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PER UN LEXICON POLITOLOGICO LATINOAMERICANO DE-COLONIALE: O HOMEM CORDIAL, ALTER EGO DELL’HOMBRE CORDIAL

FOR A DECOLONIAL LATIN AMERICAN POLITOLOGICAL LEXICON: O HOMEM CORDIAL, ALTER EGO OF EL HOMBRE CORDIAL

Riassunto

L’edizione critica del 2016 di Raízes do Brasil, nel ricomporre il corpus delle cinque edizioni pubblicate da Sérgio Buarque de Holanda tra il 1936 e il 1969, evidenzia come l’iniziale connotazione positiva della metafora o homem cordial trascolori in quella negativa. Le prime traduzioni – all’italiano (1954) e ispano-americano (1955) – apparvero quando il processo di ri-concettualizzazione della metafora non era ancora concluso. Una volta compiuto, e quando la metafora buarquiana si era già fissata nel portoghese della quotidianità come una polirematica, entrambe le lingue avrebbero conosciuto una seconda traduzione (2000 e 2016). In un’ottica cognitiva tali dati implicano che la mera traduzione letterale del sintagma possa non essere l’opzione più appropriata: semanticamente, el hombre cordial e o homem cordial portano in direzioni opposte e, inoltre, la prima metafora rimane funzionale alla ri-concettualizzazione della seconda. Specie nel contesto ispano-americano, la versione in portoghese del sintagma disambiguerebbe al meglio, invece di una retro-traduzione, lo iato concettuale, oramai definitivamente acquisto, fra le due metafore, permettendo di allertare, in una logica de-coloniale, circa la mutazione nel XX secolo di taluni gruppi di potere, da libertadores a élite reazionarie.

Parole chiave
Raízes do Brasil; El Hombre Cordial; O Homem Cordial; Linguistica Cognitiva; Traduzione; Retro-traduzione; Trad?re

Abstract

The 2016 critical edition of Raízes do Brasil, recomposing the corpus of the five editions published by Sérgio Buarque de Holanda between 1936 and 1969, makes it clear how the initial positive connotation of the metaphor o homem cordial has changed into a negative one. The first translations - into Italian (1954) and into Spanish-American (1955) - appeared when the re-conceptualization process of the metaphor was not yet complete. Once concluded, and when the Buarquian metaphor had already established itself in the Portuguese language as a polyrematic, both languages would have a second translation (2000 and 2016]. From a cognitive perspective, such data implies that the mere literal translation of the syntagma may not be the most appropriate option: semantically, el hombre cordial and o homem cordial lead in opposite directions and, moreover, the first metaphor remains functional to the reconceptualization of the second one. Especially in the Hispano-American context, the Portuguese version of the syntagma would better suit, instead of a back-translation, to fully disambiguate the conceptual hiatus, now definitively acquired, between the two metaphors, allowing to alert, in a de-colonial logic, on the mutation in the twentieth century of certain power groups, from libertadores to reactionary elites.

Keywords
Raízes do Brasil; El Hombre Cordial; O Homem Cordial; Cognitive Linguistics; Translation-Back-Translation; Trad?re

1. La metafora o homem cordial in un’ottica semantico-cognitiva

L’ottantesimo (1936-2016) dell’editio princeps di Raízes do Brasil di Sérgio Buarque de Holanda è coinciso con una rifioritura di studi che hanno segnato un momento di svolta nella conoscenza della storia del saggio e del dibattito da esso generato nel tempo in vari ambiti disciplinari. Alla luce di alcuni di essi ritorniamo sui temi di una ricerca già avviata altrove a partire da un approccio analitico traduttivo, intralinguale e interlinguale, con l’obiettivo di comprendere quale sia stata la ricezione internazionale dell’archetipo politologico o homem cordial. (BagnoBagno, Sandra. Lessicografia e identità brasiliana: dov’è “A nossa Vendéia”? Da Alcácer-Quibir a Vendéia: voci del “tempo di lunga durata” della “civiltà nazionale” brasilina. Padova: CLEUP, 2006. “Da civilização cordial de Ribeiro Couto ao homem cordial de Sérgio Buarque de Holanda”) Rapporteremo i principali dati emersi da quell’approccio a indicazioni desumibili da alcune branche della semantica cognitiva, prodiga nel suggerire nuove piste anche per chi si cimenti con le sfide poste dai processi traduttivi.

Partiamo dal presupposto che si è affermata negli ultimi anni:

[…] una concezione per cui le lingue umane naturali sono sistemi simbolici basati biologicamente, motivati cognitivamente, organizzati in grammatiche, ricchi affettivamente, condivisi socialmente. Se la linguistica in generale, intesa come lo studio del linguaggio e delle lingue, ha un fine conoscitivo […], la linguistica cognitiva si concentra proprio sui meccanismi cognitivi che stanno alla base della struttura della lingua e del comportamento linguistico, evidenziando i processi di acquisizione, elaborazione, produzione e comprensione della conoscenza, tramite pensiero, esperienza e sensi, in una parola: cognizione (cognition)

(Bazzanella 3Bazzanella, Carla. Linguistica cognitiva. Un’introduzione. Bari-Roma: Laterza, 2014.).

Fra i processi che convergono nel costituire il complesso sistema della cognizione, muoveremo da quelli della categorizzazione e concettualizzazione [Idem: 41 e segg] per comprendere come si sia delineato il rapporto fra il concetto buarquiano di homem cordial e quello di hombre cordial, cioè della metafora1 1 Per una disanima sulle teorie, sin dall’antichità, sulla metafora, V. Eggs, Ekkehard. “Metphor”. Historisches Wörterbuch der Rhetorik, Ueding, G. (a cura di). Tübingen: Max Niemeyer, 2001, Vol V. fissatasi precedentemente nel contesto ispano-americano con tutt’altro significato. Ma un significato che riemergerà in Brasile nel vivace dibattito sull’identità nazionale sviluppatosi, non solo in ambito storiografico, nello Stato di São Paulo già palesemente avviato dai primi anni del Novecento a divenire grande motore economico del Paese.

