Acessibilidade / Reportar erro

I riferimenti alle donne nel Timeo di Platone. Una nota di lettura sull’aspetto biologico, la funzione sociale e la valenza metaforica

References to women in Plato’s Timaeus. Reading notes about their biological aspect, social function, and metaphoric valence

Riassunto:

Questo lavoro si propone di indagare le occorrenze del lessico femminile, in particolare γυνή e μήτηρ, nel Timeo, per far emergere la posizione di Platone riguardo alle donne che si può evincere dall’ermeneutica dei passi esaminati. Bisogna considerare anche i problemi relativi all’interpretazione degli scritti di Platone, come le strutture argomentative di cui si serve e la complessità di alcuni concetti. Le occorrenze nel Timeo, sebbene non numerose, sono contenutisticamente significative, data la natura di questo dialogo che si propone di identificare la posizione e il ruolo nel cosmo dell’uomo e della sua anima. Nel prologo del Timeo, come anche nella Repubblica, Platone esprime posizioni più aperte riguardo al ruolo sociale delle donne; invece in altri passi, come quelli che trattano della trasmigrazione delle anime, Platone si serve di immagini relative alle donne per aiutare i suoi ascoltatori a comprendere questioni molto complesse. Tali immagini, per essere comprensibili, devono rispecchiare l’idea riguardo alle donne comune al tempo di Platone.

Parole chiave:
Donne; Platone; Timeo ; Repubblica ; anima; chora.

Abstract:

This work aims to investigate the occurrences of the female lexicon, in particular γυνή and μήτηρ, in the Timaeus, to bring out Plato's position regarding women that can be deduced from the hermeneutics of the examined passages. It is necessary to consider all the problems related to Plato's writings, including the argumentative structures used and the complexity of some concepts. The occurrences in the Timaeus, although not numerically conspicuous, are significant in terms of content, given the very nature of this dialogue, which aims to identify the position and role of man and his soul in the cosmos. In Timaeus’ Prologue, such as in the Republic, Plato expresses more open positions regarding the social role of women; instead in other passages, such as those dealing with the transmigration of souls, Plato uses images relating to women to help his listeners to understand very complex issues. These images, to be understandable, have to be adequate to the idea about women common to Plato’s time.

Keywords:
Women; Plato; Timaeus; Republic; soul; chora

La concezione della donna nella Grecia antica e in particolare in Platone è stata oggetto di numerose analisi e discussioni, e usata come baluardo ideologico da diverse fazioni che hanno presentato immagini di Platone molto diverse se non anche contraddittorie, incorrendo in letture ideologiche e anacronistiche. 1 1 Per una disamina degli studi sulla donna greca e in particolare in Platone si veda Buchan, 1999; Mosse, 1997; Campese, 1997; Tuana, 1994; Campese, Manuli & Sissa, 1983. D’altro canto non mancano studi che propongono rigorose analisi lessicali e interpretative dei testi platonici che aiutano a far emergere in modo più puntuale e scientifico la posizione di Platone, soprattutto per quanto riguarda i riferimenti alle donne presenti negli scritti politici, come la Repubblica e le Leggi, i dialoghi più significativi per comprendere la funzione pubblica riservata alle donne.2 2 Ad esempio, si veda Fermani, 2015, p. 201-217.

Il presente lavoro si propone di indagare le occorrenze del lessico femminile, in particolare γυνή e μήτηρ, nel Timeo per far emergere la posizione di Platone riguardo alle donne che è possibile evincere a partire dall’ermeneutica dei passi presi in esame. Bisogna considerare anche la complessità e i problemi relativi agli scritti e all’interpretazione di Platone, tra cui le strutture argomentative utilizzate, i rimandi e la polivocità di ruoli e concetti.

Le occorrenze presenti nel Timeo, pur non essendo numericamente cospicue,3 3 Nel Timeo si trovano solo 8 delle 298 occorrenze complessivo del lemma γυνή all’interno degli scritti platonici. Si veda Radice & Bombacigno, 2003, p. 215-216. sono contenutisticamente significative, vista la natura stessa di questo dialogo che fornisce informazioni in campo medico, biologico, astronomico, matematico e musicale, con lo scopo di individuare la posizione e il ruolo dell’uomo e della sua anima nel cosmo.

