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L’HOMBRE CORDIAL, PRODUCTO AMERICANO DI RUY RIBEIRO COUTO NELLA MEDIAZIONE TRADUTTIVA DI ALFONSO REYES

THE CORDIAL MAN, AMERICAN PRODUCT BY RUY RIBEIRO COUTO IN THE TRANSLATING MEDIATION GIVEN BY ALFONSO REYES

Riassunto

Uno dei più significativi archetipi politologici della storia latinoamericana, l’homem cordial teorizzato da Sérgio Buarque de Holanda in Raízes do Brasil (1936) e a lungo considerato politicamente scorretto nel proprio Paese, approda in Italia grazie alla traduzione di Cesare Rivelli pubblicata dai Fratelli Bocca nel 1954. Ma non vi sarebbero, invece, nel contesto italiano che pochi segni di interesse per l’altro homem cordial, quello teorizzato alcuni anni prima in un breve scritto dal brasiliano Ruy Ribeiro Couto, veicolato a livello internazionale da Alfonso Reyes col titolo in spagnolo El Hombre Cordial, producto americano. Interrogarsi sulle ragioni che potrebbero aver lasciato nell’ombra l’homem cordial ribeiriano consente di comprendere come quel dibattito latinomericano degli anni Trenta sia ancor oggi di grande attualità. E come l’archetipo dell’homem cordial buarquiano rimanga una delle chiavi interpretative fondamentali anche a livello internazionale con tutto il suo carico di implicazioni sociali e geo-politiche.

Parole chiave
Sérgio Buarque de Holanda; Ribeiro Couto; Homem Cordial ; Alfonso Reyes; L’Hombre Cordial ; Producto Americano; ; Mediazione Culturale

Abstract

One of the most significant political archetypes of Latin American history, the homem cordial (cordial man) theorized by Sérgio Buarque de Holanda in Raízes do Brasil (1936) and for a long time considered politically incorrect in his own country, arrived in Italy thanks to Cesare Rivelli’s translation published by the Bocca Brothers in 1954. But there would be, instead, in the Italian context very few signs of interest in the other homem cordial, the one theorized a few years earlier in a short article written by the Brazilian Ruy Ribeiro Couto, and transmitted internationally by Alfonso Reyes with the Spanish title El Hombre Cordial, producto americano. Questioning the reasons that might have left the homem cordial ribeiriano in the shadows enables us to understand how the Latin American debate of the Thirties is still very topical today. And how the archetype of the homem cordial buarquiano remains one of the fundamental interpretative keys also at an international level with all its social and geo-political implications.

Keywords
Sérgio Buarque de Holanda; Ribeiro Couto; Homem Cordial ; Alfonso Reyes; L’Hombre Cordial ; Producto Americano ; Cultural Mediation

1. O homem cordial buarquiano: da accezione politicamente scorretta ad archetipo politologico

Chiunque si cimenti con una delle più significative opere del Novecento brasiliano, Raízes do Brasil di Sérgio Buarque de Holanda (São Paulo 1902 - São Paulo 1982), è indotto dallo stesso autore a riconoscere come, fra le “radici” del saggio che teorizza nel 1936 la categoria socio-politica dell’homem cordial, sia da annoverare un’epistola in cui il poeta Ruy Ribeiro Couto (Santos, 1898Santos, L. C. Villafrañe G. O Brasil entre a América e a Europa: o império e o interamericanismo do congresso do Panamá à conferência de Washington. São Paulo: UNESP, 2004. - Parigi, 1963) aveva già tracciato qualche anno prima una propria definizione di homem cordial, sulla scia di un dibattito che da tempo riecheggiava non solo in Brasile.

