (Macerata, Camerino, Urbino e Ancona).

Nell'ambito della ricerca ha per oggetti di studio: a) il ruolo del sesso maschile e del sesso femminile nell'istruzione presso gli istituti religiosi diretti alla diffusione dell'educazione delle genti e presso istituzioni di istruzione tra i secoli 19 e 20; b) i processi educativi e culturali promossi dalla Compagnia di Gesù nel corso della esperienza missionaria dei secoli 16 e 17; c) lo sviluppo della famiglia e educazione della famiglia in Europa moderna e contemporanea; d) la pubblicistica e i manuali in Italia nel periodo liberale e era fascista; e) il ruolo della scuola e dell'educazione popolare nel processo di costruzione dell'identità nazionale dopo l'unificazione e nella promozione dei valori costituzionali e democratici nella repubblica italiana; f) le origini e lo sviluppo precoce dell'educazione speciale, in particolare l'educazione di sordomuti in Italia ed in Europa nel corso degli secoli 18 e 19.

È autore di diversi studi, numerosi capitoli e saggi sulla storia dell'educazione e della istituzione scolastica nell'epoca moderna e contemporanea e sulla politica scolastica italiana nel corso dei secoli 19 e 20.

Le più recenti pubblicazioni sono: Tra disciplinamento sociale ed educazione alla cittadinanza. L'insegnamento dei Diritti e Doveri nelle scuole dell'Italia unita (1861-1900) (Ascenzi; Sani, 2016); Oscuri martiri, eroi del dovere: memoria e celebrazione del maestro elementare attraverso i necrologi pubblicati sulle riviste didattiche e magistrale nel primo secolo dell'Italia unita (1861-1961) (Ascenzi; Sani, 2016); Dizionario biografico dell'educazione 1800-2000 (Chiosso, Sani, 2013); Sub specie educationis: studi e ricerche su istruzione, istituzioni scolastiche e processi culturali e formativi nell'Italia contemporanea (2011); Unum ovile et unus pastor: la Compagnia di Gesù e l'esperienza missionaria di Padre Matteo Ricci in Cina tra reformatio ecclesiae e inculturazione del Vangelo (2010); Ad maiorem dei gloriam: istituti religiosi, educazione e scuola nell'Italia moderna e contemporanea (2009); L'educazione dei sordomuti nell'Italia dell'800: istituzioni, metodi, proposte formative (2008), Il libro per la scuola tra idealismo e fascismo (2005); La civiltà cattolica e la politica italiana nel secondo dopoguerra (1945-1958) (2004).

È un ricercatore ingaggiato in gruppi locali, nazionali e internazionali; preoccupato con la ricerca documentale e la costituzione di database e repertori. La intervista serve da slancio ad altri ricercatori e ai apprendista stregone.

TESTIMONIO DI UN AUTORE INTERVISTA CON ROBERTO SANI

1) Vorrei iniziare questa intervista con i suoi ricordi personali: come è nato il suo interesse per la Storia dell'Educazione e quali sono state le principali tappe della sua carriera accademica?

Mi sono iscritto alla Facoltà di Magistero, oggi Scienze della Formazione, dell'Università di Roma La Sapienza nell'autunno del 1977 e ne sono uscito, quattro anni dopo, il 14 luglio 1981, con una laurea in Pedagogia conseguita con il massimo dei voti e la lode discutendo una tesi in Storia Contemporanea con il prof. Pietro Scoppola, correlatore era lo storico del cristianesimo contemporaneo prof. Andrea Riccardi, sul tema: La civiltà cattolica e la politica italiana nel secondo dopoguerra, poi edita, nel 1986, nella prestigiosa collana Storia Contemporanea dell'editrice Morcelliana di Brescia diretta da Gabriele De Rosa, con il titolo Da De Gasperi a Fanfani: la civiltà cattolica e il mondo cattolico italiano nel secondo dopoguerra (1945-1962). Nello stesso periodo, ho frequentato l'Istituto di Scienze Religiose e la Facoltà di Teologia della Pontificia Università Gregoriana di Roma, seguendo fra l'altro i corsi di Storia della Chiesa moderna e contemporanea tenuti all'epoca dal grande storico gesuita padre Giacomo Martina.

Dopo la laurea, mentre attendevo alla revisione della tesi per la sua pubblicazione in volume, sotto la guida di Pietro Scoppola e di Andrea Riccardi ebbi occasione di compiere i primi passi nella ricerca e di farmi conoscere dalla comunità scientifica italiana, partecipando con una serie di comunicazioni e di vere e proprie relazioni, come usava all'epoca, ad alcuni importanti convegni storici nazionali e internazionali. Si collocano in questa stessa fase anche taluni importanti soggiorni di studio e di ricerca all'estero - Francia, Belgio, Spagna ecc. -, e, soprattutto, l'incontro e la collaborazione con studiosi destinati ad esercitare un notevole influsso sulla mia maturazione intellettuale: ricordo, fra gli altri, i francesi Émile Poulat, École des Hautes Études en Sciences Sociales, Paris, e Jean-Dominique Durand, Université de Lyon 3, lo spagnolo Vicente Faubell Zapata, Universidad Pontificia de Salamanca, e gli italiani Giacomo Martina, Pontificia Università Gregoriana, Massimo Petrocchi e Gabriele De Rosa, Università di Roma La Sapienza, Danilo Veneruso, Università degli Studi di Genova, e Francesco Traniello, Università degli Studi di Torino.

Il mio approdo in qualità di ricercatore di Storia della Pedagogia alla Facoltà di Magistero dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nella seconda metà degli anni Ottanta, fu abbastanza casuale. All'origine di tale evento debbono essere collocate una serie di ragioni, prima fra tutte la decisione del mio maestro Pietro Scoppola di sospendere provvisoriamente l'insegnamento e l'attività accademica per impegnarsi in politica. Il sempre maggiore coinvolgimento nell'attività parlamentare di Scoppola, a partire dal 1983, contribuì indubbiamente a rendere più incerta e problematica la mia collaborazione con la cattedra di Storia contemporanea e, più in generale, con l'Istituto di Scienze Storiche dell'Università di Roma, spingendomi a cercare nuovi interlocutori e una diversa collocazione accademica. Su questo terreno, mi fu di grande aiuto lo stesso studioso, divenuto ora senatore, il quale si fece sostenitore, assieme ad Andrea Riccardi, di un mio diretto coinvolgimento in un progetto di ricerca nazionale, coordinato dal prof. Luciano Pazzaglia dell'Università Cattolica di Milano, sull'operato della Chiesa e dei cattolici italiani in ambito educativo e scolastico nell'Italia dell'otto e del novecento; progetto che, all'epoca, pur essendo stato appena avviato, aveva già mostrato le enormi potenzialità insite nella collaborazione tra gli storici della pedagogia e della scuola e gli studiosi di storia della Chiesa e del cattolicesimo in età contemporanea.

L'incontro con Luciano Pazzaglia e l'avvio della collaborazione con il gruppo di storici dell'educazione e della scuola che facevano capo al Dipartimento di Pedagogia dell'Università Cattolica di Milano, tra i quali ricordo in particolare Luciano Caimi e Giorgio Chiosso, maturarono in questo contesto e sfociarono poi, alcuni anni più tardi, dopo il superamento del concorso da ricercatore universitario in Cattolica, nel mio trasferimento in pianta stabile a Milano. Milano, in realtà, sarebbe stata solo la prima tappa di un lungo e articolato itinerario accademico destinato a toccare varie sedi e ad approdare poi nel piccolo ateneo marchigiano di Macerata.

A distanza di poco più di un triennio dalla nomina a ricercatore in Cattolica, infatti, risultato tra i vincitori del concorso nazionale, nel novembre 1992 avevo lasciato una prima volta Milano per prendere servizio, in qualità di professore di seconda fascia di Storia della Scuola, nella Facoltà di Magistero dell'Università degli Studi di Genova. Da tale sede, nel novembre 1995, a conclusione del triennio di conferma in ruolo, ero stato nuovamente richiamato all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, come professore associato di Storia della Pedagogia presso la Facoltà di Scienze della Formazione. Un quinquennio più tardi, nel marzo 2000, conseguivo l'idoneità nella procedura di valutazione comparativa ad un posto di professore di prima fascia e nei mesi seguenti, come ricordavo sopra, ero chiamato a ricoprire la cattedra di Storia dell'Educazione nell'Università degli Studi di Macerata.

2) Il suo è un percorso estremamente complesso e articolato. Intorno a quali temi di ricerca ha sviluppato, inizialmente, la sua attenzione? Quali studiosi ha incontrato e hanno inciso in modo particolare nella sua caratterizzazione storiografica?

Nel capoluogo lombardo, come membro della Sezione Storica del Dipartimento di Pedagogia della Cattolica sarei stato al contempo testimone e co-protagonista di un ambizioso progetto di rinnovamento della storiografia educativa e scolastica realizzato, a partire dai primi anni Ottanta, dal gruppo di giovani studiosi raccolti attorno al prof. Luciano Pazzaglia. Un progetto, deve essere sottolineato, che avrebbe impresso un marchio indelebile alla ricerca storico-pedagogica ed educativa nel nostro paese e dato corso ad alcune indagini di ampio respiro e d'indiscussa importanza, favorendo altresì l'emergere nel nostro settore di studi di una nuova generazione di ricercatori, maggiormente attrezzata sotto il profilo metodologico e storiografico.

In generale, il gruppo di ricercatori a cui ho fatto riferimento sopra condivideva con diversi altri studiosi dell'epoca la necessità di superare l'impostazione storiografica tradizionale e di andare oltre la vecchia storia del pensiero pedagogico e delle teorie educative, per dare spazio ad una storia dell'educazione e della scuola considerata nel suo significato più ampio, come storia delle dottrine sì, ma anche delle istituzioni, delle pratiche, dei costumi, della mentalità ecc. La loro posizione, tuttavia, non si esauriva nell'istanza di un pur decisivo superamento dell'ormai esangue storiografia pedagogica di matrice gentiliana2 2 SPADAFORA, Giuseppe (ed.). Giovanni Gentile: la pedagogia, la scuola - atti del convegno di pedagogia (Catania, 12-14 dicembre 1994). Roma: Armando, 1997. , ma s'imperniava su una concezione della storia dell'educazione e della scuola come ambito privilegiato per cogliere e valutare nelle sue reali caratteristiche e dimensioni la più generale evoluzione culturale, civile e religiosa della società italiana degli ultimi due secoli.

Al riguardo, i giovani studiosi del gruppo milanese riproponevano, adattandola al peculiare scenario storico-educativo, la 'classica' intuizione di Pietro Scoppola, secondo il quale la vicenda del movimento cattolico e la stessa esperienza del cattolicesimo politico nell'Italia unita avrebbero dovuto essere studiate non come una storia a sé, ovvero secondo una prospettiva meramente autoreferenziale, ma, più correttamente, come parte della più complessiva storia del nostro paese.