1. La natura delle donne e le loro occupazioni

La prima occorrenza di γυνή si trova proprio nel prologo del Timeo, in cui Socrate riporta sinteticamente una conversazione avvenuta il giorno precedente, che verte intorno a quale sia la migliore politeia e da quali uomini debba essere composta (Tim. 17c1-3). Il dialogo a cui si fa riferimento è considerato essere quello contenuto nella Repubblica, anche se non tutti gli studiosi sono concordi in quanto il modello ideale delineato nel Timeo non coincide in toto con quello presentato nella Repubblica. 4 4 Si veda a tal proposito Migliori, 2003, p. 348-349. Tale questione, però, esula dal nostro esame in quanto i passi relativi alle donne nel prologo del Timeo coincidono proprio con quanto espresso anche nella Repubblica.

Socrate, dopo aver parlato della classe dei guardiani, afferma:

καὶ μὲν δὴ καὶ περὶ γυναικῶν ἐπεμνήσθημεν, ὡς τὰς φύσεις τοῖς ἀνδράσιν παραπλησίας εἴη συναρμοστέον, καὶ τὰ ἐπιτηδεύματα πάντα κοινὰ κατά τε πόλεμον καὶ κατὰ τὴν ἄλλην δίαιταν δοτέον πάσαις.

E per quel che riguarda poi anche le donne, abbiamo sottolineato che si doveva armonizzare le loro nature per renderle simili a quelle degli uomini e che bisognava attribuire loro tutte le stesse occupazioni, in guerra o nelle altre circostanze della vita. (Tim. 18c1-4)5 5 La traduzione di riferimento del Timeo è quella di Fronterotta, 2015.

Tale pensiero riprende quanto espresso nella Repubblica (Rep. 5.451c-457c; 466c-d) dove le donne dei custodi possono beneficiare della stessa educazione e svolgere le stesse mansioni degli uomini, ed esprime concetti rivoluzionari se paragonati alla condizione della donna al tempo di Platone. In Rep. 5.455d-456a viene anche precisato che la donna può avere la stessa disposizione dell’uomo verso le diverse occupazioni, ma l’elemento distintivo tra i due è che la donna è più debole, mentre l’uomo più forte.

Proseguendo (Tim. 18c6), Socrate, dopo aver parlato della procreazione dei figli, fa riferimento ai magistrati uomini e donne che hanno il compito di far sì che le unioni matrimoniali uniscano tra loro persone simili.

ὅπως δὲ δὴ κατὰ δύναμιν εὐθὺς γίγνοιντο ὡς ἄριστοι τὰς φύσεις, ἆρ᾽ οὐ μεμνήμεθα ὡς τοὺς ἄρχοντας ἔφαμεν καὶ τὰς ἀρχούσας δεῖν εἰς τὴν τῶν γάμων σύνερξιν λάθρᾳ μηχανᾶσθαι κλήροις τισὶν ὅπως οἱ κακοὶ χωρὶς οἵ τ᾽ ἀγαθοὶ ταῖς ὁμοίαις ἑκάτεροι συλλήξονται, καὶ μή τις αὐτοῖς ἔχθρα διὰ ταῦτα γίγνηται, τύχην ἡγουμένοις αἰτίαν τῆς συλλήξεως;

E perché i figli diventassero fin da principio per quanto possibile migliori nella loro indole, non ricordiamo di aver detto che i magistrati, uomini e donne, dovevano provvedere di nascosto ai matrimoni tirando a sorte, in modo che i malvagi da una parte e i buoni dall’altra si trovassero uniti con le donne loro simili, senza che nessuna inimicizia sorgesse tuttavia fra loro per questo, considerando ciascuno il caso come causa della sua unione? (Tim. 18d7-e3; cfr. Rep. 5.458c-460b)

Pure in questo caso, la scelta di specificare τοὺς ἄρχοντας e τὰς ἀρχούσας (Tim. 18d8-9) conferma che anche le donne dovrebbero poter ricoprire tale magistratura.