Muovendo dall’ambito disciplinare, il “Dossiê Sérgio Buarque de Holanda: 80 anos de Raízes do Brasil” pubblicato dalla Revista Brasileira de História (2016), manifesta una linea interpretativa del saggio più aderente, rispetto a quanto fosse possibile fare in passato, alle successive rielaborazioni avvenute durante la sua complessa storia. Rielaborazioni che sono state ricostruite dall’edizione della Companhia das Letras di Raízes do Brasil a cura di Lilia Moritz Schwarcz e Pedro Meira Monteiro (Holanda 2016Holanda, Sérgio Buarque de. Raízes do Brasil. A cura di Lilia Moritz Schwarcz e Pedro Meira Monteiro. Testo critico di Maurício Acuña e Marcelo Diego. São Paulo: Companhia das Letras, 2016.). Grazie a un impianto critico basato sulle edizioni a stampa e ricostruito da Maurício Acuña e Marcelo Diego, è possibile riflettere con maggior cognizione di causa anche sulle varie questioni poste dal saggio buarquiano quando venne veicolato negli ambiti linguistico-culturali che ne annoverano le prime traduzioni: quelli italiano e ispano-americano. Ambiti che conosceranno entrambi una seconda traduzione, come documentato nella sezione “Cronologia de Raízes do Brasil”:

1954 Publicação da primeira edição italiana, baseada na primeira edição brasileira, Alle radici del Brasile. Tradução de Cesare Rivelli. Roma: Fratelli Bocca. Biblioteca Mondiale Bocca, Scrittori Brasiliani.

1955 Publicação da edição em espanhol, baseada na primeira edição brasileira, Raíces del Brasil. Tradução de Ernestina de Champourcin. México, D.F.: Fondo de Cultura Económica. Colección Tierra Firme. […]

2000 Publicação da segunda edição italiana, baseada na terceira edição brasileira, de 1956, e intitulada Radici del Brasile. Tradução de Luciano Arcella, introdução e organização de Nello Avella, prefácio de Fernando Henrique Cardoso. Florença: Giunti. […]

2016 A editora Corregidor, da Argentina, anuncia a publicação de nova tradução de Raízes do Brasil em espanhol, a partir do texto definitivo de 1969. Raíces del Brasil. Tradução e introdução de Álvaro Fernández Bravo, posfácio de Pedro Meira Monteiro. Coleção Vereda Brasil

(Holanda 2016Holanda, Sérgio Buarque de. Raízes do Brasil. A cura di Lilia Moritz Schwarcz e Pedro Meira Monteiro. Testo critico di Maurício Acuña e Marcelo Diego. São Paulo: Companhia das Letras, 2016.: 360 e segg.).

La serie storica delle quattro traduzioni permette di focalizzare un interrogativo nodale: come tradurre in un’altra lingua e cultura un saggio incardinato su una metafora semanticamente così complessa come o homem cordial? Cercare risposte implica, com’è noto, rapportarsi innanzitutto col fatto – lo ricorda Meira Monteiro – che la metafora si era precedentemente configurata nell’ambito di più paesi ispano-americani come “El hombre cordial, un concepto latinoamericano” (Monteiro 225-245Monteiro, Pedro Meira. “El hombre cordial, producto latino-americano”. Raíces del Brasil, Holanda, Sérgio Buarque de. Buenos Aires: Corregidor, 2016, pp. 225-245.).

2. Raízes do Brasil, un unicum nel panorama storiografico brasiliano

Nell’introduzione di Ângela di Castro GomezGomez, Ângela de Castro. “Apresentação”. Dossiê Sérgio Buarque de Holanda: 80 anos de Raízes do Brasil. Revista Brasileira de História. v. 36. N. 73, (2016): 13-18. <https://www.scielo.br/pdf/rbh/v36n73/1806-9347-rbh-36-73-00013.pdf> [Consultato il 25 agosto 2020]
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al succitato Dossíê un’inequivocabile valutazione di merito sintetizza la portata dell’impulso innovatore che lo storico paulistano ha esercitato nel Novecento:

Na historiografia, Sérgio Buarque de Holanda se afirmaria – como certamente desejou desde os anos 1950 – entre as maiores referências da disciplina, talvez ao lado, apenas, de Varnhagen e Capistrano de Abreu

[Cit.: 14].

Accordato un ruolo preminente a questi tre nomi, la studiosa prosegue nel proprio bilancio:

Nem tanto, me parece, de Caio Prado Júnior, cuja contribuição não tem, até hoje, o status que a de Sérgio Buarque ganhou. Quanto a Oliveira Vianna, para retomar as referências de Antonio Candido em seu famoso prefácio à 5ª edição de Raízes do Brasil, de 1969, o caminho seguiu outro curso. Nas ciências sociais, ambos são reconhecidos entre os maiores pensadores da sociedade brasileira, formando com Alberto Torres, Sílvio Romero, Azeredo Amaral, e outros, um conjunto de intérpretes decisivos para o contexto histórico anterior à redemocratização de 1945. Porém, de antípoda de Sérgio Buarque, Oliveira Vianna, foi se tornando seu interlocutor, o que deu mais dinamismo às análises sobre esses autores e permitiu melhor conhecimento do campo intelectual das décadas de 1930 e 1940

[Id. Ibid.].

3. O homem cordial fra semantica ad enciclopedia e traduzione

La classifica proposta, si concordi o meno con essa, è esito di un processo cognitivo che, se inquadrato in una semantica ad enciclopedia (BazzanellaBazzanella, Carla. Linguistica cognitiva. Un’introduzione. Bari-Roma: Laterza, 2014.cit.: 61 e segg), offre elementi chiarificatori anche rispetto a una riflessione di ambito metodologico traduttivo. Nel richiamare alla memoria i titoli dei rispettivi saggi, quella classifica evoca uno specifico nucleo di conoscenze dal quale emerge, e non soltanto presso la comunità scientifica, che, al di là delle differenti tesi sostenute da ciascuno storico, Raízes do Brasil costituisce un unicum per più motivi. Consideriamone due, consacrati fra i più significativi da una vasta letteratura non solo disciplinare, e che sono di primaria importanza anche per chi si accinga a definire una linea metodologico-traduttiva.