È altresì noto come la profonda divergenza fra il profilo umano, di segno positivo, dell’homem cordial ribeiriano, e quello di segno negativo dell’homem cordial buarquiano, abbia presto suscitato una serie di reazioni da parte di illustri opinion makers in un’epoca, l’Estado Novo, caratterizzata da nazionalismo, autoritarismo e censura. Opinion makers comunque dimostratisi, anche negli anni successivi, poco inclini a recepire voci fuori dal coro. (Monteiro (a)Monteiro, P. Meira (b). “El Hombre Cordial: um concepto latino-americano”. In: Buarque de Holanda, Sérgio. Raíces del Brasil. Tradução de Álvaro Fernández Bravo. Buenos Aires: Ediciones Corregidor, 2016, p. 225-245.; VainfasVainfas, R. “O imbróglio de Raízes: notas sobre a fortuna crítica da obra de Sérgio Buarque de Holanda”. Revista Brasileira de História. São Paulo, 2016. Disponibile in: <http://www.scielo.br/scielo.php?pid=S0102-01882016005014101&script=sci_abstract&tlng=pt >. Accedi a: 04 ottobre 2019.
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) Tanto che Buarque de Holanda fu indotto a chiarire più volte quanto da chiunque desumibile, per cominciare, dalla definizione della voce cordial in autorevoli dizionari di portoghese dell’epoca. Dai quali si poteva facilmente dedurre che, anche in un significante come o homem cordial, l’aggettivo potesse essere legittimamente piegato a connotare il sintagma pure in termini negativi. Al di là, comunque, di inerzie non sempre di ordine linguistico, il tempo avrebbe fatto dell’homem cordial buarquiano ciò che i linguisti italiani definirebbero una polirematica (Bagno (b)Bagno, S. (b). “Da civilização cordial de Ribeiro Couto ao homem cordial de Sérgio Buarque de Holanda”. Revista da Academia Brasileira de Letras. Rio de Janeiro, nº 99, (2019): 119-136. Disponibile in: <http://www.academia.org.br/sites/default/files/publicacoes/arquivos/revista_brasileira_099_internet.pdf>. Accedi a: 22 outobre 2019.
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), confermando quanto autorevolmente riconosciuto da Antonio Candido: nel lungo periodo Raízes do Brasil avrebbe svecchiato la cultura nazionale aprendo a nuovi orizzonti come solo un clássico de nascença può fare. (CandidoCandido, A. “O significado de Raízes do Brasil”. In: Holanda, S. Buarque. Raízes do Brasil. 19ª ed. Prefácio de Antonio Candido. Revisão de Alexandre Eulálio. Rio de Janeiro: José Olympio Editora, 1987, p. XXXIX-L. in Buarque de Holanda (b)Holanda, S. (b). Buarque de. Raízes do Brasil. 19ª ed. Prefácio de Antonio Candido. Revisão de Alexandre Eulálio. Rio de Janeiro: José Olympio Editora, 1987.) Nel proporre, infatti, un impianto interpretativo della storia del Paese completamente rinnovato e incentrato, in particolare, sulle responsabilità storiche dell’homem cordial, egli riuscì a palesare tutta l’inadeguatezza di preesistenti logiche e categorie mutuate soprattutto dall’Europa; le quali, pur già rivelatesi alla prova dei fatti palesemente inadeguate, erano ancora all’epoca ambiguamente in voga.

Dunque, nel corso del Novecento, Raízes do Brasil sarebbe assurto al rango di un’opera imprescindibile, sino a fare dell’homem cordial una voce del tempo di lunga durata, in quanto uno dei più importanti archetipi politologici specificamente calibrato sulla realtà brasiliana. (Bagno (a)Bagno, S. (a). Lessicografia e identità brasiliana: dov’è ‘A nossa Vendéia’? Da Alcácer-Quibir a Vendéia: voci del ‘tempo di lunga durata’ della ‘civiltà nazionale’ brasiliana. Padova: CLEUP, 2006.) Archetipo col quale, gradita o meno che ne risultasse la carica semantica politicamente scorretta, anche i detrattori della sua teoria avrebbero comunque dovuto fare i conti. È quanto hanno continuato a dimostrare le innumerevoli occorrenze dell’homem cordial buarquiano, anche a livello internazionale, nel Novecento. E pure in questo XXI secolo, ivi comprese quelle di nuovi detrattori, sebbene da ben differenti posizioni rispetto a quelle dei detrattori degli anni Trenta, come dimostrano le premesse del sociologo Jessé SousaSousa, Jessé. A elite do atraso: da escravidão à Lava Jato. Rio de Janeiro: Leya, 2017. al proprio saggio dall’esplicito titolo, A elite do atraso: da escravidão à Lava Jato (2017), ove l’“elite”, invece che cordiale, è divenuta direttamente quella dell’“atraso”.