2. La trasmigrazione delle anime nel corpo di una donna

Alla luce di quanto finora espresso, la considerazione di Platone riguardo alle donne potrebbe sembrare esclusivamente positiva, ma dal Timeo emerge anche un giudizio diverso, secondo cui la donna è di natura inferiore rispetto all’uomo. Infatti, parlando della creazione e della distinzione delle singole anime, viene precisato che la punizione per l’anima degli uomini che non hanno vissuto bene il tempo assegnato loro, e quindi hanno vissuto una vita ingiusta, è quella di reincarnarsi in seconda generazione nel corpo di una donna e poi ancora, se l’uomo avesse reiterato il suo comportamento, in quello degli animali.

σφαλεὶς δὲ τούτων εἰς γυναικὸς φύσιν ἐν τῇ δευτέρᾳ γενέσει μεταβαλοῖ.

mentre, chi avesse fallito in questo compito [vivere bene il tempo assegnatogli] sarebbe passato, alla seconda generazione, in una natura femminile. (Tim. 42b5-c1)

La trasmigrazione dell’anima più volte in corpi diversi, in base alla condotta dell’uomo, viene stabilita non solo nella Repubblica (10.614a-621d), ma anche nel Fedone (107d-116a), nel Fedro (248d-e) e nel Gorgia (523a-527a). Nello stesso Timeo viene ripresa pure nella parte finale del dialogo, quando, a conclusione del discorso sull’universo e la generazione dell’uomo, ci si sofferma sulla generazione della donna e la metempsicosi.

τῶν γενομένων ἀνδρῶν ὅσοι δειλοὶ καὶ τὸν βίον ἀδίκως διῆλθον, κατὰ λόγον τὸν εἰκότα γυναῖκες μετεφύοντο ἐν τῇ δευτέρᾳ γενέσει: καὶ κατ᾽ ἐκεῖνον δὴ τὸν χρόνον διὰ ταῦτα θεοὶ τὸν τῆς συνουσίας ἔρωτα ἐτεκτήναντο, ζῷον τὸ μὲν ἐν ἡμῖν, τὸ δ᾽ ἐν ταῖς γυναιξὶν συστήσαντες ἔμψυχον, τοιῷδε τρόπῳ ποιήσαντες ἑκάτερον.

Fra quelli che sono stati generati maschi, tutti coloro i quali sono stati vili e hanno condotto una vita ingiusta, in base al nostro ragionamento verosimile, si sono trasformati in donne alla seconda generazione; e fu appunto in quel momento e per tali ragioni che gli dèi fecero insorgere il desiderio dell’unione sessuale, costituendo un vivente dotato di anima in noi e un altro nelle donne, producendoli entrambi nel modo che segue. (Tim. 90e6-91a4)

Tre sono gli aspetti degni di nota a questo proposito: la generazione della donna sembra avvenire in un secondo momento come punizione per l’uomo; inoltre sembra essere legata alla distinzione tra uomo e donna e al desiderio di unione sessuale; non da ultimo, bisogna considerare che questo racconto viene definito un discorso verosimile (Tim. 90e6-91a4). Riguardo al primo aspetto, già prima (Tim. 76d8-e1) Timeo, parlando della creazione dei vari organi del corpo umano e delle loro funzioni, aveva specificato che:

ὡς γάρ ποτε ἐξ ἀνδρῶν γυναῖκες καὶ τἆλλα θηρία γενήσοιντο, ἠπίσταντο οἱ συνιστάντες ἡμᾶς.

Infatti, che un giorno dagli uomini sarebbero nati le donne e gli altri animali, i nostri artefici lo sapevano. (Tim. 76d8-e1)

Il desiderio di unione sessuale e la passione amorosa sono posti all’origine della generazione del genere femminile anche in Tim. 91b7-d6:

αἱ δ᾽ ἐν ταῖς γυναιξὶν αὖ μῆτραί τε καὶ ὑστέραι λεγόμεναι διὰ τὰ αὐτὰ ταῦτα, […] εἰς ἀπορίας τὰς ἐσχάτας ἐμβάλλει καὶ νόσους παντοδαπὰς ἄλλας παρέχει, μέχριπερ ἂν ἑκατέρων ἡ ἐπιθυμία καὶ ὁ ἔρως συναγαγόντες, οἷον ἀπὸ δένδρων καρπὸν καταδρέψαντες, ὡς εἰς ἄρουραν τὴν μήτραν ἀόρατα ὑπὸ σμικρότητος καὶ ἀδιάπλαστα ζῷα κατασπείραντες καὶ πάλιν διακρίναντες μεγάλα ἐντὸς ἐκθρέψωνται καὶ μετὰ τοῦτο εἰς φῶς ἀγαγόντες ζῴων ἀποτελέσωσι γένεσιν. γυναῖκες μὲν οὖν καὶ τὸ θῆλυ πᾶν οὕτω γέγονεν.