Il primo motivo è la storia stessa del saggio. Essa è caratterizzata da un forte tratto dinamico che si esprime in un limae labor di oltre trent’anni, calibrato sulla messa a fuoco del passato, appunto le raízes del Paese, ma più volte riletto rispetto agli sviluppi di una contemporaneità compresa fra due regimi dittatoriali, tra la prima e la seconda metà del Novecento. Il secondo motivo è che in quel dinamismo si riconosce la progressiva messa a punto di un profilo di homem cordial che, da un preciso momento storico, comincia a cambiar pelle, a trascolorare, suscitando sconcerto fra i contemporanei. Perché inizia a porre in dubbio il senso della metafora così come fino allora attestata non solo nel più ampio contesto ispano-americano. Dove, in base a meccanismi cognitivi socialmente condivisi, essa veniva interpretata come connotata in termini positivi. Meccanismi appunto condivisi, o condivisibili o comunque da chiunque decodificabili intuitivamente, posto che sino a quel momento il concetto di homem cordial era coinciso con una metafora costituita da un sintagma dall’accezione composizionale, nella quale l’aggettivo (cordial) connotava la testa del sintagma (homem) in termini “ovviamente” positivi.

4. O homem cordial, la dominante

Invece dall’edizione del 1948, pur mantenendone linguisticamente immutato il significante, Raízes do Brasil inizia a destrutturare quel concetto al punto da mettere in dubbio la tesi documentata in particolare nello scritto “El hombre cordial, producto americano”, circolato internazionalmente pochi anni prima vergato, in portoghese, dal brasiliano Ruy Ribeiro Couto nel 1931, e pubblicato nel 1932 (col solo titolo in spagnolo) dal messicano Alfonso Reyes nel suo Correo Literario (BagnoBagno, Sandra. “Da civilização cordial de Ribeiro Couto ao homem cordial de Sérgio Buarque de Holanda”. Revista Brasileira. Rio de Janeiro: Academia Brasileira de Letras, (2019): 119-136. <https://www.academia.org.br/sites/default/files/publicacoes/arquivos/revista_brasileira_099_internet.pdf> [Consultato il 14/05/2020]
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“L’hombre cordial, producto americano di Ruy Ribeiro Couto nella mediazione traduttiva di Alfonso Reyes”).

Gli studiosi sono soliti ricondurre la tesi ribeiriana al noto articolo “El triunfo de Calibán” pubblicato a Buenos Aires nel 1898: nel quale, per denunciare l’azione degli Stati Uniti nell’America centrale, il nicaraguense Rubén Darío aveva opposto alla “barbárie” del “Tío Sam” la nobiltà di ideali dei popoli d’America di impronta latina, idealmente rappresentati dall’hombre cordial. (Darío 451-455Darío, Rubén. “El triunfo de Calibán”. Revista Iberoamericana. Jáuregui, C. (Ed. y Notas), Vol LXIV, nº. 184-185, Julio Diciembre (1998): 451-455. <https://revistaiberoamericana.pitt.edu/ojs/index.php/Iberoamericana/issue/view/261/showToc> [Consultato il 20 agosto 2020]
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)

È ancora difficile dire in quali termini questa metafora si sarebbe più o meno fissata nell’ispano-americano della quotidianità. Certo è che all’inizio degli anni Trenta Ribeiro Couto la rivalorizza da una prospettiva brasiliana, al punto da farne paradigma di riferimento per auspicare progettualità fondate su un’azione politica congiunta. E, questa volta, da parte di una Família di Homens Cordiais che includesse anche un Brasile fino ad allora rimasto invece estraneo, in buona sostanza, ai disegni politici maturati nel corso dell’Ottocento a partire da uno specifico nucleo di paesi ispano-americani. Disegni le cui figure emblema è giocoforza ipotizzare che risalissero, nell’immaginario collettivo e nella comune coscienza culturale dei paesi ibero-americani, ai Simón Bolivar, i Libertadores.

Dunque, come rendere traduttivamente, dal portoghese di Raízes do Brasil ad altri ambiti linguistico-culturali, un così complesso nucleo concettuale sotteso al saggio ma scontato solo per chi operi a livello specialistico? Un traduttore, soppesato il testo buarquiano, non può che assumere la metafora o homem cordial come dominante (ToropTorop, Peeter. La traduzione totale. Traduzione di Bruno Osimo. Milano: Feltrinelli, 1995). Da sviscerare, però, innanzi tutto in termini intralinguali. Secondo un processo che induce a rapportarsi, da un lato, col significante e, dall’altro, col suo significato, inquadrati entrambi rispetto a un’opposizione (ovviamente teorica) che

[…] rimanda a due repertori differenziati delle nostre conoscenze, dove il dizionario costituirebbe l’insieme circoscritto delle conoscenze costitutive del significato, mentre l’enciclopedia rappresenterebbe l’insieme generale delle conoscenze sul mondo, di natura fattuale e potenzialmente aperto, se non illimitato

(Violi. 87Violi, Maria Patrizia. Significato ed esperienza. Milano: Bompiani, 1997.).

Poiché privilegiare il repertorio di conoscenze dizionariale potrebbe andare a scapito di quello enciclopedico, la soluzione interlinguale ottimale dovrebbe contemplare la preliminare ricomposizione dei due repertori: ma come fare rispetto a una dominante che ha continuato a trascolorare nel tempo?

5. O homem cordial, chave e desfecho

Ritorniamo alle due ragioni che fanno di Raízes do Brasil un unicum. Come detto, l’edizione critica consente di ripercorrere la storia di un saggio la cui editio princeps, via via integrata da un apparato di note sempre più importante, subirà vari rimaneggiamenti, ora più ora meno sostanziali. Ad essi corrispondono le cinque edizioni pubblicate nel 1936, 1948, 1956, 1963 e 1969. L’impianto critico consente, attraverso un apparato di note che segnala le varianti testuali di ciascuna edizione, di partire dall’ultima e, a un tempo, andare a ritroso rendendo possibile leggere la sequenza delle edizioni come un unico corpus. In quest’ottica il saggio disvela una serie di elementi caratterizzanti. Tra essi sono riconoscibili le singole varianti con cui lo storico paulistano ricalibra sapientemente il rapporto fra una tarsìa di altri tropi (Garavaglia 2010Garavaglia, Bice Mortara. Il parlar figurato. Manualetto di figure retoriche. Bari-Roma: Laterza, 2010.: 5) e o homem cordial: la metafora che, mentre dal 1948 d’improvviso inizia a trascolorare, rimane sempre baricentrica, fungendo da anello di congiunzione edizione dopo edizione.