Una storia, e gli studiosi della Cattolica di Milano ne erano profondamente persuasi, alla quale applicare ricercatori che disponessero di una formazione rigorosamente storica, ma non esclusivamente storico-pedagogica, ovvero di un approccio interdisciplinare in ambito storico. Non solo le metodologie di ricerca erano in larga misura differenti da quelle proprie della tradizionale storiografia pedagogica d'impianto gentiliano, ma anche la documentazione e le molteplici fonti archivistiche e a stampa alle quali attingere suggerivano la necessità di studiosi dotati di competenze non esclusivamente circoscritte all'ambito pedagogico o filosofico: un problema di non poco conto, se solo si tengono presenti l'attenzione invero del tutto episodica e marginale assegnata negli anni Ottanta e Novanta, in Italia, agli studi storici nei corsi di laurea in pedagogia - per non parlare di quelli di filosofia, da dove proveniva una parte rilevante dei ricercatori di ambito pedagogico -, e l'impostazione meramente storico-teoretica che caratterizzava, in quello stesso periodo, una parte rilevante delle peraltro allora poco numerose cattedre di Storia della Pedagogia.

Non sorprende a questo riguardo che, ai fini del perseguimento dell'obiettivo prioritario di approfondire, sulla base di una serie di ricerche organiche e di ampio respiro, il ruolo esercitato dalla Chiesa e dal cattolicesimo nella vicenda educativa e scolastica italiana dell'Otto e del Novecento come contributo alla più larga e approfondita comprensione della storia culturale, sociale e civile del nostro paese, abbia trovato spazio un'esigenza altrettanto prioritaria, quella di costituire un'equipe, un cenacolo di giovani storici della pedagogia e dell'educazione nell'età moderna e contemporanea disponibili a lavorare assieme e a fornire il loro autorevole contributo alla ricerca.

Si colloca in questi stessi anni milanesi, e in particolare nel 1983, l'avvio da parte mia di un'intensa e assai feconda collaborazione scientifica e culturale con il prof. Giorgio Chiosso dell'Università degli Studi di Torino, destinata poi a sfociare in una fraterna amicizia e in un vero e proprio impegno comune per dare vita ad un ambizioso progetto di rinnovamento culturale e storiografico della storia della pedagogia. Un progetto, deve essere sottolineato, che traeva ispirazione da una serie di istanze e di convincimenti che giudicavamo di particolare significato e importanza.

Ad esempio, eravamo senz'altro convinti che occorresse lasciarci definitivamente alle spalle la tradizionale storia della pedagogia di stampo gentiliano, per dare finalmente spazio ad una storia dell'educazione e della scuola considerata nel suo significato più ampio, come storia delle istituzioni, delle pratiche, dei costumi, della mentalità ecc.; eravamo altrettanto convinti, tuttavia, che una tale impresa, per non esaurirsi a breve e non restare in alcun modo confinata nell'ambito della dimensione confessionale - il ruolo esercitato dalla Chiesa e dal cattolicesimo in ambito educativo e scolastico - dovesse aprirsi ad obiettivi e orizzonti più larghi, destinati cioè a creare le premesse per la promozione di una seria e strutturata organizzazione della ricerca nel settore storico-pedagogico; organizzazione che in quegli anni, in Italia, risultava essere ancora largamente carente.

Intendo riferirmi alla messa a punto degli strumenti indispensabili per un'indagine in grado di andare oltre le sintesi frettolose e superficiali, e di fornire contributi di alto profilo - repertori bibliografici, raccolte di fonti, studi prosopografici, ricerche storiche su base locale e di carattere settoriale ecc. -, nonché alla promozione di una nuova sensibilità tra gli studiosi del settore, tale per cui sarebbe stato possibile non solamente ampliare e affinare le competenze metodologiche e storiografiche di ricercatori che avevano ricevuto una formazione più filosofica e pedagogica che autenticamente storica, ma anche favorire - contro il tradizionale stile di lavoro individualistico proprio dello studioso di area umanistica italiano - la capacità di lavorare in équipe e il gusto di impegnarsi in ricerche di grande respiro che richiedono la collaborazione di ampie e qualificate reti di specialisti, sulla scia di quanto avveniva ormai da decenni in altri paesi europei, primi fra tutti la Francia, la Spagna e la Gran Bretagna. Si trattava, peraltro, di sollecitare l'intera comunità degli storici della pedagogia e dell'educazione del nostro paese ad allargare i propri orizzonti e a trarre sempre più ispirazione dagli autorevoli modelli della storiografia educativa e scolastica francese, spagnola e britannica.

Trova spiegazione alla luce di tali presupposti l'avvio di una serie di progetti di ricerca di interesse nazionale, cofinanziati dal Ministero della Istruzione, dell'Universitá e della Ricerca Scientifica - Miur - e coordinati da Giorgio Chiosso e da chi scrive, i quali hanno reso possibile il recupero e la valorizzazione delle principali fonti per la storia della scuola e dei processi formativi nel nostro paese e l'approntamento di nuovi e più sofisticati approcci e strumenti di ricerca. Basterebbe qui far riferimento alla realizzazione di due vasti repertori dei periodici pedagogici, scolastici e magistrali italiani dell'Otto e del Novecento, alla creazione di quelli dedicati all'editoria scolastica ed educativa nell'Italia contemporanea, alla costruzione del database Edisco sulla manualistica scolastica e i libri di testo relativi alle scuole di ogni ordine e grado dati alle stampe nella penisola dal 1800 ad oggi, nonché alla gran messe di studi e ricerche condotti sui diversi aspetti dell'istruzione e dell'educazione scolastica nell'Italia degli ultimi tre secoli e, infine, alla recente realizzazione del monumentale Dizionario biografico dell'educazione3 3 CHIOSSO, Giorgio; SANI, Roberto (orgs.). Dizionario biografico dell'educazione 1800-2000. Milano: Edi-trice Bibliografica, 2013, 2 v. , frutto della collaborazione di oltre un centinaio di ricercatori provenienti da diverse università italiane, il quale, con i suoi 2345 profili dedicati alle molteplici e variegate figure che tra 19 e 20 secolo hanno operato nel mondo della scuola e dell'educazione - pedagogisti, insegnanti, autori di libri di testo, giornalisti scolastici, fondatori di asili d'infanzia e di opere assistenziali ed educative, scrittori per l'infanzia, educatori speciali dei disabili ecc. - costituisce forse il frutto più maturo del rinnovamento storiografico che ha contrassegnato il nostro settore negli ultimi decenni.

Le grandi ricerche a cui si è fatto cenno, oltre a produrre i risultati scientifici sopra richiamati, hanno anche fortemente concorso a creare, nel corso degli ultimi tre decenni, una vera e propria una rete nazionale di studiosi, e di sedi accademiche, la quale, nel corso del tempo, si è stratificata e oggi annovera almeno tre generazioni di ricercatori e di specialisti del settore, dai più vecchi, ormai da tempo in cattedra, e qualcuno già in pensione, ai più giovani, compresi i dottorandi e gli assegnisti di ricerca. Basterebbe qui ricordare: Maria Cristina Morandini e Paolo Bianchini (Torino), Pino Boero e Davide Montino (Genova), Carla Ghizzoni, Simonetta Polenghi, Renata Lollo e Sabrina Fava (Cattolica di Milano), Patrizia Zamperlin, Giuseppe Zago e Fabio Targhetta (Padova), Giuseppe Bertagna (Bergamo), Angelo Gaudio (Udine), Franco Bochicchio, Tiziana Pironi e Mirella D'Ascenzo (Bologna), Carmen Betti, Gianfranco Bandini e Stefano Oliviero (Firenze), Giovanni Genovesi e Luciana Bellatalla (Ferrara), Sira Serenella Macchietti e Giuseppe Serafini (Siena-Arezzo), Anna Ascenzi, Raffaele Tumino, Dorena Caroli ed Elisabetta Patrizi (Macerata), Gaetano Bonetta (Chieti-Pescara), Furio Pesci (Roma La Sapienza), Francesco Susi, Carmela Covato, Francesca Borruso e Lorenzo Cantatore (Roma Tre), Franco Trequadrini e Marco Antonio D'Arcangeli (L'Aquila), Alberto Barausse (Molise), Michela D'Alessio (Potenza), Hervè A. Cavallera (Lecce), Letterio Todaro (Catania) e Salvatore Agresta (Messina).

3) La sua traiettoria storiografica, poi, ha approfondito il ruolo che nel campo dell'educazione è stato ricoperto dagli ordini e dalle congregazioni religiose. Quale è stato l'apporto più rilevante che tale ambito di studi ha prodotto in Italia nel corso di questi ultimi trenta anni? Quali, inoltre, le ragioni di fondo che l'hanno spinta ad approfondire un filone di studi a lungo trascurato, se non del tutto ignorato, e non solo in Italia, dagli storici dell'educazione?

Negli ultimi due decenni, nel quadro delle più generali ricerche sulla vita religiosa e sul ruolo della Chiesa e del cattolicesimo nell'Italia moderna e contemporanea, ho dedicato un'attenzione crescente all'approfondimento dell'operato e delle iniziative delle congregazioni e degli ordini religiosi insegnanti, maschili e femminili, sorti in Italia e in Francia nell'età moderna e contemporanea, in particolare tra il 16 e il 20 secolo. Sulla scorta di nuove fonti e di una gran messe di documenti inediti frutto di accurate ricerche archivistiche ho indagato di tali istituti religiosi non solamente gli aspetti relativi alla vita interna - origini, regole e costituzioni, spiritualità dei fondatori, organizzazione ecc. -, ma anche, e soprattutto, le caratteristiche e dimensioni della loro presenza sociale, ossia il ruolo e l'incidenza che essi hanno avuto sul terreno caritativo-assistenziale e su quello più propriamente educativo e scolastico. Tra i numerosi lavori che ho dato alle stampe su questo versante, mi limito qui a richiamare: Chiesa, educazione e società nella Lombardia del primo ottocento: Gli Istituti religiosi tra impegno educativo e nuove forme di apostolato (1815-1860) (1996); Sulle orme di Vincenzo de' Paoli: Jeanne-Antide Thouret e le Suore della Carità dalla Francia rivoluzionaria alla Napoli della Restaurazione (2001), in collaborazione con P. Arosio; Ad maiorem dei gloriam: istituti religiosi, educazione e scuola nell'italia moderna e contemporanea (2009); Unum ovile et unus pastor: la Compagnia di Gesù e l'esperienza missionaria di Padre Matteo Ricci in Cina tra reformatio ecclesiae e inculturazione del Vangelo (2010).

