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Bárbaro, inimigo, amigo: o estrangeiro entre construção política e narrativa de testemunho* Anna Basevi: Pós-Doutoranda em Literatura comparada, UERJ, com bolsa FAPERJ-nota10; Doutora em Letras Neolatinas (UFRJ, 2017); Mestre em Letras Neolatinas (2012, UFRJ); Graduação em Línguas e Literaturas estrangeiras na Universidade La Sapienza de Roma (1993). * Apoio: FAPERJ

Barbarian, enemy, friend: the foreigner between political construction and witness literature

Abstract

Nella lettura di Primo Levi, il tema dello straniero mette in luce la polarizzazione tra ostilità e scambio. L´intreccio tra barbarie, totalitarismo e antisemitismo affiora in numerosi testi, permettendo un dialogo con pensatori quali Arendt, Todorov e Bauman. Lo scrittore parte da una premessa illuminista di una barbarie originaria che solo la ragione può contenere, in una evoluzione umana lineare. Tuttavia, in numerosi racconti, Levi rappresenta l´incontro con stranieri, o la sua stessa condizione di straniero ad Auschwitz, sotto il segno opposto a qualsiasi conflittualità. La percezione dello straniero, dunque, oscilla tra i due poli che Paul Ricoeur identifica come simpatia e lotta, ma alla fine il confrontarsi con estranei, pur laddove si presenti problematico, si sviluppa in episodi in cui prevale l´idea di ospitalità (Derrida), come motore delle relazioni umane. Smentendo una visione postivista, la percezione del nemico e le divisioni etnico-religiose si configurano soprattutto come una costruzione politica arbitraria interna alla nostra “civiltà”.

Parole-chiave
Barbaro; Straniero; Letteratura; Primo Levi

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