La peculiarità, in un saggio di natura storiografica, di un tale reticolo di tropi è stata più recentemente ribadita, in linea con quanto già ampiamente evidenziato rispetto ad altri profili disciplinari, nei seguenti termini:

Temos a impressão, inclusive, de que tudo nessa obra de Buarque de Holanda se resolve do ponto de vista metafórico e que a sua compreensão fica comprometida se não acompanharmos atentamente estes jogos de linguagem. Motivos existem de sobra em favor desta opinião. Desde o título, o ardil metafórico desafia-nos. Enfim, os que são raízes em seu sentido histórico, o que é ser ladrilhador ou semeador historicamente falando, quais os caminhos e fronteiras onde a história tece seus fios (outra metáfora), qual a forma histórica desta metáfora do coração que é o homem cordial, chave e desfecho de todo o empreendimento histórico da obra Raízes do Brasil e de reconhecimento da identidade nacional

(Decca, 425Decca, Edgar Salvadori de. “As Metáforas da identidade em Raízes do Brasil”. Vária História, Belo Horizonte, vol. 22, nº 36, (2006): 424-439. <https://www.scielo.br/pdf/vh/v22n36/v22n36a10.pdf> [Consultato il 18 agosto 2020]
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. Nostro l’italico).

Da quel riaggiustare i dosaggi, facendo sì che l’un troppo si proietti concettualmente sull’altro, si evincono in prima istanza almeno due registri retorico-stilistici. Da un lato vi è il nucleo delle metafore che concettualmente chiunque può direttamente decodificare, a cominciare dal titolo (Raízes do Brasil). Dall’altro, vi è o homem cordial, la metafora che su tutte sovrasta e il cui significato, però, nell’editio princeps induceva a processi cognitivi ancora in linea con quelli indotti, pochi anni prima, dall’hombre/homem cordial del testo ribeirano/reyano e, indietreggiando, dall’hombre cordial dariense. E sebbene a livello concettuale la metafora venisse nel 1936 nuovamente streched2 2 Nel descrivere “la natura concettuale della metafora”, il processo dello stiramento a cui essa viene di volta in volta sottoposta è da Bazzanella sinteticamente riferito nei seguenti termini: “Sembra che la fluidità dei concetti possa essere considerata come il ‘cuore’ della mente, il nucleo dell’intelligenza. I concetti devono poter essere streched, stirati per poter essere usati” [Cit., 94]. Per una più approfondita analisi, v. Hofstadler, Douglas R.The fluid analogies research group 1995. Fluid concepts and creative analogies, computer models of the fundamental mechanisms of thought. New York: Basic Books, 1995. , stirata da Buarque de Holanda, essa comunque rimaneva intuitivamente decodificabile, configurandosi come un nuovo segmento semantico che si aggiungeva al fil rouge costituito dai precedenti segmenti.

Improvvisamente, com’è noto, dalla successiva edizione (1948) quello stesso significante o homem cordial iniziava a disorientare erodendo l’unitarietà concettuale data, cognitivamente, dalla piena coerenza fra le logiche dizionariali ed enciclopediche brasiliane (oltre che ispano-americane). Ma mentre, così facendo, il nuovo concetto di homem cordial iniziava a gettare un’ombra sulla reale fattibilità, nel mutato contesto storico post-bellico, di progetti politici all’insegna dell’originaria metafora, nel contempo quest’ultima non smetteva di fare da sfondo, evocando una propria dimensione enciclopedica di conoscenze a tal punto vasta da imporre di aprirsi a un orizzonte latitudinale che va dal Messico alla Patagonia.

6. La ri-metaforizzazione buarquiana, una questione traduttiva

Non stupisce pertanto che – in quel provocatorio abbinare cognitivamente i due versanti ibero-americani e, a maggior ragione, da quando si sarà concluso il processo di ri-metaforizzazione – la metafora o homem cordial cominciasse a prendere piede pure nel portoghese della quotidianità sino a divenire, nei successivi decenni, una polirematica. Esito questo di un processo retoricamente assai efficace, basato su un inedito effetto chiaroscuro: quello di un hombre cordial con la sua positività visto in controluce rispetto a un homem cordial connotato da negatività. Processo esplicitamente indotto da Buarque de Holanda nel cap. V dal titolo “O homem cordial” (Holanda 183-202Holanda, Sérgio Buarque de. Raízes do Brasil. A cura di Lilia Moritz Schwarcz e Pedro Meira Monteiro. Testo critico di Maurício Acuña e Marcelo Diego. São Paulo: Companhia das Letras, 2016.), aprendo con ciò a implicazioni sulle quali da tempo gli studiosi s’interrogano per cercare di disvelare i molti piani della tesi buarquiana.

Esula dal nostro obiettivo verificare sino a che punto un saggio, che fin dal titolo si propone come storiografico, possa dirsi, nella concatenazione delle sue argomentazioni, di impianto retorico (aggettivo da intendersi, nuovamente, nel senso nobile del termine). Né intendiamo in questa sede catalogare i tropi che via via andranno a costituire, nella versione definitiva, le colonne vertebrali (Danesi 41Danesi, Marcel. La metafora nel pensiero e nel linguaggio. Brescia: La Scuola, 2003.) della ri-metaforizzazione, ossia della ri-concettualizzazione buarquiana in un significante mantenuto immutato. Per la definizione di una linea metodologica intralinguale, in vista di quella interlinguale, è significativo che l’inversione di rotta buarquiana alla fine spezzi di netto quello storico fil rouge, ma non per sminuirne l’importanza. E, quindi, che l’originario rapporto significante/significato venga soppiantato da uno nuovo, e che la metafora a sua volta si tramuti in una denuncia, questa volta verso nemici, anzitutto interni ai Paesi ispano-americani. Esito ottenuto da Buarque de Holanda introducendo man mano nuovi dati, tra testo e note, perché si potesse comprendere come fosse avvenuta nel tempo la mutazione genetica, dal punto di vista antropologico-politico, che avrebbe portato l’hombre cordial ottocentesco a rivelarsi ben altro nel Novecento: un homem cordial spregiudicato, élite che avrebbe fatto della cordialidade una scaltrita arma politica per garantire a sé e ai propri sodali lo status quo.