Questi lavori costituiscono il frutto di un'intensa stagione di ricerche, alla base delle quali debbono essere collocate talune sollecitazioni offerte dalla più accreditata storiografia italiana ed europea sull'operato degli istituti religiosi di antica e recente fondazione e, più in generale, sulle iniziative educative della Chiesa nell'età moderna e contemporanea. La prima sollecitazione attiene al ruolo, ancora largamente da approfondire nelle sue molteplici dimensioni e caratteristiche - istituzioni, proposte formative, ordinamenti e metodi didattici ecc. -, esercitato dagli ordini religiosi sorti in Italia e nel resto d'Europa a partire dai primi decenni del secolo 16 nel quadro di quella che è stata definita la Riforma cattolica, non solo nella formazione della gioventù delle élites e dei ceti aristocratici e borghesi, ma anche nei processi di alfabetizzazione e scolarizzazione delle classi popolari che hanno contrassegnato la società d'ancien régime. Una vicenda ancora in larga misura da approfondire sotto il profilo della storia educativa e scolastica, nell'ambito della quale la Chiesa nelle sue diverse espressioni e articolazioni, e soprattutto gli istituti religiosi, esercitarono una funzione di primaria importanza. Accanto ai processi di scolarizzazione, peraltro, le congregazioni e gli ordini religiosi sorti in epoca moderna si fecero promotori di una più complessiva opera di formazione religiosa della gioventù d'ambo i sessi di diversa provenienza sociale attraverso il ricorso a istituzioni, pratiche e iniziative in larga misura estranee ai contesti e alle forme della realtà scolastica vera e propria, ma pure destinate ad esercitare una notevole e diffusa incidenza sull'educazione etico-civile e sulla crescita culturale dei singoli e delle comunità: basterebbe qui richiamare il ruolo esercitato da organismi quali le confraternite laicali o le congregazioni mariane e da iniziative come le pratiche liturgiche e le molteplici e variegate forme di devozione, la predicazione e la catechesi parrocchiale, le missioni popolari.

Una seconda e fondamentale sollecitazione attiene alla questione dei mutamenti che, all'indomani della stagione rivoluzionaria, hanno contrassegnato la vita religiosa in Europa e reso possibile la fioritura di una gran messe di istituti regolari di vita attiva, i quali elessero come ambiti privilegiati - e talora esclusivi - del loro apostolato caritativo quelli compresi nella vasta gamma dell'assistenza agli infermi, ai carcerati e alla gioventù povera e negletta, del recupero dei minori pericolanti e maggiormente a rischio dal punto di vista morale, della cura degli orfani e dell'infanzia abbandonata, dell'istruzione ed educazione civile e religiosa dei fanciulli e ragazzi d'ambo i sessi, della catechesi e dell'animazione cristiana nelle parrocchie; nonché all'affermarsi, sempre nel 19 secolo, di una nuova prassi canonica in ordine al riconoscimento e all'approvazione, da parte della Santa Sede, di fondazioni femminili improntate a un nuovo modello: la cosiddetta congregazione religiosa, istituto centralizzato di voti semplici, con superiora generale, dedito prevalentemente alle opere sociali.

Un'ulteriore sollecitazione storiografica, infine, è venuta dalle recenti e importanti ricerche avviate in questi ultimi anni dagli storici dell'educazione in Francia e in altre parti d'Europa sul ruolo esercitato dai nuovi istituti religiosi sorti nel corso dell'Ottocento nel rinnovamento dei modelli educativi e delle istituzioni e pratiche scolastiche ereditati dall'ancien régime e, più in generale, nei processi di modernizzazione dei sistemi formativi nazionali che hanno interessato l'Europa dei secoli 19 e 20.

4) Nel corso di questi ultimi decenni la Storia della Educazione come ambito di ricerca ha subito, in Italia e non solo, un significativo cambiamento paradigmatico. Da una impostazione molto legata agli studi di matrice idealistica, si è passati all'analisi delle culture scolastiche e della "scatola nera" della scuola, come la definì D. Julia. In che modo tale mutamento si è riflesso nei suoi percorsi di indagine e nelle iniziative promosse?

Sembra di poter dire che l'intenso sviluppo delle ricerche e degli studi di storia dell'educazione registrato nel corso degli ultimi decenni si è accompagnato ad una serie di mutamenti sostanziali:

  • - il definitivo superamento, in primo luogo, della prospettiva gentiliana che identificava la storia dell'educazione con la storia del pensiero e delle teorie pedagogiche o, se si vuole, con la storia delle filosofie dell'educazione;

  • - una graduale apertura nei riguardi dei nuovi indirizzi della ricerca storica europea ed extra-europea, con particolare riferimento all'esperienza della storiografia marxista e agli indirizzi della social history di matrice anglosassone e della storiografia francese delle Annales;

  • - una significativa evoluzione sul versante delle metodologie di ricerca e delle fonti, che ha reso possibile il recupero e la valorizzazione degli archivi e di tipologie di materiali documentari - iconografia, epistolari e carteggi, trattatistica educativa minore, periodici e riviste per la scuola e per gli insegnanti, manuali scolastici e libri di testo, letteratura giovanile ecc. - per lungo tempo trascurati o del tutto ignorati dagli studiosi;

  • - l'attenzione crescente, infine, verso problematiche e filoni di ricerca affatto nuovi e, nel contempo, il ricorso a metodologie d'indagine di tipo quantitativo, completamente assenti nella tradizionale impostazione di ricerca di matrice gentiliana;

  • - la messa a tema della necessità - strettamente correlata con l'evoluzione sopra ricordata - di una differente e più articolata formazione dei ricercatori, calibrata sui due elementi caratteristici del settore scientifico-disciplinare: un'indispensabile competenza nell'ambito delle metodologie della ricerca storica e della storiografia e un'altrettanto significativa e solida preparazione sul versante delle scienze dell'educazione.

Su un diverso piano, tutto questo ha comportato in primo luogo la necessità, per gli storici dell'educazione, di tenere presenti gli indirizzi di fondo, i quadri interpretativi e i risultati conseguiti dalle altre branche della ricerca storica - dalla storia politica a quella sociale ed economica, dalla storia delle istituzioni a quella religiosa e dei processi culturali ecc. -, attraverso un processo che ha visto maturare, anche nel nostro settore una sempre maggiore - e indispensabile - sensibilità per un approccio di carattere interdisciplinare alle istituzioni, alle pratiche e ai processi educativi.

In secondo luogo, l'ampliarsi dell'orizzonte e dei filoni e ambiti di ricerca, non più solo le teorie pedagogiche e non solamente il versante scolastico, ha fatto emergere l'esigenza di una sempre maggiore definizione dei campi d'indagine - sovente caratterizzati da approcci, metodologie, fonti documentarie di natura particolare -, con la conseguente e sempre più marcata specializzazione da parte degli studiosi: basterebbe qui far riferimento alle macro-aree di ricerca - storia della pedagogia, storia dell'educazione, storia della scuola e dei sistemi formativi, storia della letteratura per l'infanzia - o della letteratura giovanile - che attualmente connotano il settore in Italia.

Proprio tale rapida e radicale evoluzione, se da un lato ha consentito al nostro settore scientifico-disciplinare di compiere un indubbio salto di qualità sotto il profilo dell'affinamento dei metodi d'indagine e dell'ampliamento dei filoni e delle prospettive di ricerca, dall'altro ha comportato l'emergere di talune criticità e, su un diverso piano, il profilarsi di talune possibili derive.

In concreto, il quadro sopra richiamato ha prodotto una sempre più marcata divaricazione dei percorsi di ricerca. Da un lato, infatti, registriamo il persistere di una storia della pedagogia old style, d'impianto tradizionale, che continua a riconoscersi in un percorso di storia delle idee, di storia delle dottrine, di storia del pensiero pedagogico e delle filosofie dell'educazione in senso classico, che continua ad utilizzare gli strumenti teorici e i quadri concettuali caratteristici della concezione idealistica di matrice gentiliana e che si richiama costantemente ad un'identità epistemologica forte, la quale tuttavia presenta evidenti rischi di astrattezza e autoreferenzialità, di isolamento - fosse pure lo splendido isolamento di chi si sente erede di una grande, ancorché ormai vetusta tradizione di studi e di ricerche - e di palese auto-emarginazione e irrilevanza rispetto ai nuovi indirizzi e ai più recenti e significativi filoni della storiografia di settore italiana e straniera. Un approccio alla storia che, anche in rapporto alle altre scienze pedagogiche e alla pluralità dei saperi sull'educazione, fa fatica a rendere conto della complessità del passato.

Dall'altro lato, si assiste al profilarsi di una storia dell'educazione che rischia costantemente un depauperamento della propria identità epistemologica, in ragione soprattutto della crescente - e assai spesso inconsapevole - tendenza degli storici dell'educazione ad assimilare e a riprodurre nelle loro ricerche e nei loro studi gli schemi concettuali, i quadri interpretativi e l'approccio caratteristici della storia sociale, della storia dei processi culturali, della storia politica. E' questo, sotto certi aspetti, un rischio analogo a quello che corre una certa riflessione pedagogica allorché assume e fa propri - anche qui con un certo grado di inconsapevolezza - l'armamentario teorico, le categorie interpretative e lo stesso sguardo prospettico di discipline quali la filosofia, la psicologia, la sociologia e l'antropologia culturale. Se mi si passa la metafora, direi che la storia dell'educazione, o per meglio dire gli storici dell'educazione si trovano nella difficile situazione di chi cammina sul crinale di una montagna ed è costretto a mantenere costantemente un equilibrio tutt'altro che semplice tra il versante rappresentato da un approccio tradizionale, quello storico-pedagogico di derivazione gentiliana, rassicurante sul piano epistemologico, ma del tutto autoreferenziale e isolazionista ai limiti dell'irrilevanza scientifica e culturale, ovvero senza reali e significativi collegamenti con l'evoluzione della storiografia; e il versante costituito dal rischio di una graduale assimilazione alla storia tout court, ovvero dal progressivo abbandono, o smarrimento, di quello che è lo specifico oggetto d'indagine dello storico dell'educazione: i processi, le pratiche, i costumi, le istituzioni e le norme che hanno caratterizzato l'educazione e la formazione nei diversi contesti e nelle differenti fasi storiche; nonché le idee, le teorie e i sistemi dottrinali, la complessa genesi ed evoluzione di un determinato immaginario individuale e collettivo in materia.