e allo stesso modo, nelle donne, ciò che si chiama matrice e utero, […] spinge a difficoltà estreme e procura ogni genere di malattie, fino a che il desiderio sessuale e la passione amorosa dei due sessi, spingendoli ambedue a unirsi, colgono un frutto come quello degli alberi e, seminando nella matrice, come in un terreno arato, dei viventi invisibili per la loro piccolezza e ancora informi, poi separandoli, facendoli crescere e nutrendoli in essa, infine dandoli alla luce, realizzano la generazione dei viventi. Così, dunque, nacquero le donne e l’intero sesso femminile.

Nonostante l’apparenza, questi passi non rimandano a una dottrina di tipo evoluzionistico secondo cui dalla specie degli uomini derivi quella della donna e, in scala discendente, gli animali, ma presuppongono la dottrina della metempsicosi;6 6 Cfr. Fronterotta, 2015, p. 272, n. 362. infine, il carattere di verosimiglianza a cui si fa riferimento in Tim. 90e6-91a4 viene più volte richiamato all’interno del dialogo, con la precisazione che questo vale per quanto riguarda l’anima, ma anche per i discorsi fisici, riguardo alla costituzione del corpo (Tim. 72d4-e3). Questa precisazione comporta che, anche nel considerare i riferimenti alle donne, si dovrà tener conto che la materia trattata esige un linguaggio che non potrà servirsi di “ragionamenti perfettamente e compitamente coerenti con se stessi e del tutto esatti”,7 7 Cfr. Timeo 29c5-7: μὴ δυνατοὶ γιγνώμεθα πάντῃ πάντως αὐτοὺς ἑαυτοῖς ὁμολογουμένους λόγους καὶ ἀπηκριβωμένους ἀποδοῦναι. ma di “ragionamenti verosimili” εἰκότας (Tim. 29c8) accettando una narrazione probabile τὸν εἰκότα μῦθον 29d2. Da qui deriva il carattere quasi mitico di questo dialogo, cioè un discorso fatto di termini della filosofia legati da funzioni del linguaggio comune, inerenti ad azioni o persone concrete esibite in funzione di un certo ruolo.

Pertanto, all’interno dello stesso testo Platone mescola posizioni che sembrano in netta contraddizione: da un lato, si sostiene che le donne migliori devono poter accedere anche a incarichi importanti che in quel tempo erano esclusiva prerogativa maschile; dall’altro, la loro nascita viene presentata come esito dell’errore degli uomini.8 8 Cfr. Rossetti, 2006, p. 605. A mio avviso, non si può provare a rispondere a questa difficoltà senza considerare: il fine di uno scritto come il Timeo; la consapevolezza di inserire l’educazione impartita e le ‘moderne’ funzioni attribuite anche alla donna all’interno di una città ‘ideale’; e infine la natura di un discorso verosimile e quindi il valore metaforico che si cela dietro ai riferimento alla donna e al genere femminile nel Timeo.

3. I riferimenti metaforici alla madre e alla donna

Può venire in aiuto, a tal proposito, segnalare l’occorrenza di madre (μήτηρ), un termine strettamente legato a donna (γυνή), che ne esprime anzi, secondo la mentalità greca, il carattere che le è più proprio. Platone, nel Timeo, lo usa metaforicamente per paragonare a una madre la chora: “ricettacolo e nutrice”, ciò in cui avviene la generazione dei sensibili; a un padre le idee: il modello a cui si fa riferimento; e ai figli i sensibili che si generano (Tim. 50d3). Il significato del termine chora e la complessità dei concetti da esso espressi sono estremamente dibattuti,9 9 Tra i numerosi studi sulla chora, si veda: Reynolds, 2008; Palumbo, 2008; Ferrari, 2007; Bianchi, 2006, p. 124-146; Botter, 2003, p. 165-187; Brisson, 1995. in questa sede, tuttavia, l’accento è posto non sul significato di chora, bensì sul fatto che Platone per provare a definirla si serva anche della metafora materna. Platone spiega poi:

ἀλλ᾽ ἀνόρατον εἶδός τι καὶ ἄμορφον, πανδεχές, μεταλαμβάνον δὲ ἀπορώτατά πῃ τοῦ νοητοῦ καὶ δυσαλωτότατον αὐτὸ λέγοντες οὐ ψευσόμεθα.

ma non mentiremo affermando che si tratta di un genere invisibile e informe, che accoglie ogni cosa e che partecipa dell’intelligibile in un modo assai complicato e difficile da concepire. (Tim. 51a7-b2)

C’è una grande difficoltà nel precisare la natura della chora, definita un terzo genere intermedio rispetto alla realtà sensibile e alle idee, che ha un aspetto spaziale (τόπος Tim. 57c, 79d) e una “funzione costitutiva” come madre e ricettacolo di tutte le cose - 51a - e ricettacolo e nutrice del divenire e della generazione - 49a - (Fronterotta, 2015FRONTEROTTA, F. (2015). Platone. Timeo. Milano, Rizzoli. (1ed. 2003)., p. 51-70, qui p. 56). Non deve meravigliare questo accostamento della chora alla madre: la scelta della comunicazione mitica, o nel nostro caso anche solo metaforica, è strutturalmente favorita dal nesso che Platone pone fra l’ontologia dell’oggetto e il grado di conoscibilità e comunicabilità della sua nozione: le realtà che non permettono descrizioni, narrazioni o argomentazioni certe ed esaustive legittimano presentazioni figurative e allusive.

Anche un altro riferimento alla donna è usato nel Timeo esclusivamente in chiave metaforica e si trova quando quest’ultimo afferma che le parti mortali dell’anima umana sono composte per natura da una parte migliore e una peggiore, separate tra di loro come la parte mortale è separata a sua volta da quella divina. Dunque, la parte irascibile o passionale dell’anima (che “presta ascolto” alla ragione) e quella desiderativa o appetitiva (che non lo fa) si trovano entrambe nel torace ma sono divise dal diaframma “come si fa quando si separano le stanze delle donne da quelle degli uomini” (Tim. 69e6-70a1: διορίζοντες οἷον γυναικῶν, τὴν δὲ ἀνδρῶν χωρὶς οἴκησιν). Come avviene nella Repubblica, anche in questo caso Platone stabilisce un parallelismo fra le funzioni vitali e gli organi del corpo umano e la struttura sociale e politica della città (Fronterotta, 2015FRONTEROTTA, F. (2015). Platone. Timeo. Milano, Rizzoli. (1ed. 2003)., p. 349, n. 322), ma a questo si aggiunge l’altro parallelismo appena presentato che intercorre tra la funzione biologica della madre e quella ontologica della chora.

Alla luce di ciò, la valutazione della donna in Platone non può essere ridotta a una definizione univoca, giacché è possibile cogliere una ricchezza, una molteplicità, una varietà di piani di analisi dei riferimenti alla donna da parte di Platone. Se il Timeo, come abbiamo detto, permette di individuare la posizione e il ruolo dell’uomo e della sua anima nel cosmo, fornendo informazioni in ambito medico, biologico, astronomico, matematico e musicale, anche riguardo alla figura della donna è possibile individuare diversi piani e livelli di analisi. La stessa immagine della donna come madre e chora, ad esempio, mostra una visione della donna non esclusivamente in alternativa o ad un livello inferiore rispetto all’uomo, ma come una diversità necessaria.

4. Riflessioni conclusive

Come ha ben evidenziato Fermani (2015FERMANI, A. (2015). Ruoli e funzioni della donna nelle Leggi di Platone. In: RADICE, R.; TIENGO, G. (eds.). Seconda navigazione. Omaggio a Giovanni Reale. Milano, Vita e Pensiero, p. 201-217., p. 201-217, in part. p. 202-203; 208-209) nella sua rigorosa analisi sui ruoli e le funzioni della donna nelle Leggi, la donna in Platone è molte cose, è detta in molti modi, e le sono attribuiti ruoli diversi da precisare puntualmente. Tale polivocità assume caratteri propri nel Timeo, dove ritroviamo una sorta di sintesi dei riferimenti alle donne presenti negli altri scritti platonici, e in particolare nella Repubblica, soprattutto per quanto riguarda la loro natura e le occupazioni che dovrebbero svolgere; a questi si affiancano, invece, riferimenti in cui Platone sembra servirsi del valore realmente attribuito e riconosciuto alla donna ai suoi tempi per esprimere, invece, concetti di natura ontologica ed escatologica.