Non stupisce pertanto che, trasceso il circuito terminologico specialistico grazie al marchio provocatorio impresso al significante dal 1948 in poi, non soltanto o homem cordial ma anche i significanti della metafora scarnificata, cordial e cordialidade, si siano prestati nel Novecento – e si prestino a maggior ragione oggi – a una vasta casistica di jogos de linguagem, come ricordato da Decca. Jogos ricorrenti spesso nella polemica politica, talvolta anche all’insegna di una compiaciuta ambiguità, proprio in ragione della storia della metafora che, fra il 1936 e il 1948, subisce un’inversione di rotta sino a divenire o homem cordial buarquiano metafora alter ego dell’hombre cordial dariense. E jogos che di certo non possono essere sfuggiti a chi abbia dovuto cimentarsi nel tempo con la traduzione del saggio.

Proviamo allora a ipotizzare quali difficoltà la ri-metaforizzazione buarquiana possa aver comportato, in sede di traduzione come banco di prova, rispetto alle due succitate lingue, l’italiano e l’ispano-americano. Ossia laddove il gap traduttivo linguistico, seppure in modi differenti, è irrisorio: da o homem cordial all’italiano l’uomo cordiale e all’ispano-americano el hombre cordial. Appare così evidente che la vera questione è un’altra: quali gaps concettuali si sono prospettati, rispetto a un significante immutato, a chi doveva “tradurre” la ri-concettualizzazione di una metafora che continua ad essere oggi più che mai viva pure nel contesto giornalistico perché, nella lingua portoghese, viva lo era da tempo3 3 Ricorriamo alla classificazione proposta da Casadei, Federica. Metafore ed espressioni idiomatiche. Uno studio semantico sull’italiano. Roma: Bulzoni, 1996. Essa distingue, da un lato, fra metafore vive, inedite e innovative, e, dall’altro, quelle morte, convenzionali o poco originali (74–75). V. anche Ricoeur, Paul. La metafora viva. Milano: Jaca Book. 1981. , ma in quanto, originariamente, traduzione letterale della metafora parola d’ordine el hombre cordial irradiatasi dal contesto giornalistico ispano-americano.

7. Lo stigma degli “juegos de daca y toma com el Uncle Sam”

A questo punto è inevitabile chiedersi cosa potesse significare per Buarque de Holanda entrare a sua volta, all’insegna di quella metafora oltre trent’anni dopo Darío, nell’agone del dibattito storico-politologico del proprio tempo. Il fatto che, dopo il santista Ribeiro Couto, anche il giovane paulistano avesse palesato, con l’editio princeps, di abbracciare la causa la cui parola d’ordine era la metafora el hombre/o homem cordial riconducibile alla denuncia dariense, ha più volte indotto gli studiosi a interrogarsi sull’iniziale posizione politica buarquiana. Argomento che, a nostro avviso, porta alla questione di fondo, e della massima importanza anche per un ipotetico traduttore, perché, in un saggio storiografico-politologico, attiene alle strutture portanti, categoriali. Ribadire nel 1936 una presa di posizione all’insegna del fil rouge, che riconduce quanto meno all’hombre cordial dariense come pre-segmento semantico forte, cosa poteva significare rispetto a processi linguistici cognitivi [Nicoletti e Rumiati 2011Nicoletti, Roberto; Rumiati, Rino. I processi cognitivi. Bologna: il Mulino 2011.] che necessariamente vedevano interfacciarsi i repertori sia dizionariali sia enciclopedici sia luso-americani sia ispano-americani?

Un primo importante elemento è desumibile, innanzitutto, dalle parole che lo stesso Darío aveva pronunciato contro il Brasile nel 1898. Nel ripercorrere, a volo d’uccello, il panorama geopolitico delle Americhe a Sud degli Stati Uniti, il nicaraguense aveva amaramente concluso:

Esas pobres repúblicas de la América Central ya no será con el bucanero Walker com quien tendrán que luchar, sino com los canalizadores yankees de Nicaragua; México está ojo atento, y siente todavia el dolor de la mutilación; Colombia tiene su istmo trufado de hulla y fierro norteamericano; Venezuela se deja fascinar por la doctrina de Monroe y lo sucedido en la pasada emergência com la Inglaterra, sin fijarse en que com doctrina de Monroe y todo, los yankees permitieron que los soldados de la reina Victoria ocupasen el puerto nicaraguense de Corinto; en el Perú hay manifestaciones simpáticas por el triunfo de los Estados Unidos; y el Brasil, penoso es observarlo, há demonstrado más que visible interés en juegos de daca y toma com el Uncle Sam

(DaríoDarío, Rubén. “El triunfo de Calibán”. Revista Iberoamericana. Jáuregui, C. (Ed. y Notas), Vol LXIV, nº. 184-185, Julio Diciembre (1998): 451-455. <https://revistaiberoamericana.pitt.edu/ojs/index.php/Iberoamericana/issue/view/261/showToc> [Consultato il 20 agosto 2020]
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cit.: 454. Nostro l’italico).

Quindi, è verosimile ipotizzare che giudizi così poco lusinghieri posteriori alla prima Conferenza panamericana di Washington (1889-90) fossero avvertiti da taluni, a maggior ragione nell’humus modernista brasiliano degli anni Trenta, come uno stigma infamante. E che, a quanti avessero a cuore l’avanzamento politico, economico e sociale del proprio paese, quei giudizi imponessero, innanzitutto, una chiara scelta di campo: schierarsi o a favore o contro la propria America. In quest’ottica, anche il solo silenzio avrebbe chiaramente significato ritenere pressioni imperialiste, più o meno nuove, come legittime.

8. El hombre cordial dariense come paradigma matrice

Una scelta di campo in linea con dettami modernisti, che valorizzasse innanzitutto voci espressione del cammino percorso in oltre un secolo di indipendenze, non poteva materializzarsi che ricorrendo, a livello di lessico politologico, a paradigmi storicamente americani. E, fra essi, primeggiava appunto quello della metafora el hombre cordial rilanciata a fine Ottocento come estrema sintesi dei dibattiti e delle lotte per le indipendenze che avevano portato la Nuestra/Nossa América allo stadio da cui avrebbe preso le mosse Buarque de Holanda. In tal modo per el hombre cordial – tradotto letteralmente, o homem cordial – veniva sancito lo status di paradigma storiografico-politologico de-coloniale.