E' in questo scenario, senza dubbio assai complesso e problematico, che occorre collocare la riflessione avviata qualche anno fa dallo storico francese Dominique Julia, il quale, è opportuno ricordarlo, in un contributo dal titolo Riflessioni sulla recente storiografia dell'educazione in Europa: per una storia comparata delle culture scolastiche4 4 JULIA, Dominique. Riflessioni sulla recente storiografia dell'educazione in Europa: per una storia compa-rata delle culture scolastiche. In: Annali di storia dell'educazione e delle istituzioni scolastiche, 3, 1996, p. 119-148. tracciava un rapido quadro dei nuovi filoni di ricerca relativi alla storia dell'educazione e della scuola, ponendo in luce come, nell'ambito di tale settore, un ruolo preminente debba essere oggi attribuito all'analisi della cultura scolastica, ossia all'insieme dei fattori che hanno contrassegnato, in concreto, il ruolo e l'operato di questa istituzione. Tra le numerose piste che si aprono ad una storia della cultura scolastica, scriveva Julia, tre mi sembrano particolarmente feconde: le norme e le finalità della scuola, il ruolo svolto dalla professionalizzazione del mestiere di insegnante, l'analisi dei contenuti dell'insegnamento e delle pratiche scolastiche. Relativamente a queste diverse piste di ricerca, lo storico francese si soffermava ad illustrare quello che, a suo avviso, risultava essere il filone di maggiore interesse: la storia delle pratiche scolastiche, la quale, egli notava, tenta di individuare, attraverso le pratiche di insegnamento operanti in aula, il nucleo costitutivo di una rinnovata storia dell'educazione.

Con l'ausilio di una metafora di carattere aeronautico, Dominique Julia sottolineava, infine, come la storia delle pratiche scolastiche potesse consentire di aprire la scatola nera della scuola, ovvero di comprendere ciò che si verifica in questo spazio particolare. Le recenti e significative ricerche condotte in diversi paesi d'Europa - Francia, Spagna, Italia, Portogallo, Belgio ecc. - e in altre aree del mondo - America Latina, Africa, Nord America ecc. - sulla manualistica e sui libri di testo e sulla storia delle discipline scolastiche e delle pratiche didattiche confermano la centralità e l'indubbia attualità di un approccio alla storia della scuola che, oltre a restituirci - sia pure in forme talora frammentarie e parziali - la concretezza delle esperienze realizzate, le reali dimensioni e caratteristiche delle dinamiche e dei processi educativi innescati, il vissuto dei soggetti coinvolti - docenti, alunni ecc. -, consente di stabilire nuovi e più fecondi collegamenti tra la storia della scuola - considerata qui come storia delle culture e delle pratiche scolastiche - e la storia dell'infanzia e dei processi di socializzazione e di acculturazione infantile, ad esempio, o, su un diverso piano, la più complessiva storia sociale.

5) Dieci anni fa è nata la rivista che lei oggi dirige History of Education and Children's Literature - HECL - che oggi rappresenta un punto di riferimento fondamentale per la ricerca storico-educativa a livello mondiale. Ci può spiegare le ragioni che furono all'origine del progetto? Ritiene, oggi, ancora valide le motivazioni che la indussero a promuovere l'iniziativa?

History of Education & Children's Literature - HECL - è nata dalla volontà di creare una rivista scientifica di settore capace di superare le barriere nazionali e di realizzare un programma articolato e indubbiamente ambizioso, il quale potrebbe riassumersi nei seguenti punti: stabilire organici collegamenti tra specialisti del settore e gruppi di ricerca operanti nei diversi paesi europei ed extra europei; favorire un proficuo e indispensabile confronto sul piano metodologico e storiografico e un altrettanto significativo approccio interdisciplinare ai temi e alle problematiche oggetto di studio; contribuire alla diffusione dei più significativi risultati delle indagini condotte a livello nazionale e internazionale; e, infine, dare conto dell'attività di istituzioni e organismi specializzati che, in Europa e in altri continenti, operano nel campo della documentazione e della ricerca sul duplice fronte della storia dell'educazione, considerata nella sua accezione più ampia, e della storia della letteratura per l'infanzia.

Più in particolare, l'idea di dare vita ad una rivista scientifica a marcata vocazione internazionale e indicizzata nei principali database del mondo, è scaturita da due precisi convincimenti, i quali - ad avviso di chi scrive - conservano ancora, a tutt'oggi, una loro indiscussa validità. Il primo - maturato ben prima che in Italia fosse avviato il dibattito sulla valutazione e sulla internazionalizzazione della ricerca e fosse istituita l'Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca - Anvur - rifletteva la consapevolezza che sul versante della storia dell'educazione e della letteratura per l'infanzia - il problema, naturalmente, riguardava anche gli altri ambiti delle scienze pedagogiche e dell'area umanistica e sociale - non disponevamo ancora, in Italia, di riviste scientifiche di settore a carattere autenticamente internazionale e indicizzate nei principali database - ISI Web of Science, Scopus ecc. -, in grado dunque di attrarre i contributi dei più qualificati ricercatori stranieri e di proporsi quali autorevoli punti di riferimento per la comunità scientifica non solo nazionale, ma anche europea ed extra europea.

In tempi di crescente e irreversibile internazionalizzazione della ricerca storico-educativa, a questo riguardo, il rischio che correvamo in Italia era che, a lungo andare, nel nostro settore di studi si verificasse una sorta di forzata delocalizzazione dei canali e degli strumenti di divulgazione dei risultati della ricerca medesima, in grado di influenzare in misura rilevante i filoni d'indagine e di condizionare la stessa selezione dei prodotti della ricerca. In altre parole, l'assenza di riviste scientifiche italiane tra quelle di storia dell'educazione e della letteratura per l'infanzia indicizzate nei principali database internazionali rendeva di fatto assai problematica, e per certi versi del tutto marginale, la circolazione degli studi di settore italiani a livello internazionale e, nel contempo, obbligava gli studiosi della penisola che aspiravano a proiettare le loro ricerche oltre gli angusti confini nazionali a sottostare necessariamente a criteri di selezione degli articoli da pubblicare talora decisamente lontani dai nostri standard.

Il secondo convincimento rifletteva, e riflette, il ruolo che il gruppo di ricerca promotore di History of Education & Children's Literature si proponeva, e si propone, di esercitare. Nel 2006, l'anno in cui la rivista avviava le sue pubblicazioni, la quasi totalità, o almeno una parte decisamente preponderante, della produzione scientifica - articoli, monografie, ecc. - del settore della storia dell'educazione e della letteratura per l'infanzia della penisola era edita in lingua italiana, in riviste e in collane editoriali che non figuravano nei database internazionali. In una parola, tale produzione scientifica era del tutto ignorata al di fuori dei confini nazionali e, dunque, non incideva in alcun modo sul dibattito storiografico internazionale.

La creazione di History of Education & Children's Literature, a questo riguardo, testimonia l'ambizione del gruppo di storici dell'educazione e della letteratura per l'infanzia italiani che vi collaborano di esercitare un ruolo di primo piano nel rinnovamento degli studi di settore a livello internazionale e di costituire un punto di riferimento per gli studiosi europei ed extraeuropei della disciplina. In altre parole, di assicurare una presenza e un ruolo autenticamente internazionali alle indagini di storia dell'educazione e della letteratura per l'infanzia condotte in Italia; la qual cosa, in tempi di accelerata e ormai sempre più massiccia globalizzazione degli studi non solo di settore, ma del più complessivo ambito umanistico, significa garantire, in prospettiva, la possibilità stessa di una ricerca storico-educativa e di letteratura per l'infanzia che, sullo scenario internazionale, rifletta il lavoro e le esperienze dei singoli ricercatori e delle équipe di studiosi della penisola.

Posso aggiungere che, attualmente, History of Education & Children's Literature è indicizzata in numerose banche dati nazionali e internazionali. In particolare, dal 2008 è indicizzata nella banca dati Scopus dell'Editore Elsevier e nella banca dati Ebsco, mentre dal 2009 è indicizzata nella banca dati ISI Web of Science di Thomson Reuters, nello specifico, in Arts and humanities citation index. Dal 2013, inoltre, il fascicolo di dicembre di History of Education & Children's Literature è arricchito da una bibliografia internazionale, curata da Dorena Caroli e da Luigiaurelio Pomante, realizzata attraverso la collaborazione di alcune decine di studiosi/corrispondenti da tutto il mondo, la quale è compilata attraverso lo spoglio di oltre 400 riviste scientifiche internazionali del settore e dei cataloghi - monografie, miscellanee, proceedings ecc. - di diverse centinaia di editori specializzati di tutto il mondo. Nel corso degli anni, infine, la rivista è stata affiancata da un'apposita collana editoriale internazionale: la Biblioteca di History of Education & Children's Literature, articolata in tre sezioni: Stud, Strumenti e Repertori bibliografici, la quale, al pari della rivista, accoglie testi in varie lingue - inglese, francese, spagnolo, portoghese, tedesco e italiano - e conta attualmente una trentina di opere pubblicate.

6) Ci può raccontare, poi, come è nata l'idea della realizzazione del Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l'infanzia e del Museo della Scuola, dell'Università degli Studi di Macerata?

Come ho già ricordato, nel giugno del 2000 sono stato chiamato a ricoprire la cattedra di Storia della Pedagogia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Macerata. Qui, in stretto raccordo con la collega Anna Ascenzi e, in seguito, anche con l'apporto di un piccolo gruppo di giovani ricercatori chiamati a collaborare da varie parti della penisola - Dorena Caroli, Elisabetta Patrizi, Juri Meda, Marta Brunelli, Luigiaurelio Pomante e Luca Montecchi -, mi sono fatto carico di una serie di iniziative volte ad implementare la ricerca storico-educativa e l'internazionalizzazione degli studi di settore all'interno dell'Università di Macerata.

E' appena il caso di ricordare che la situazione di vera e propria tabula rasa che aveva caratterizzato fino a quel momento la disciplina nel piccolo ateneo marchigiano costituiva, allo stesso tempo, un grave limite, in quanto l'assenza di ogni tradizione di studi e di esperienze precedenti rendeva necessari una progettualità di ampio respiro e una serie di interventi di vasta portata, ma anche un indubbio vantaggio, per la possibilità di realizzare ex novo un vero e proprio 'laboratorio didattico e di ricerca' attorno al quale aggregare, assieme a studiosi d'indiscusso prestigio e di fama internazionale, anche giovani studiosi di varia provenienza, dei quali avevo avuto modo di apprezzare le indubbie qualità scientifiche e la disponibilità a collaborare al progetto.

Nel febbraio del 2004, al termine di una lunga e complessa fase di gestazione, veniva costituito presso l'Ateneo maceratese il Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l'infanzia, il cui obiettivo era quello di operare in modo specifico in un ambito della ricerca storico-educativa - quello concernente l'editoria e la pubblicistica per la scuola e la letteratura per l'infanzia nell'Italia dell'Otto e del Novecento - che, a fronte dell'ampio interesse riscosso a livello internazionale, con riferimento alla realtà italiana risultava all'epoca in larga misura inesplorato.