Ai segnali di vera apertura presenti nel testo: “bisogna attribuire loro tutte le stesse occupazioni, in guerra o nelle altre circostanze della vita” (Tim. 18c2-4; Rep. 5.451c-457c, 466c-d), si possono accompagnare anche altri elementi che indirizzano verso questa posizione come, ad esempio, le numerose testimonianze riguardo alla presenza (per quanto mascherate) di donne nell’Accademia, come Assiotea di Fliunte e Lasteneia di Mantinea.10 10 Cfr. D.L. 3.46, 4.2; Phld. Acad. Ind. [PHerc. 1021] col. 6, 25-27; Clem. Al. Strom. 4.19, 122.2. Si vedano anche gli studi di Dorandi (1989, p. 53-66) e Ménage (2005).

Nonostante ciò, non è chiaro fino a che punto si possa asserire che davvero per Platone il genere sessuale non debba essere discriminante per l’accesso a un ruolo sociale e non deve comunque stupire che questi elementi coesistano con posizioni e immagini completamente contrastanti, come quella del corpo della donna visto come punizione per l’anima peccatrice. Infatti, che nei miti della metempsicosi la reincarnazione in una donna faccia parte delle punizioni è un normale esito del valore attribuito alle donne ai tempi di Platone. Si tratta di un’immagine facilmente comprensibile per i suoi contemporanei e non toglie la novità della posizione di Platone rispetto alle funzioni che, per natura, può svolgere la donna, non a caso, nella città ‘ideale’ e non ‘reale’. Basti pensare che, da uno sguardo al contesto ateniese a lui più o meno contemporaneo, emergono scritti di natura comica, come la Lisistrata e le Ecclesiazuse di Aristofane, in cui che le donne assumano un ruolo sociale e politico è oggetto di satira; pertanto una posizione di apertura rispetto alla partecipazione femminile alla vita politica della città andrebbe inserito comunque in un contesto di tal genere.

Tornando al Timeo, sembra che Platone quando deve parlare di come la situazione dovrebbe essere (ossia nel Prologo) presenti una posizione più aperta sulle donne; invece, nei passi che trattano della trasmigrazione delle anime o delle donne che vanno separate dagli uomini come le parti dell’anima, Platone abbia la necessità di servirsi di immagini che aiutino i suoi ascoltatori a capire questioni anche molto complesse; tali immagini, proprio per essere comprensibili, non possono non essere adeguate ai tempi in cui viveva.

Da ciò emerge un quadro riguardante le donne per certi aspetti in piena armonia con le concezioni etiche e politiche classiche, ma per altri innovativo. Che Platone accenni solo ad alcuni argomenti o li lasci intravedere e desumere, o ancora che se ne serva in modo strumentale per comunicare altro, non deve meravigliare e non indica necessariamente una confusione di pensiero o la mancanza di argomentazioni per procedere nel ragionamento. Inoltre, bisogna considerare il richiamo platonico alla verosimiglianza dei ragionamenti e del racconto presenti nel Timeo: alla luce di questo presupposto Platone non si preoccupa della veridicità di ogni aspetto del suo discorso, ma della miglior forma di comunicazione possibile per concetti per loro natura difficili da conoscere e da comunicare.

È necessario, pertanto, ben intendere le immagini e la struttura argomentativa di cui si serve Platone, da queste, infatti, si evince che riflettono alcuni pregiudizi del tempo, ma ciò non impedisce a Platone di superarli laddove sostiene tesi di carattere più personale e ideale. Considerare tutti questi elementi è necessario per far emergere un quadro meno parziale possibile della posizione di Platone riguardante le donne nel Timeo e, soprattutto, meno ambiguo; un quadro in cui le apparenti contraddizioni vanno lette tenendo conto che spesso, anche quando menziona le donne, il fine di Platone non è esprimere un giudizio sulle donne, dunque i riferimenti che fa sono prettamente strumentali.