Pertanto, quel riagganciarsi, da parte dei due paulistas a distanza di un lustro l’uno dall’altro, alla metafora dariense come paradigma matrice poteva significare, nel rilanciarla a loro volta, condividere l’indignata reazione del nicaraguense? E significava ripudiare nuovamente, oltre trent’anni più tardi, logiche fondate su “juegos de daca y toma con el Uncle Sam”? E nel ribadire l’unitarietà concettuale della metafora hombre/homem cordial c’era anche la loro personale adesione a un irrinunciabile principio di fondo: la conferma dello spirito di fratellanza, nel nome di un comune passato, fra i paesi della Nuestra/Nossa América?

Se così fosse – posto che, quanto al Brasile, categorie d’importazione anche dalla stessa Francia dei Lumi avevano già dimostrato, da Canudos in poi, la loro disumanità come aveva dimostrato Euclides da Cunha con Os Sertões – è giocoforza ipotizzare che el hombre cordial fosse cognitivamente percepito come fondamentale paradigma antropologico-politico della Nuestra/Nossa América intesa come macroregione unitaria in progressiva formazione. Continuava, infatti, a rivelarsi doppiamente calzante anche al banco di prova delle voci di un tempo di lunga durata di braudeliana memoria (BagnoBagno, Sandra. “L’hombre cordial, producto americano di Ruy Ribeiro Couto nella mediazione traduttiva di Alfonso Reyes”. Cadernos de Tradução. V. 40, N. 2, (2020): 131-152. DOI https://doi.org/10.5007/2175-7968.2020v40n2p131. <https://periodicos.ufsc.br/index.php/traducao/article/view/73951/43254> [Consultato il 12/03/2020]
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Lessicografia e identità brasiliana: dov’è “A nossa Vendéia”? Da Alcácer-Quibir a Vendéia: voci del “tempo di lunga durata” della “civiltà nazionale” brasilina): perché permetteva, da un lato, di guardare al passato alla luce della già conquistata de-colonizzazione dall’Europa e, dall’altro, di rivolgersi al futuro con nuove progettualità, evitando il rischio di una qualunque sempre possibile altra forma di colonizzazione. E rapportarsi nuovamente a quella metafora un anno prima dell’instaurazione dell’Estado Novo cosa poteva comportare, osservando la realtà del proprio tempo rispetto ai tempi lunghi della storia? che dalla realtà effettuale (di machiavelliana memoria) si dovesse evincere che, gradito o meno che fosse, non si potesse che prendere atto della presenza del leader del momento con l’auspicio, almeno, che Getúlio Vargas operasse politicamente come uomo d’azione coerente con i valori il cui capostipite era da riconoscersi storicamente nel generalísimo, el Libertador Simón Bolivar?

9. L’indispensabile mediazione traduttiva lungo due vettori

Questioni, quelle precedenti, che meriterebbero ulteriore approfondimento, in particolare rispetto all’editio princeps in quanto anteriore alla seconda Guerra mondiale. Destinata a divenire uno dei prototesti, essa avrebbe veicolato l’interpretazione buarquiana rispetto a un’epoca in cui l’impatto di ideologie e forme politiche ancora una volta provenienti dall’Occidente/Europa minacciava di destabilizzare anche quanto già conquistato dai Libertadores. Nodo concettuale, questo, da sciogliere anche rispetto a chi, da traduttore, debba comprendere come le successive edizioni di Raízes do Brasil, nel divenire altrettanti potenziali prototesti, rispecchiassero invece altri scenari geopolitici. A cominciare da quello sotteso all’edizione del 1948 che prende atto del mutato scacchiere internazionale posteriore al secondo conflitto mondiale. Conflitto scatenato dall’Occidente/Europa ancora colonialista che, rispetto all’Atlantico, minacciava l’Occidente che per primo aveva combattuto quel colonialismo, l’Occidente/Americhe.

La Storia avrebbe decretato la vittoria di quest’ultimo. Ma con uno schieramento bellico che, quanto alle Americhe, vedeva al fianco di quel bárbaro Uncle Sam Calibán anche il Messico e il Brasile(!), in un fronte unito contro fascismo e nazismo per la salvaguardia dei valori dell’Occidente/ Americhe, sia di matrice anglosassone sia di matrice latina, incardinati in repubbliche democratiche fondate sul pieno diritto all’autodeterminazione.

La guerra fredda, nuova forma di conflitto fra le due super potenze dell’epoca, Stati Uniti e Unione Sovietica, avrebbe pesantemente marchiato la Nuestra/Nossa América. E col dilagare in essa delle dittature, in quella seconda metà del Novecento, emergeranno le responsabilità di molte élite locali con la loro cordialidade. È quanto si evince, in particolare a ri-concettualizzazione compiuta, dall’edizione definitiva di Raízes do Brasil, pubblicata nel 1969, all’indomani della promulgazione in Brasile dell’Ato Institucional n. 5.

In un’ottica traduttiva, dunque, la complessità delle implicazioni concettuali evocata dall’originario fil rouge della metafora el hombre cordial – da porsi necessariamente in controluce rispetto alla biforcazione semantica (ante e post 1948) dell’homem cordial buarquiano – comporta inevitabilmente per il traduttore una mediazione lungo due vettori. Un vettore tecnicamente linguistico, fra prototesto e metatesto, che non può che intersecare l’altro vettore, auspicabilmente affidato agli strumenti della mediazione paratestuale a fungere da ponte. Purché sia stata preliminarmente risolta la questione nodale: come tradurre in un altro ambito linguistico-culturale o homem cordial, la metafora cardine che trascolora nel tempo. Sempre che non si voglia continuare a considerare come miglior opzione la mera traduzione letterale, solo perché un traduttore sarebbe indotto a prendere a riferimento prioritariamente i repertori dizionariali.

10. I limiti del mero tradurre e retro-tradurre: quattro traduzioni per un modello di analisi come case study

I dati sin qui desunti dall’approccio semantico-cognitivo permettono di delineare un modello di analisi rispetto alle quattro succitate traduzioni come case study. Nel quale è l’edizione buarquiana del dopoguerra (1948) a fungere da prototesto discrimine, configurando due percorsi in direzioni opposte sul crinale storico. Lungo il quale la metafora ottocentesca el hombre cordial e quella novecentesca o homem cordial traggono reciproca definizione semantica l’una dall’altra, permettendo di rileggere, dall’angolo visuale della Nossa/ Nuestra América, un arco temporale di oltre un secolo e mezzo di storia dell’agire politico. E quindi, rispetto a una teorizzazione politologica a beneficio comune, il contributo di una rilettura da una prospettiva brasiliana non può non risentire, fra l’altro, dell’essere stata più a lungo di altri paesi segnata dallo schiavismo.