Diretto a lungo da chi scrive e caratterizzato da un comitato scientifico internazionale del quale fanno parte Alberto Barausse (Università degli Studi del Molise, Italy), Vitaly Bezrogov (Institute of Theory and History of Education of Moscow, Russia) Pino Boero (Università degli Studi di Genova, Italy), Giorgio Chiosso (Università degli Studi di Torino, Italy), Alain Choppin (Institut National de Recherche Pédagogique, France) Mariella Colin (Université de Caen, France), Agustín Escolano Benito (Universidad de Valladolid, Spain), Simonetta Polenghi (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Italy), Bernat Sureda Garcìa (Universitat de les Illes Baleares, Spain) e Fang Weiping (Children's Culture Institute of Zhejiang Normal University, China), il Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l'infanzia ha mirato, fin dalle origini, a realizzare le seguenti finalità: la costituzione di una biblioteca specializzata che accogliesse la vasta produzione di libri di lettura per le scuole elementari e di manuali disciplinari per le scuole primarie e secondarie editi in Italia nel corso dell'Ottocento e del Novecento, con particolare attenzione alla fase post unitaria; il reperimento, l'inventariazione e la pubblicazione - nella forma di repertori, cataloghi storici, carteggi, edizioni critiche di testi, raccolte antologiche ecc. - di fonti archivistiche e a stampa relative alla storia delle tipografie e delle case editrici a prevalente vocazione scolastica ed educativa, alla legislazione e alla produzione, circolazione e fruizione dei libri di testo, alla storia della pubblicistica per l'infanzia e la gioventù, con particolare riferimento alla produzione editoriale italiana dei secoli 19 e 20; la partecipazione a progetti di ricerca finanziati dall'Unione Europea, dal Miur e da altri enti e organismi a carattere locale, nazionale e internazionale; l'accoglienza di giovani studiosi e specialisti del settore da tutto il mondo per lo svolgimento di indagini e ricerche sui fondi archivistici e librari conservati presso il Centro; la promozione, anche in collaborazione con altre istituzioni scientifiche e di ricerca nazionali e internazionali di convegni, seminari, giornate di studio, mostre, presentazioni di libri ecc.; l'istituzione, infine, di un dottorato di ricerca sui temi che costituivano l'oggetto del Centro.

Proprio nell'ambito delle iniziative promosse dal Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l'infanzia vedeva la luce, a partire dall'anno accademico 2004-2005, il Dottorato di ricerca in Storia del libro scolastico e della letteratura per l'infanzia, destinato in seguito ad assumere la nuova e più generale denominazione History of Education. Si è trattato del primo ed unico corso di dottorato di ricerca della penisola italiana dedicato in via esclusiva alla formazione di storici dell'educazione e della scuola, presso il quale si è formata, nell'arco di un decennio, una nuova generazione di storici dell'educazione.

Nel dicembre 2009, infine, presso il Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l'infanzia dell'Università degli Studi di Macerata è stato istituito il Museo della Scuola Paolo e Ornella Ricca, il quale, sotto la direzione della collega Anna Ascenzi, ha mirato fin dalle origini alla realizzazione di iniziative volte a promuovere tra gli alunni delle scuole primarie e secondarie, tra gli studenti universitari dei corsi di laurea in scienze dell'educazione e della formazione, tra gli allievi dei corsi post lauream di specializzazione all'insegnamento e tra gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado la conoscenza delle origini e degli sviluppi del sistema formativo e delle istituzioni scolastiche dell'Italia unita, sia attraverso incontri e visite guidate, sia, più in particolare, attraverso specifiche attività didattiche e formative (seminari, laboratori, master, stage ecc.).

Il Museo della Scuola Paolo e Ornella Ricca di Macerata si è dedicato, inoltre, a costituire una rete nazionale dei musei della scuola, sul modello di quanto è stato fatto con eccellenti risultati in altri paesi - Germania, Regno Unito, Francia e Spagna -, nonché a promuovere - in collaborazione con i musei della predetta rete - una serie di iniziative volte alla realizzazione di veri e propri poli periferici di sistematico censimento, raccolta, conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-educativo nazionale, e allo sviluppo di una maggiore sensibilità del mondo della scuola, e più in generale della società civile, nei confronti dei beni culturali dell'educazione.

Recentemente, oltre agli obiettivi sopra ricordati, il gruppo di studiosi raccolti attorno al Museo si è impegnato nella promozione di una serie di studi e di ricerche sul ruolo dei musei della scuola e dell'educazione e sulla pedagogia del patrimonio storico-educativo, inaugurando, a questo riguardo, un nuovo e stimolante filone d'indagine di rilievo internazionale.

7) Quali sono i principali filoni di ricerca e i contributi scientifici che il Centro ha offerto in questi anni per lo sviluppo della storia dell'educazione?

Non è possibile naturalmente, in questa sede, anche solo elencare i numerosissimi e qualificati lavori scientifici dati alle stampe dai membri del Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l'infanzia dell'Università degli Studi di Macerata. Mi limiterò, dunque, a ricordare che, nel corso di questi anni, il gruppo di ricerca maceratese da me coordinato ha concentrato la sua attenzione su una serie di nuovi filoni d'indagine e su talune tematiche storico-educative a lungo ignorate o largamente trascurate dalla storiografia tradizionale, quali ad esempio: la storia della manualistica educativa e scolastica e dei libri di testo e quella delle discipline scolastiche, i quaderni di scuola come fonte per la storia dell'educazione e delle pratiche formative, il ruolo della scuola e dell'associazionismo giovanile nella promozione dell'identità nazionale e dell'idea di cittadinanza, la storia dell'educazione speciale e delle istituzioni scolastiche per i sordomuti, l'influsso esercitato dalla stampa periodica per l'infanzia nella formazione e mobilitazione della gioventù italiana del Novecento, le proposte formative degli istituti religiosi insegnanti; come anche, con specifico riferimento all'età moderna, la trattatistica educativa e familiare in epoca umanistica e rinascimentale e nell'età del Concilio di Trento, il ruolo esercitato dalle missioni cattoliche dei secoli 16-18 nel rinnovamento culturale e nella vita della Chiesa e della società europea, la storia dell'educazione e delle istituzioni scolastiche in Italia dall'umanesimo all'età napoleonica. Più recentemente, infine, la storia degli asili nido e dell'educazione della prima infanzia, quella dell'associazionismo magistrale di matrice laica e socialista, la storia della lotta all'analfabetismo e dello sviluppo delle scuole rurali e quella dell'istruzione superiore e delle università tra otto e novecento.

7.1) Le ricerche avviate sulla Storia del libro scolastico hanno rappresentato un punto assai rilevante nel panorama della ricerca storico educativa. Quali sono stati, a suo giudizio, i risultati più fertili di tale analisi? Ritiene esaurito l'ambito di indagine, oppure reputa che ci siano spazi per ulteriori approfondimenti?

Come ha recentemente sottolineato la collega Anna Ascenzi in un suo lucido e brillante bilancio storiografico, al quale attingo ampiamente per rispondere al presente quesito, le cospicue e articolate indagini avviate ormai da un quindicennio non solo in Italia, ma anche in Francia, Spagna, Portogallo e in altri paesi, più che esaurire una tematica così vasta e rilevante, hanno fornito le indispensabili premesse - tanto sotto il profilo dell'affinamento delle metodologie e degli strumenti della ricerca, quanto dal punto di vista del reperimento e della valorizzazione delle fonti archivistiche e a stampa - per un lavoro che appare ancora in larghissima misura da intraprendere. Sembra di poter dire, a questo proposito, che non solo siamo ancora ben lontani dall'avere individuato tutte le potenzialità euristiche di quella fonte estremamente complessa e variegata che indichiamo come manualistica scolastica e libri di testo, ma anche che appare tutt'altro che esaurita l'analisi del ruolo esercitato da una simile fonte sull'evoluzione delle pratiche didattiche e dei processi formativi scolastici, come pure sulla più complessiva crescita culturale e civile delle società scolarizzate.

La costruzione di appositi strumenti quali i repertori e i database dei manuali e libri di testo in uso nelle scuole di diverso ordine e grado lungo l'arco cronologico degli ultimi due secoli; l'approfondimento delle disposizioni legislative e normative che, nel corso del tempo, hanno disciplinato il settore, in particolare dal punto di vista delle forme di controllo sui testi da adottare; i numerosi sondaggi relativi alla genesi e all'evoluzione nel tempo della produzione editoriale destinata precipuamente alla scuola e agli insegnanti e al costituirsi di un vero e proprio mercato dello scolastico con caratteristiche autonome e dimensioni talora cospicue; gli altrettanto numerosi studi relativi ai libri di lettura per le scuole elementari e alla manualistica disciplinare in uso nei corsi d'istruzione primaria e secondaria - grammatica e lingua nazionale, storia, geografia, lingue straniere, religione ecc. -; la ricognizione sui cataloghi e sulle collane editoriali di taluni tra i principali editori scolastici dell'otto e del Novecento testimoniano l'estrema ricchezza del lavoro svolto in questi anni, ma, nello stesso tempo, confermano come l'autentica cifra della gran parte delle indagini e ricerche condotte fino a questo momento sia stata quella del recupero e della valorizzazione di una fonte troppo a lungo ignorata o largamente trascurata dalla storiografia tradizionale sulla scuola e sulle pratiche didattiche ed educative.

Questo meritorio lavoro preliminare, volto a fornire le indispensabili premesse e gli strumenti per una ricerca capace di mettere realmente a frutto le potenzialità euristiche di una fonte come quella rappresentata dalla manualistica scolastica e dai libri di testo necessita oggi, a mio avviso, di compiere un vero e proprio salto di qualità nelle direzioni che proverò di seguito ad indicare. Sotto il profilo squisitamente metodologico, innanzi tutto, appaiono ancora largamente carenti - e quasi episodiche - le indagini mirate ad incrociare una fonte come la manualistica e i libri di testo con altre fonti e filoni di ricerca rivelatisi particolarmente pregnanti e significativi. Basterebbe qui far riferimento, in primo luogo, ai programmi didattici che, nelle diverse fasi della storia della scuola hanno delineato gli indirizzi di fondo a cui avrebbe dovuto ispirarsi l'insegnamento. Su un diverso terreno, è il caso di sottolineare l'importanza, ai fini del nostro discorso, dei quaderni di scuola, tradizionale strumento di mediazione tra la trasmissione dei saperi codificata dai manuali e i livelli di ricezione e apprendimento degli alunni. Il discorso potrebbe essere ulteriormente sviluppato attraverso l'approfondimento del complesso rapporto che intercorre tra la scelta e adozione di determinati libri di testo e, da un lato i modelli e le caratteristiche della formazione degli insegnanti, dall'altro l'evoluzione delle discipline curricolari: due fattori ancora scarsamente presi in considerazione, a torto, dagli studi di cui disponiamo sulla manualistica e sui libri di testo. Infine, nella logica di un'effettiva comprensione di quelle che sono state storicamente le pratiche didattiche concrete e l'effettiva incidenza dei manuali e libri di testo nella formazione scolastica degli alunni, appare senz'altro opportuno porre in relazione tale fonte con le informazioni e i dati forniti dalle inchieste ministeriali sulla scuola e sull'insegnamento, dalle relazioni degli ispettori scolastici che operano a livello locale, come pure - su un diverso piano - dalla stampa periodica magistrale e didattica e da altre fonti in grado di restituirci il punto di vista in materia degli insegnanti.