Bibliografia

  • BIANCHI, E. (2006). Receptacle/Chora: Figuring the Errant Feminine in Plato’s Timaeus Hypatia 21, n. 4, p. 124-146.
  • BOTTER, B. (2003). Il «Ricettacolo» di materia e spazio in Timeo 48e-53b. In: NATALI, C.; MASO, S. (eds.). Plato Physicus. Cosmologia e antropologia nel Timeo Amsterdam, Adolf M. Hakkert, p. 165-187.
  • BRISSON, L. (1995). Le même et l’autre dans la structure ontologique du Timée de Platon Un commentaire systématique du Timée de Platon. Paris, Klincksieck.
  • BUCHAN, M. (1999). Women in Plato’s political theory London, MacMillan.
  • CAMPESE, S. (1997). La cittadina impossibile La donna nell’Atene dei Filosofi. Palermo, Sellerio.
  • CAMPESE, S.; MANULI, P.; SISSA G. (1983). Madre Materia. Sociologia e biologia della donna greca. Torino, Boringhieri.
  • DORANDI, T. (1989). Assiotea e Lastenia. Due Donne all’Accademia. Atti e Memorie Accademia Toscana ‘La Colombaria’ 54, p. 53-66.
  • FERMANI, A. (2015). Ruoli e funzioni della donna nelle Leggi di Platone. In: RADICE, R.; TIENGO, G. (eds.). Seconda navigazione. Omaggio a Giovanni Reale. Milano, Vita e Pensiero, p. 201-217.
  • FERRARI, F. (2007). La chora nel Timeo di Platone. Riflessioni su materia e spazio nell’ontologia del mondo fenomenico. Quaestio 7, p. 3-23.
  • FRONTEROTTA, F. (2015). Platone. Timeo Milano, Rizzoli. (1ed. 2003).
  • MÉNAGE, G. (2005). Storia delle donne filosofe A cura di A. Parolotto. Verona, Ombre Corte. (Pub. orig. LA 1690).
  • MIGLIORI, M. (2003). L’unità del pensiero politico di Platone. Rivista di filosofia neo-scolastica 95, p. 337-388.
  • MOSSÈ, C. (1997). La vita quotidiana della donna nella Grecia antica Trad. Rossana Pelà. Milano, Rizzoli. (Pub. orig. FR 1983).
  • PALUMBO, L. (2008). La chora nel Timeo di Platone: una scena per il teatro del mondo. Vichiana 10, p. 3-26.
  • RADICE, R.; BOMBACIGNO, R. (eds.) (2003). Lexicon: Plato Milano, Biblia.
  • REYNOLDS, J. (2008). How is the Third Kind in Plato’s Timaeus a Receptacle? Ancient Philosophy 28, p. 87-104.
  • ROSSETTI, L. (2006). Il proemio del Timeo Una strategia comunicazionale molto protetta. In: SANTINI, C.; ZURLI, L.; CARDINALI, L. (eds.). Concentus ex dissonis. Scritti in onore di Aldo Setaioli. Vol. 2. Napoli, E.S.I.
  • TUANA, N. (1994). Feminist Interpretations of Plato Pennsylvania, The Pennsylvania State University Press.
  • 1
    Per una disamina degli studi sulla donna greca e in particolare in Platone si veda Buchan, 1999BUCHAN, M. (1999). Women in Plato’s political theory. London, MacMillan.; Mosse, 1997MOSSÈ, C. (1997). La vita quotidiana della donna nella Grecia antica. Trad. Rossana Pelà. Milano, Rizzoli. (Pub. orig. FR 1983).; Campese, 1997CAMPESE, S. (1997). La cittadina impossibile. La donna nell’Atene dei Filosofi. Palermo, Sellerio.; Tuana, 1994TUANA, N. (1994). Feminist Interpretations of Plato. Pennsylvania, The Pennsylvania State University Press.; Campese, Manuli & Sissa, 1983CAMPESE, S.; MANULI, P.; SISSA G. (1983). Madre Materia. Sociologia e biologia della donna greca. Torino, Boringhieri..
  • 2