In quest’ottica l’editio princeps, risospinta verso un hombre cordial dal piglio ottocentesco alimentato da ideali politici tipicamente romantici, chiude un ciclo storico. Mentre, in una visione prospettica sempre più invertita, le edizioni successive proiettano sul Novecento le ombre inquietanti di politiche imposte da un homem cordial più che disposto a tradire quegli originari ideali pur di salvaguardare ciò che, nel frattempo, ha trasformato in privilegio. Pertanto l’ultima edizione di Raízes do Brasil – nel riportare il focus sullo scenario che nell’Occidente/Americhe rivede, a Nord, gli Stati Uniti egemoni reimporre in modi nuovi alla Nossa/Nuestra América la vecchia linea della «doctrina de Monroe», già denunciata da Darío – è quella che nel 1969 consente a Buarque de Holanda di delineare compiutamente un nuovo paradigma. Solo da una prospettiva rovesciata, che permetta di risalire dal Novecento all’Ottocento, la metafora homem cordialhombre cordial può esprimere la sua piena funzionalità di paradigma storico-antropico-politologico de-coloniale identitario della Nossa/Nuestra América. Di conseguenza, va da sé che paradigmi politologici d’importazione passino in secondo piano. Specie quelli provenienti dal Vecchio Occidente/Europa, sempre meno utilizzabili perché ab imis meramente funzionali a colonialismi e nazionalismi ormai archiviati dalla Storia.

Ma allora – ritornando alla questione nodale – come ‘tradurre’ un nucleo cognitivo fondato su un’iniziale duplice e contestuale versione linguistica di uno stesso significante el hombre/o homem cordial (concettualmente ottocentesco) che a metà Novecento, in Brasile, si divaricherà in due metafore, nello stesso significante o homem cordial, tra esse concettualmente opposte ma complementari?

Ritorniamo alle implicazioni di quell’iniziale contestualità ribeiriana/reyana che induceva a interfacciare, dal punto di vista cognitivo, i repertori ispano-americano e luso-americano. Leggere le cinque edizioni di Raízes do Brasil come un corpus permette, ora, di ricomporne la continuità storica. Nella quale, rapportato al percorso ispano-americano, l’homem cordial dell’editio princeps, concettualmente risospinto verso l’Ottocento, costituirebbe una sorta di epigono dell’epoca della de-colonizzazione realizzata dai libertadores, gli hombres cordiales in lotta contro nemici esterni. Rapportato, invece, al percorso luso-americano, l’homem cordial delle edizioni dal 1948 in poi è esito della progressiva messa a fuoco del profilo del nemico interno: cioè di chi, ottenuta nel secolo precedente la libertà per il proprio paese, nel secolo successivo ne tradirà le aspettative di libertà e di giustizia sociale.

Proviamo allora a rapportare questi dati alla serie storica del nostro case study, cominciando dalle traduzioni degli anni Cinquanta. Se si parte da un metatesto che ha come prototesto l’editio princeps, una traduzione letterale all’italiano (da o homem cordial a l’uomo cordiale) non pone alcun problema al fruitore, portato a reagire anch’egli come già Ribeiro Couto e Alfonso Reyes. Perché, rispetto alla propria lingua e cultura, anche il fruitore italofono è indotto, dal punto di vista cognitivo, a interpretare la metafora in termini positivi. E quanto all’ispano-americano, la retro-traduzione (da o homem cordial a el hombre cordial) sortirebbe un effetto ancor più congruo perché riaffermerebbe, dal punto di vista cognitivo, la quadratura dello spazio concettuale della metafora el hombre cordial come paradigma politologico matrice della/nella Nuestra/Nossa América, indipendente grazie a libertadores /hombres cordiales.

Non altrettanto però può dirsi quando, a fungere da prototesto, sia una qualunque delle successive edizioni. Sul fronte italiano, ambiguità semantiche sarebbero inevitabilmente alimentate dalla mera traduzione letterale (l’uomo cordiale) di una metafora da leggersi invece con connotazioni negative, contrariamente a quanto il fruitore continuerebbe ancor oggi ad aspettarsi rispetto a entrambi i repertori della propria lingua. Come peraltro riscontrato già nel peritesto vergato da Nello Avella nel volume Radici del Brasile, in particolare nella locuzione «Il ritorno del ‘Maestro cordiale’». (BagnoBagno, Sandra. “Da civilização cordial de Ribeiro Couto ao homem cordial de Sérgio Buarque de Holanda”. Revista Brasileira. Rio de Janeiro: Academia Brasileira de Letras, (2019): 119-136. <https://www.academia.org.br/sites/default/files/publicacoes/arquivos/revista_brasileira_099_internet.pdf> [Consultato il 14/05/2020]
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, “Da civilização cordial de Ribeiro Couto ao homem cordial de Sérgio Buarque de Holanda”, 152) E sul fronte ispano-americano, la mera retro-traduzione di o homem cordial – cioè il ritorno sic et simpliciter a el hombre cordial – può addirittura indurre, dal punto di vista cognitivo, ad alee di ambiguità presso tipologie di fruitori che non conoscano (legittimamente) la complessa traiettoria della storia della metafora delineatasi in Brasile.

Preso atto delle questioni emerse, quali soluzioni adottare rispetto a potenziali fruitori di una traduzione di Raízes do Brasil da volersi pubblicare mentre si susseguono le celebrazioni dei bicentenari di processi avviati dai Libertadores/Hombres cordiales? Soluzioni che non potrebbero non tenere in conto che le aspettative libertarie di tali processi avrebbero conosciuto battute d’arresto perché in più casi tradite da homens cordiais, dato delineato a partire dalla riconfigurazione geopolitica posteriore al secondo conflitto mondiale.