Mancano ancora in larga misura indagini organiche e di ampio respiro volte a scandagliare la relazione instauratasi, nelle diverse fasi storiche, tra i programmi didattici delle singole discipline scolastiche, ovvero le prescrizioni ministeriali circa ciò che deve essere insegnato nelle singole classi, e la manualistica disciplinare adottata al fine di soddisfare tali prescrizioni. Si tratta di un filone di ricerca particolarmente significativo e fecondo, come testimoniano i pochi sondaggi effettuati in questi anni con particolare riferimento a discipline del calibro della grammatica e lingua italiana, della storia e geografia, del latino e delle lingue straniere, dell'insegnamento religioso. In particolare, da tali sondaggi è emerso uno scarto significativo tra le disposizioni indicate dai programmi ministeriali, talora estremamente succinte e generiche, talaltra analitiche e rigidamente prescrittive, e la ricezione/interpretazione che di tali disposizioni è dato di riscontrare nei manuali adottati per l'insegnamento delle rispettive discipline.

Proprio l'analisi, nelle differenti fasi storiche, dell'entità e delle caratteristiche di un simile scarto, consente di lumeggiare le molteplici sfaccettature della peculiare e complessa funzione di mediazione culturale e didattica esercitata dalla manualistica e dal libro di testo. A titolo puramente esemplificativo, si potrebbe qui far cenno all'incidenza che rivestono talune tipologie di manuali e libri di testo - specie per discipline quali la storia, la letteratura nazionale, i diritti e doveri e l'educazione civica - dal punto di vista della veicolazione di una determinata ideologia e/o concezione politica, più o meno in sintonia o in linea con il sistema di principi e di riferimenti ideologici della classe dirigente e dei gruppi politici egemoni. L'analisi dell'ideologia sottesa alla trasmissione scolastica dei saperi e delle conoscenze si configura, in sostanza - e non solo nel caso emblematico dei regimi totalitari - come un filone d'indagine ancora poco approfondito, e tuttavia capace di proiettare una fonte quale la manualistica scolastica in un orizzonte di gran lunga più ampio e fecondo di quello esclusivamente didattico, facendo del libro di testo una sorta di cartina di tornasole, un peculiare ed efficace punto di osservazione per valutare nella sua complessità l'incidenza - sulla scuola e sulla formazione scolastica delle giovani generazioni - delle ideologie e delle culture politiche presenti in una determinata società nelle diverse fasi storiche.

Allo stesso modo, non disponiamo ancora di ricerche organiche e di lungo periodo dedicate all'analisi dei modelli etico-civili e culturali veicolati da quella particolare tipologia di testi scolastici che sono i libri di lettura per le scuole elementari e popolari e per i corsi di alfabetizzazione riservati alle popolazioni adulte: un filone di ricerca, anche questo, che, come testimoniano gli studi disponibili, appare altrettanto fecondo, specie laddove consente di valutare - in modo assai più preciso e articolato di quanto emerga dalle sintetiche prescrizioni contenute al riguardo nei programmi didattici - le forme e le caratteristiche della trasmissione ai ceti subalterni - le plebi rurali al pari delle classi artigiane ed operaie e della piccola borghesia dei centri urbani - del sistema di valori e dei modelli di comportamento delle élites politiche e delle classi dominanti.

Su un altro versante, mancano pressoché completamente ricerche volte a verificare in modo sistematico, per le diverse fasi storiche, il divario, talora estremamente consistente, che è dato di riscontrare tra i contenuti delle materie scientifiche e tecnologiche fissati dai programmi didattici e quelli veicolati dalla coeva manualistica delle rispettive discipline. Intendo riferirmi, in particolare, al fatto che assai difficilmente i programmi didattici delle materie scientifiche e tecnologiche - in particolar modo nelle scuole secondarie a carattere tecnico e professionale - mostrano di saper tenere il passo con l'evoluzione, talora estremamente accelerata, del dibattito scientifico e con l'innovazione tecnologica. Un caso esemplare, a questo riguardo, è rappresentato dai programmi didattici per le discipline tecnologiche - meccanica, elettrotecnica, elettronica ecc. - degli Istituti tecnici industriali in vigore, nell'Italia del secondo dopoguerra, per oltre un quindicennio, la cui crescente inadeguatezza e obsolescenza, rispetto alle tecnologie e alle competenze richieste dal mercato del lavoro e dalle industrie del settore, furono in larga misura compensate dalla possibilità di utilizzare una manualistica costantemente aggiornata e in grado di contemperare il rispetto delle prescrizioni didattiche con le esigenze di un adeguamento alla rapida evoluzione dei saperi e delle tecnologie del settore.

Più in generale, risulta ancora ben lungi dall'essersi esaurito l'ampio campo d'indagine per gli storici della scuola e dell'educazione rappresentato dallo scarto tra saperi codificati nei programmi didattici e nei manuali e libri di testo da un lato, e le conoscenze concretamente acquisite attraverso la mediazione didattica dell'insegnante dall'altro. In questo caso, la vera sfida per lo storico è rappresentata dalla possibilità d'integrare una fonte come quella della manualistica scolastica e del libro di testo, in grado di fornire lumi riguardo ai contenuti codificati dell'insegnamento, con fonti di diverso tipo, capaci di restituirci le reali caratteristiche e dimensioni quantitative e qualitative dell'apprendimento conseguito dagli alunni.

7.2) L'ultimo e importante risultato delle sue ricerche, è stato il Dizionario biografico dell'educazione, un'opera d'eccellenza condiretta con il professore Giorgo Chiosso. Ci può spiegare l'idea progettuale e la struttura dell'opera?

Il Dizionario biografico dell'educazione - DBE -, coordinato e diretto da me e da Giorgio Chiosso dell'Università degli Studi di Torino, costituisce il risultato di un progetto di ricerca d'interesse nazionale promosso da un gruppo di atenei italiani - Genova, Macerata, Milano Cattolica, Roma Tre e Torino - e ammesso nel 2010 al cofinanziamento del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca - Miur -, alla cui concreta realizzazione hanno collaborato circa un centinaio di studiosi e ricercatori. Condotto sulla base di rigorosi criteri scientifici e caratterizzato da ben 2345 profili biografici, frutto di originali e approfondite indagini archivistiche e di una sistematica valorizzazione dei risultati della più recente e accreditata storiografia educativa italiana e internazionale, l'opera ha inteso conseguire diversi obiettivi: in primo luogo, colmare la grave carenza di rassegne biografiche organiche e aggiornate riguardanti pedagogisti, educatori, uomini di scuola e scrittori per l'infanzia e per la gioventù che ha contrassegnato a lungo il nostro paese.

All'origine della decisione di realizzare il Dizionario biografico dell'educazione - DBE - si collocano altresì il superamento della tradizionale impostazione idealistica di matrice gentiliana degli studi storico-pedagogici e la nuova e più larga sensibilità storiografica e culturale maturata nel corso della feconda stagione di ricerche di storia dell'educazione, della scuola e della letteratura per l'infanzia che ha contrassegnato gli ultimi decenni. Non a caso, i 2345 profili di cui l'opera si compone costituiscono una sorta di biografia collettiva degli educatori italiani degli ultimi due secoli, nel cui ambito figurano per la prima volta, accanto ai ben noti pedagogisti ed istitutori di fama nazionale e internazionale, anche le numerose e variegate figure dei nuovi "professionisti dell'educazione e della scuola" prodotte dalla crescente espansione, a partire dai primi decenni dell'Ottocento, dei processi di alfabetizzazione e di scolarizzazione di massa e dal parallelo sviluppo di un'editoria specializzata per l'educazione e la scuola e di una produzione libraria precipuamente rivolta all'infanzia e alla gioventù in formazione: una sorta di nuovo ceto intellettuale di operatori dell'alfabeto e dell'educazione dalle caratteristiche peculiari rispetto alle tradizionali élites accademiche e letterarie, la cui attività e il cui operato, pur esercitandosi talora pressoché esclusivamente in ambito locale, si rivelano fondamentali - come la storiografia educativa e scolastica ha recentemente posto in evidenza - per la comprensione delle concrete dinamiche formative e culturali che hanno contrassegnato la crescita e l'evoluzione, negli ultimi due secoli, della società italiana.

Intendo riferirmi alla vasta e composita realtà dei pedagogisti, educatori, e uomini di scuola che, a diversi livelli e con differenti responsabilità, operando entro scenari assai variegati, sono stati gli autentici artefici e i reali protagonisti della crescita culturale e civile delle popolazioni e dello sviluppo socio-economico del nostro paese. Si pensi, in modo particolare, ai fondatori e animatori di istituzioni scolastiche ed educative per l'infanzia e la gioventù d'ambo i sessi - asili e giardini d'infanzia, scuole abecedarie e professionali per i fanciulli del popolo, orfanotrofi, conservatori femminili, educandati e collegi d'istruzione secondaria ecc. -, ai fautori delle riforme scolastiche e del rinnovamento dei metodi d'insegnamento e delle pratiche didattiche, ai teorici della pedagogia emendativa e ai promotori di istituti e scuole speciali per l'educazione e istruzione dei disabili - ciechi, sordomuti, frenastenici ecc. -, ai direttori e redattori dei periodici scolastici e magistrali e agli autori di libri di testo e di sussidi didattici, ai teorici e ai promotori dell'educazione fisica e sportiva, ai fautori dell'associazionismo giovanile e, infine, agli scrittori e illustratori di libri per l'infanzia e la gioventù e ai promotori e animatori delle riviste destinate al mondo dei fanciulli e dei giovinetti.

Nello sforzo di restituire alla memoria collettiva un'immagine articolata e il più possibile esaustiva delle variegate esperienze educative e scolastiche che hanno caratterizzato il nostro paese nel corso dell'Otto e del Novecento attraverso le biografie degli uomini e delle donne che ne sono stati gli artefici e i protagonisti, il Dizionario biografico dell'educazione - DBE - ha dedicato anche un'attenzione particolare alle personalità di studiosi ed educatori appartenenti alle principali minoranze linguistiche, soprattutto tedesche e ladine, e a quelle religiose - in particolare gli ebrei, i valdesi e i rappresentanti delle altre confessioni cristiane evangeliche - presenti e operanti nella penisola.