    Ad esempio, si veda Fermani, 2015FERMANI, A. (2015). Ruoli e funzioni della donna nelle Leggi di Platone. In: RADICE, R.; TIENGO, G. (eds.). Seconda navigazione. Omaggio a Giovanni Reale. Milano, Vita e Pensiero, p. 201-217., p. 201-217.
  • 3
    Nel Timeo si trovano solo 8 delle 298 occorrenze complessivo del lemma γυνή all’interno degli scritti platonici. Si veda Radice & Bombacigno, 2003RADICE, R.; BOMBACIGNO, R. (eds.) (2003). Lexicon: Plato. Milano, Biblia., p. 215-216.
  • 4
    Si veda a tal proposito Migliori, 2003MIGLIORI, M. (2003). L’unità del pensiero politico di Platone. Rivista di filosofia neo-scolastica 95, p. 337-388., p. 348-349.
  • 5
    La traduzione di riferimento del Timeo è quella di Fronterotta, 2015FRONTEROTTA, F. (2015). Platone. Timeo. Milano, Rizzoli. (1ed. 2003)..
  • 6
    Cfr. Fronterotta, 2015FRONTEROTTA, F. (2015). Platone. Timeo. Milano, Rizzoli. (1ed. 2003)., p. 272, n. 362.
  • 7
    Cfr. Timeo 29c5-7: μὴ δυνατοὶ γιγνώμεθα πάντῃ πάντως αὐτοὺς ἑαυτοῖς ὁμολογουμένους λόγους καὶ ἀπηκριβωμένους ἀποδοῦναι.
  • 8
    Cfr. Rossetti, 2006ROSSETTI, L. (2006). Il proemio del Timeo. Una strategia comunicazionale molto protetta. In: SANTINI, C.; ZURLI, L.; CARDINALI, L. (eds.). Concentus ex dissonis. Scritti in onore di Aldo Setaioli. Vol. 2. Napoli, E.S.I., p. 605.
  • 9
    Tra i numerosi studi sulla chora, si veda: Reynolds, 2008REYNOLDS, J. (2008). How is the Third Kind in Plato’s Timaeus a Receptacle? Ancient Philosophy 28, p. 87-104.; Palumbo, 2008PALUMBO, L. (2008). La chora nel Timeo di Platone: una scena per il teatro del mondo. Vichiana 10, p. 3-26.; Ferrari, 2007FERRARI, F. (2007). La chora nel Timeo di Platone. Riflessioni su materia e spazio nell’ontologia del mondo fenomenico. Quaestio 7, p. 3-23.; Bianchi, 2006BIANCHI, E. (2006). Receptacle/Chora: Figuring the Errant Feminine in Plato’s Timaeus. Hypatia 21, n. 4, p. 124-146., p. 124-146; Botter, 2003BOTTER, B. (2003). Il «Ricettacolo» di materia e spazio in Timeo 48e-53b. In: NATALI, C.; MASO, S. (eds.). Plato Physicus. Cosmologia e antropologia nel Timeo. Amsterdam, Adolf M. Hakkert, p. 165-187., p. 165-187; Brisson, 1995BRISSON, L. (1995). Le même et l’autre dans la structure ontologique du Timée de Platon. Un commentaire systématique du Timée de Platon. Paris, Klincksieck..
  • 10
    Cfr. D.L. 3.46, 4.2; Phld. Acad. Ind. [PHerc. 1021] col. 6, 25-27; Clem. Al. Strom. 4.19, 122.2. Si vedano anche gli studi di Dorandi (1989DORANDI, T. (1989). Assiotea e Lastenia. Due Donne all’Accademia. Atti e Memorie Accademia Toscana ‘La Colombaria’ 54, p. 53-66., p. 53-66) e Ménage (2005MÉNAGE, G. (2005). Storia delle donne filosofe. A cura di A. Parolotto. Verona, Ombre Corte. (Pub. orig. LA 1690).).

Publication Dates

  • Publication in this collection
    09 Nov 2020
  • Date of issue
    2020

History

  • Received
    26 Oct 2020
  • Accepted
    27 Oct 2020
Universidade de Brasília / Imprensa da Universidade de Coimbra Universidade de Brasília / Imprensa da Universidade de Coimbra, Campus Darcy Ribeiro, Cátedra UNESCO Archai, CEP: 70910-900, Brasília, DF - Brasil, Tel.: 55-61-3107-7040 - Brasília - DF - Brazil
E-mail: archai@unb.br