11. Traděre, soluzione ottimale

Ulteriori elementi rispetto a tale quesito emergono dal case study. Innanzi tutto, va da sé che le soluzioni adottate nei primi metatesti devono comunque essere lette rispetto a una fase della ri-concettualizzazione, ancora in fieri negli anni Cinquanta, dell’homem cordial come alter ego dell’hombre cordial. Quanto ai successivi metatesti – e quello italiano del 2000 è comunque ben anteriore all’edizione critica (2016) – andrebbe messo a punto un approccio analitico adeguatamente articolato in funzione dei rispettivi contesti storici.

Ma cosa invece si potrebbe desumere dalle piste offerte dalla semantica cognitiva, rispetto a sempre possibili nuove traduzioni, ovviamente a partire dall’edizione del 1969? E come evitare alee di ambiguità sulla falsa riga di quelle assai note registrate nel corso del Novecento nello stesso Brasile? Se si comparano i due differenti processi azionati dalla dominante o homem cordial (sia ante che post 1948) con quelli azionati dall’altra celebre metafora nel Cap. V – valores cordiais – quei processi traggono da quest’ultima ulteriori conferme. Perché balza agli occhi come Buarque de Holanda suggerisca, grazie alla metafora valores cordiais come prisma, un potenziale campo d’indagine che risalga ben oltre l’Ottocento. Prisma il cui ventaglio semantico è pienamente decodificabile solo in rapporto diretto con la ri-metaforizzazione di o homem cordial.

Quindi la scelta di operare, indistintamente, solo con mere traduzioni e retro-traduzioni potrebbe continuare a generare, come accennato, nuove ambiguità. Evitabili invece se, a partire dalla dominante, si optasse per un’altra scelta: quella del traděre, cioè del consegnare (Angelini 1377Angelini, Gino. Nuovo Dizionario Latino-Italiano. Milano-Roma-Napoli-Città di Castello: Società Editrice Dante Alighieri, 1963.) in primis il titolo del Cap. V., O Homem cordial, in portoghese. Lingua dalla quale la metafora azionerebbe un processo cognitivo a cascata. Differenziare gli interventi traduttivi consentirebbe di materializzare soluzioni, calibrate rispetto alla reciprocità dei repertori dizionariali ed enciclopedici luso-americani e ispano-americani, contribuendo così a fattivamente allineare le forme di mediazione fra metatesto e apparato paratestuale.

Quanto al contesto ispano-americano, traděre o homem cordial non mancherebbe di rivalorizzare, cognitivamente azionato dal contrasto linguistico, il fil rouge che fa capo all’hombre cordial dariense. Metafora che il fruitore ispanofono dovrebbe ritrovare, per effetto in questo caso della retro-traduzione, in “ ‘el hombre cordial’ ”: laddove cioè Buarque de Holanda cita, non a caso tra virgolette, l’uso, ossia lo stiramento della metafora a sua volta fatto da Ribeiro Couto rispetto a quello dariense. In quest’ottica, nello stiramento/ri-concettualizzazione buarquiani delle metafore O homem cordial/valores cordiais si configura la sintesi di un secolo e mezzo di lotte per la de-colonizzazione. Se consegnate in portoghese, opzione che di certo non comporta alcun gap traduttivo per un ispano-americano, esse disambiguerebbero più efficacemente lo iato storico e, con esso, la mutazione subita dall’hombre cordial che, esaurita la propria funzione di libertador, si è trasformato in élite mossa da (dis) valores cordiais.

  • 1
    Per una disanima sulle teorie, sin dall’antichità, sulla metafora, V. Eggs, EkkehardEggs, Ekkehard. “Metphor”. Historisches Wörterbuch der Rhetorik, Ueding, G. (a cura di). Tübingen: Niemeyer, 2001.. “Metphor”. Historisches Wörterbuch der Rhetorik, Ueding, G. (a cura di). Tübingen: Max Niemeyer, 2001, Vol V.
  • 2
    Nel descrivere “la natura concettuale della metafora”, il processo dello stiramento a cui essa viene di volta in volta sottoposta è da Bazzanella sinteticamente riferito nei seguenti termini: “Sembra che la fluidità dei concetti possa essere considerata come il ‘cuore’ della mente, il nucleo dell’intelligenza. I concetti devono poter essere streched, stirati per poter essere usati” [Cit., 94]. Per una più approfondita analisi, v. Hofstadler, Douglas R.Hofstadter, Douglas R. et alii. Fluid concepts and creative analogies. Computer models of the fundamental mechanism of thought. New York: Basic Books, 1995.The fluid analogies research group 1995. Fluid concepts and creative analogies, computer models of the fundamental mechanisms of thought. New York: Basic Books, 1995.
  • 3
    Ricorriamo alla classificazione proposta da Casadei, FedericaCasadei, Federica. Metafore ed espressioni idiomatiche: uno studio semantico sull’italiano. Roma: Bulzoni, 1996.. Metafore ed espressioni idiomatiche. Uno studio semantico sull’italiano. Roma: Bulzoni, 1996. Essa distingue, da un lato, fra metafore vive, inedite e innovative, e, dall’altro, quelle morte, convenzionali o poco originali (74–75). V. anche Ricoeur, PaulRicoeur, Paul. La metafora viva. Milano: Jaca Book. 1981.. La metafora viva. Milano: Jaca Book. 1981.

Referências

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  • Bagno, Sandra. “Da civilização cordial de Ribeiro Couto ao homem cordial de Sérgio Buarque de Holanda”. Revista Brasileira Rio de Janeiro: Academia Brasileira de Letras, (2019): 119-136. <https://www.academia.org.br/sites/default/files/publicacoes/arquivos/revista_brasileira_099_internet.pdf> [Consultato il 14/05/2020]
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  • Bagno, Sandra. “L’hombre cordial, producto americano di Ruy Ribeiro Couto nella mediazione traduttiva di Alfonso Reyes”. Cadernos de Tradução V. 40, N. 2, (2020): 131-152. DOI https://doi.org/10.5007/2175-7968.2020v40n2p131. <https://periodicos.ufsc.br/index.php/traducao/article/view/73951/43254> [Consultato il 12/03/2020]
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Publication Dates

  • Publication in this collection
    23 Apr 2021
  • Date of issue
    Jan-Apr 2021

History

  • Received
    10 Sept 2020
  • Accepted
    07 Dec 2020
  • Published
    Jan 2021
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