Pubblicato a ridosso delle celebrazioni per il 150° anniversario dell'unificazione nazionale, il Dizionario biografico dell'educazione - DBE - consente di lumeggiare il fondamentale ruolo esercitato dalla scuola nell'opera di alfabetizzazione ed elevazione culturale e civile degli italiani e, parimenti, nel processo di costruzione dell'identità nazionale e di promozione di un nuovo ideale di cittadinanza in seno alle popolazioni. Allo stesso modo, attraverso i profili biografici di ecclesiastici e religiosi impegnati in ambito educativo e dei numerosi esponenti della filantropia laica attivi sullo stesso versante, esso permette di cogliere la ricchezza e la varietà delle iniziative ed esperienze collocate al di fuori degli spazi propriamente scolastici, come quelle rivolte alla cura ed educazione dell'infanzia orfana e abbandonata, all'animazione della gioventù negli oratori parrocchiali e nei ricreatori laici; infine, all'addestramento ai mestieri artigiani e alle attività professionali nel settore agricolo e industriale attraverso appositi laboratori e officine.

Sembra di poter dire, infine, che il Dizionario biografico dell'educazione - DBE - fornisce un'immagine assai significativa, e senza dubbio maggiormente aderente alla realtà, del ruolo storicamente esercitato dai processi scolastici ed educativi nella crescita e nella modernizzazione della società italiana. Attraverso una lunga galleria di profili biografici, infatti, esso restituisce alla memoria collettiva la centralità di una presenza molecolare di uomini e donne i quali, animati da ideologie, istanze religiose, convinzioni politiche, orientamenti culturali e pedagogici talora molto distanti, hanno testimoniato una dedizione appassionata alla causa dell'educazione e reso possibile l'attuazione di processi vitali nella storia del nostro Paese, come l'alfabetizzazione e la scolarizzazione di massa, la diffusione di sempre più elevate competenze professionali, la veicolazione del sentimento nazionale e, in tempi a noi più vicini, l'acquisizione di una più larga e condivisa idea di cittadinanza democratica.

8) Nel quadro dell'attuale configurazione e assetto dell'università italiana, come giudica la condizione della disciplina? Il settore rischia la marginalizzazione di fronte alla evoluzione culturale e strutturale che incide negli assetti dei corsi di laurea e post laurea?

Non è facile formulare una riflessione di carattere generale sul presente e, soprattutto, sul futuro del settore scientifico-disciplinare - la Storia dell'Educazione - al quale appartengo. Le iniziative condotte da chi scrive e dall'équipe di storici dell'educazione dell'Università degli Studi di Macerata si sono realizzate in una fase decisamente critica non solamente per il nostro settore scientifico-disciplinare, ma più in generale per il sistema universitario italiano nel suo complesso. Una fase di estrema confusione e di crisi del sistema, nella quale la massiccia riduzione dei finanziamenti e i tagli lineari apportati ai bilanci delle università hanno fatto da sfondo alla crescente marginalizzazione e delegittimazione delle istituzioni accademiche e della ricerca scientifica nel nostro paese. Non sembrano esserci dubbi, al riguardo, sul fatto che la situazione nella quale ci troviamo costituisca per tutti noi un'autentica sfida e implichi necessariamente, assieme al superamento dei vecchi egoismi e delle deleterie logiche autoreferenziali, anche l'assunzione di nuove consapevolezze e di nuove responsabilità.

Dopo le grandi fratture ideologiche degli anni Ottanta e Novanta e i pesanti effetti delle contrapposizioni di singoli e gruppi registrate nella stagione più recente, è indispensabile operare per far crescere, all'interno del nostro settore scientifico-disciplinare, il rispetto e la collaborazione tra le diverse sedi universitarie, i vari gruppi di ricercatori, le differenti 'scuole' e tradizioni storiografiche; al contempo, è sempre più necessario affinare la capacità di lavorare assieme e percepire le grandi sfide di questo nostro tempo - il potenziamento e l'internazionalizzazione della ricerca, la formazione e il reclutamento dei giovani ricercatori del nostro settore, le sfide connesse con la progettazione europea e con il reperimento di nuove forme di finanziamento della ricerca ecc. - non già come qualcosa da vivere e da gestire in ordine sparso o, peggio ancora, in concorrenza fra di noi, ma come un grande compito comune, una sfida da affrontare e da vincere tutti assieme, nella consapevolezza che solo una comunità scientifica qualificata e coesa può aspirare legittimamente ad esercitare un ruolo di rilievo nel sistema universitario e nella realtà culturale del nostro paese.

Sono convinto che occorra percorrere con convinzione questa strada e che sia necessario sostenere e dare ulteriore slancio all'attività e alle iniziative delle nostre società scientifiche nazionali, il Centro Italiano per la Ricerca Storico-Educativa - Cirse - e la Società Italiana di Pedagogia - Siped. E ciò non solo per noi, ma anche, e soprattutto, per le nuove generazioni di studiosi e, in particolare, per il futuro stesso della nostra disciplina.

9) Al termine di questa intervista. Vorrei un suo giudizio sui destini della Storia dell'Educazione in Europa: quale potrebbe essere l'Agenda per la Storia dell'Educazione per il prossimo decennio? Quali prospettive di ricerca e quali fonti potrebbero essere oggetto di nuove esplorazioni? Quali spazi e strumenti potrebbero essere necessari per affrontare le sfide poste dal crescente processo di internazionalizzazione della ricerca?

Nel corso degli ultimi decenni, la storiografia educativa e scolastica europea ha concentrato la sua attenzione su una pluralità di istituzioni, metodologie didattiche, proposte formative e culturali, puntando talora a mettere a confronto, secondo una prospettiva di tipo comparativo, e attraverso il ricorso a più sofisticate metodologie d'indagine e l'utilizzo di nuove e importanti fonti, i molteplici itinerari che, nei singoli Stati europei, hanno contrassegnato, lungo il corso del 19 e 20 secolo, i processi formativi e i sistemi d'istruzione e di educazione. Giustamente, da più parti è stata richiamata l'attenzione sulle indagini condotte da taluni importanti network e gruppi di ricerca - l'Ische, gli incontri annuali della British History of Education Society ecc. -, nonché sul fondamentale ruolo esercitato su tale versante da riviste scientifiche del calibro di Paedagogica Historica. Si potrebbe aggiungere che tale settore di studi ha conosciuto negli ultimi anni un ulteriore e fecondo sviluppo, come testimoniano, ad esempio, i contributi apparsi sulla rivista scientifica internazionale History of Education & Children's Literature, la quale, accanto alla già ricordata Paedagogica Historica e ad un piccolo gruppo di riviste di settore legate alle comunità scientifiche di area francese, spagnola o britannica, rappresenta ormai un punto di riferimento ineludibile per chi voglia cogliere le dinamiche e i nuovi indirizzi su cui si è orientata e si va orientando la ricerca nel settore storico-educativo del vecchio continente; come pure per valutare le interazioni e i sempre più stretti raccordi tra la storiografia educativa e scolastica europea e quella che va maturando, ad esempio, in Asia e nei paesi dell'America Latina. Più in particolare, attorno a History of Education & Children's Literature si è andata costituendo una rete di centri di ricerca universitari, di archivi e musei dell'educazione e della scuola e di comunità di studiosi impegnati in ambito storico-educativo i quali, con specifico riferimento al contesto europeo, hanno reso possibile un fecondo rinnovamento della storiografia sull'educazione in paesi quali l'Italia, la Spagna, il Portogallo, la Francia, la Russia, la Croazia, la Slovenia e l'Ungheria, per citare solo i principali, conferendo nuovo slancio al settore anche attraverso l'avvio di ricerche destinate ad approfondire, su scala europea, nuovi filoni d'indagine e a valorizzare fonti inedite e a stampa ignorate o scarsamente considerate dalla storiografia tradizionale e rivelatesi, per converso, di particolare importanza ai fini di una più approfondita e innovativa analisi dei processi formativi e scolastici.

Basterebbe qui fare riferimento alle complesse e innovative ricerche incentrate sulla storia comparata delle culture scolastiche, secondo la ben nota definizione proposta dallo storico francese Dominique Julia e, più in particolare, su quella che Agustín Escolano Benito ha efficacemente definito la cultura empírica de la escuela, nell'ambito delle quali debbono essere collocati gli studi sulle caratteistiche e sull'evoluzione delle discipline scolastiche, quelli sui libri di testo e sull'editoria precipuamente destinata alla scuola e all'educazione, le indagini strettamente correlate alla formazione e all'aggiornamento in servizio degli insegnanti delle scuole di diverso ordine e grado, e quelle avviate più recentemente, ma dalla portata altrettanto significativa, relative alla storia materiale dell'insegnamento, per dirla con Juri Meda, ovvero degli oggetti scolastici e degli strumenti didattici destinati a veicolare i principi e i contenuti propri del processo di insegnamento/apprendimento che si esercita nell'aula scolastica e a costituire la risorsa strumentale delle pratiche dell'insegnamento.

Lo sviluppo di questo genere di ricerche ha reso possibile, fra l'altro, la costruzione di appositi strumenti di lavoro quali una serie di repertori e di database in grado di fornire agli studiosi un quadro organico delle pubblicazioni periodiche specializzate per la didattica e l'aggiornamento degli insegnanti, come pure degli editori scolastici e dei manuali e libri di testo in uso nelle scuole primarie e secondarie di diversi paesi europei lungo l'arco cronologico degli ultimi due secoli, consentendo alla storiografia di settore di procedere, nell'approfondimento delle concrete pratiche educative e didattiche che hanno storicamente connotato la scuola, ben oltre il tradizionale approccio fondato sull'analisi delle fonti normative e della legislazione scolastica vigente o su quello, altrettanto parziale e riduttivo, che poneva al centro i programmi d'insegnamento delle diverse discipline e il complesso delle prescrizioni didattiche dettate dall'alto.

Le problematiche relative alle caratteristiche e all'evoluzione dell'istruzione secondaria femminile, così come le questioni relative all'accesso delle donne agli studi superiori e universitari e all'insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado hanno ricevuto un notevole impulso anche dalle importanti ricerche e dagli studi avviati recentemente in diversi paesi europei sul ruolo esercitato dai rispettivi sistemi formativi e dalle istituzioni scolastiche in ordine alla costruzione dell'identità nazionale e all'educazione alla cittadinanza, con particolare riferimento all'Otto e al Novecento. Si tratta, com'è noto, di un tema sul quale, negli ultimi decenni, la storiografia educativa e scolastica si è a lungo soffermata, sulla scorta delle sollecitazioni offerte dai fondamentali contributi di G.L. Mosse, E. Gellner, E.J. Hobsbawm ed E. Gentile. Lo testimoniano ad esempio i contributi relativi all'apporto di determinate discipline scolastiche - la storia, le letterature nazionali, il diritto, la morale civile, l'educazione civica ecc. - e quelli incentrati sulla relativa manualistica e sui libri di testo adottati per l'insegnamento di queste discipline. In modo particolare, la peculiare curvatura ideologica e politica tradizionalmente conferita all'insegnamento scolastico della storia - rispetto ad altre pur fondamentali discipline curricolari - ha indotto diversi studiosi a concentrare l'attenzione sul ruolo che tale disciplina ha giocato, nelle scuole primarie e secondarie dell'Otto e del Novecento in ordine alla questione della formazione del sentimento nazionale e della promozione di una comune identità civile e politica tra le popolazioni dei rispettivi paesi europei.

Su questo versante, proprio il fecondo intreccio tra le problematiche relative al ruolo della scuola e dell'istruzione nei processi di costruzione dell'identità nazionale e del sentimento della cittadinanza e quelle legate alle caratteristiche e dinamiche assunte dalla sempre più larga scolarizzazione primaria e secondaria femminile, dal graduale declinarsi secondo una prospettiva di genere dei contenuti e valori trasmessi attraverso l'insegnamento e dei modelli didattici e culturali veicolati nelle aule scolastiche; infine, dal peculiare e complesso processo di progressiva femminilizzazione dell'insegnamento riscontrato in diverse parti d'Europa a cavallo tra il 19 e il 20 secolo ha consentito agli storici dell'educazione e della scuola di focalizzare l'attenzione su aspetti e problematiche d'indubbia rilevanza riguardo alle specifiche valenze socio-culturali ed etico-politiche assunte dal fenomeno del sempre più largo accesso delle donne, nell'Europa a cavallo tra Otto e Novecento, all'istruzione e formazione di carattere secondario e superiore.

In ultimo, sembra di poter dire che un'agenda di ricerca sull'educazione e istruzione nell'Europa contemporanea non può non tenere in debito conto, sia pure come semplice fattore di verifica delle più generali dinamiche evolutive della mentalità e della sensibilità culturale di massa intorno alla formazione e agli studi, quello che si configura indubbiamente come un fenomeno destinato ad accompagnare e ad intrecciarsi dialetticamente con l'evoluzione della scolarizzazione e con la costante crescita dei livelli d'istruzione femminile nella realtà europea del 19 e 20 secolo. Intendo riferirmi, in modo specifico, alla vasta e multiforme pubblicistica educativa destinata al mondo femminile diffusa in diversi paesi d'Europa nel corso dell'ottocento, la quale, oltre a non avere eguali nei secoli precedenti, per l'estrema varietà di approcci, di generi letterari, di riflessioni e scenari proposti rivela la vera e propria centralità accordata dai contemporanei alla questione dell'educazione e istruzione a tutti i livelli della donna. Si tratta in genere di una pubblicistica assai variegata sotto il profilo ideologico e destinata precipuamente ad un pubblico femminile con esplicite finalità non solo di intrattenimento ed educazione, nell'ambito della quale debbono essere annoverati "opuscoli, trattatelli, almanacchi, avvisi e avvertimenti alle fanciulle e ragazze, strenne per giovinette, plutarchi femminili e gallerie di donne celebri modellate sulla falsariga della letteratura self-helpista di stampo maschile, novelle, racconti, romanzi morali e commedie destinate ai convitti e conservatori per fanciulle e giovinette o alla rappresentazione in ambito domestico, galatei per signorine e manuali di varia foggia per giovani spose e madri di famiglia, enciclopedie e altre pubblicazioni periodiche specializzate, nonché raccolte di letture e di biografie destinate, soprattutto a partire dalla seconda metà del secolo 19, alle scuole e ai collegi ed educandati femminili.

Composita è anche la tipologia degli autori di queste pubblicazioni, tra le cui fila è dato di ritrovare ecclesiastici, letterati, pedagogisti, educatori, insegnanti e scienziati rappresentativi di un po' tutti gli orientamenti politici e culturali, dal cattolicesimo tradizionalista e intransigente al liberalismo moderato, dalle istanze democratiche di stampo mazziniano al socialismo. Si tratta di una pubblicistica rigogliosa, destinata ad assumere, lungo il corso dell'ottocento, in Francia, in Italia, in Inghilterra e in altre parti d'Europa dimensioni amplissime e una diffusione massiccia in tutti gli strati della popolazione, come testimoniano le frequenti ristampe e le numerose riedizioni di molte delle opere che vi sono ricomprese, nel cui ambito è dato di riscontrare una produzione modulata per soddisfare le differenti esigenze di un pubblico di lettrici profondamente diversificato sotto il profilo della condizione sociale e del retroterra culturale. Ma al di là delle cospicue dimensioni del fenomeno editoriale - che anche in forza del graduale innalzamento, lungo il corso dell'ottocento, dei livelli di alfabetizzazione e di scolarizzazione femminile era destinato a conoscere un costante incremento - tale pubblicistica, com'è stato giustamente sottolineato, "rivela un elevato quanto inedito livello di specializzazione, facendosi carico di approfondire ogni aspetto e dimensione dell'educazione femminile - fisica, intellettuale, morale, civile, religiosa ecc. - e articolando le sue proposte per fasce di età - puerizia, fanciullezza, adolescenza, età adulta ecc. -, per stato - nubili, educande, coniugate, madri di famiglia, vedove, religiose ecc. - e, soprattutto, riproponendo ed enfatizzando le distinzioni connesse con la rigida stratificazione e separazione delle classi sociali caratteristiche del secolo 19, per cui non soltanto le indicazioni e proposte educative, ma la stessa identità femminile è declinata in modo estremamente differenziato a seconda che ci si rivolga alla donna dell'aristocrazia di antico o recente lignaggio, a quella delle classi abbienti e dei ceti benestanti, o alle donne del popolo, ovvero al mondo femminile degli strati più bassi delle popolazioni urbane e rurali.

10) Che rapporti ha avuto ed ha attualmente il Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l'infanzia dell'Università degli Studi di Macerata con i ricercatori e la ricerca brasiliani?

Fin dalla sua costituzione nell'anno accademico 2004-2005, come ho già ricordato, il Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l'infanzia dell'Università degli Studi di Macerata ha ospitato per soggiorni di studio, corsi universitari, conferenze e cicli di seminari decine e decine di studiosi di storia dell'educazione e della letteratura per l'infanzia - dottorandi di ricerca, ricercatori e professori di ruolo - provenienti da università e istituti d'istruzione superiore europei ed extra-europei, ivi compresi non pochi studiosi brasiliani. Nel corso degli ultimi anni, ad esempio, sono stati nostri ospiti la prof.ssa Gizele De Souza, dell'Universidade Federal do Paraná, novembre 2014, la dott.ssa Etienne Baldez Louzada Barbosa, sempre dell'Universidade Federal do Paraná, aprile-ottobre 2015, e la prof.ssa Vera Lucia Gaspar da Silva, della Universidade do Estado de Santa Catarina, giugno 2015. Attualmente, in qualità di visiting professor, è ospite del Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l'infanzia la prof.ssa Maria Helena Camara Bastos, docente di História da Educação presso la Pontifícia Universidade Católica do Rio Grande do Sul, con la quale sono stati avviati diversi progetti e iniziative di collaborazione, i quali, ne sono sicuro, produrranno frutti significativi nei prossimi anni.

I rapporti tra il nostro Centro di documentazione e ricerca e la comunità scientifica e gli studiosi di Storia dell'Educazione brasiliani si sono sviluppati, in questi anni, anche attraverso la collaborazione alla rivista internazionale History of Education & Children's Literature - HECL -, del cui comitato scientifico internazionale fanno parte le studiose: Maria Helena Camara Bastos (Pontifícia Universidade Católica do Rio Grande do Sul), Maria Luiza Marcilio (Universidade de São Paulo), Terciane Ângela Luchese (Universidade de Caxias do Sul), Ariclê Vechia (Universidade Tuiuti do Paraná - Curitiba). La rivista ha accolto articoli scientifici di altissimo profilo di studiose e studiosi brasiliani che hanno aperto nuovi e importanti filoni di ricerca e offerto autorevoli contributi al dibattito internazionale sulla storia dell'educazione. Basterebbe qui segnalare: Bruno Bontempi Junior (Pontificia Universidade Católica de São Paulo), Geraldo Inacio Filho (Universidade Federal de Uberlândia), Elaine Cátia Falcade Maschio (Uninter Curitiba - Paraná), Paulo Mello (Universidade Estadual de São Paulo), Ademir Valdir do Santos (Universidade Federal de Santa Caterina), Heloísa Helena Pimenta Rocha (Universidade Estadual de Campinas), Eliane Mimesse Prado (Uninter Curitiba - Paraná), Irma Rizzini (Universidade Federal de Rio de Janeiro), Maria Helena Camara Bastos (Pontifícia Universidade Católica do Rio Grande do Sul), Bruno Gonçalves Borges (Universidade de Goiás), Décio Gatti Júnior (Universidade Federal de Uberlândia), Flávia Obino Corrêa Werle (Universidade do Vale do Rio Sinos), Luciane Sgarbi Santos Grazziotin (Universidade São Leopoldo - Rio Grande do Sul), José Gonçalves Gondra (Universidade Estadual do Rio de Janeiro), Maria do Rosário Longo Mortatti (Universidade Estadual de São Paulo), Carlo Eduardo Vieira (Universidade Federal do Paraná), Claudemir de Quadros (Universidade Federal de Santa Maria - Rio Grande do Sul), Maria Staphanou (Universidade Federal de Santa Maria - Rio Grande do Sul), Ariclê Vechia (Universidade Tuiuti do Paraná - Curitiba).

Insomma, una collaborazione feconda e ricca di stimoli per noi, che ci auguriamo s'intensifichi e si arricchisca di sempre nuovi obiettivi e di sempre più efficaci iniziative nel prossimo futuro.

  • 1
    Vedere http://seer.ufrgs.br/index.php/asphe/article/view/44275/_13.
  • 2
    SPADAFORA, Giuseppe (ed.). Giovanni Gentile: la pedagogia, la scuola - atti del convegno di pedagogia (Catania, 12-14 dicembre 1994). Roma: Armando, 1997.
  • 3
    CHIOSSO, Giorgio; SANI, Roberto (orgs.). Dizionario biografico dell'educazione 1800-2000. Milano: Edi-trice Bibliografica, 2013, 2 v.
  • 4
    JULIA, Dominique. Riflessioni sulla recente storiografia dell'educazione in Europa: per una storia compa-rata delle culture scolastiche. In: Annali di storia dell'educazione e delle istituzioni scolastiche, 3, 1996, p. 119-148.

Publication Dates

  • Publication in this collection
    Aug 2016

History

  • Received
    15 Mar 2016
  • Accepted
    17 Apr 2016
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