1.1 Quali le matrici culturali dell’homem cordial ribeiriano?

Ma cosa potrebbe aver mascherato l’avversione o l’inerzia a riconoscere il grande contributo emerso dallo scavo nella storia del Paese fatto da Buarque de Holanda? Verosimilmente il fatto che risultava sgradita l’inequivocabile chiarezza con cui venivano denunciate le responsabilità storiche di un’élite animata da forme di cordialità in realtà ben lontane da comportamenti interpersonali e scelte politiche associabili a buon cuore o a buoni sentimenti. Basti considerare, a riprova, quanto a lungo essa fosse stata schiavista.

Ora, è interessante che a supporto delle argomentazioni buarquiane si legga in Raízes do Brasil una serie di altre voci contigue – come personalismo, particularismo – che disambiguavano inesorabilmente il giudizio storico sull’operato dell’homem cordial in Brasile. E va da sé che, in particolare ad un Lector (EcoEco, U. Lector in fabula. Milano: Bompiani, 1988.) di matrice linguistico-culturale italiana, soprattutto il campo semantico-lessicale particularismo/particularista non potesse che richiamare il particulare di Francesco Guicciardini. Ovvero, non potesse che rimandare ad una delle categorie salienti del dibattito sviluppato dalla trattatistica politica italiana del Cinquecento. Non a caso, infatti, il saggio buarquiano viene pubblicato in Italia una prima volta nella prima metà degli anni Cinquanta nell’edizione: Sergio Buarque de Holanda. Alle radici del Brasile. Traduzione di Cesare Rivelli. Milano-Roma: Fratelli Bocca, 1954. E verrà nuovamente pubblicato in base a più aggiornati criteri traduttologici nell’edizione: Sérgio Buarque de Hollanda. Radici del Brasile. Traduzione di Luciano Arcella. Firenze: Giunti, 2000. Introduzione e cura di Nello Avella. Prefazione di Fernando Henrique Cardoso.1 1 Quanto al contributo della cultura italiana nell’opera di Sérgio Buarque de Holanda, v. Guerini, Andréia (Org.) A contribuição italiana para a formação do Brasil: Sérgio Buarque de Holanda. Edição bilíngue. Tradução de A. Guerini. Florianopolis: NUT/NEIITA/UFSC, 2002.

Ma se fra le “radici” dell’homem cordial buarquiano c’è anche il particulare guicciardiniano, quali altre “radici”, invece, e matrici culturali si riconoscono in quello ribeiriano? Quali argomentazioni, cioè, il poeta santista aveva addotto a sostegno della propria concezione di homem cordial, così da indurre lo storico a prenderne le distanze risemantizzandone la locuzione? Visto l’interesse dimostrato in Italia per il saggio buarquiano, documentato da ben due traduzioni in meno di cinquant’anni, è stato fatto, parallelamente, un qualche studio sulla concezione di homem cordial del poeta santista e delle sue matrici? E, andando oltre quanto detto dallo stesso Buarque de Holanda nella celebre nota al capitolo V di Raízes do Brasil, si è indagato sul perché, sulle motivazioni profonde che lo hanno indotto a smentire l’interpretazione ribeiriana di homem cordial, capovolgendone addirittura il significato?

Poiché dalle ricerche sinora condotte parrebbe che, ad oggi, gli unici riscontri in tal senso sarebbero quelli che si leggono nel paratesto della seconda traduzione italiana di Raízes do Brasil (Cardoso e AvellaAvella, N. “Il ritorno del ‘Maestro cordiale’”. In: Hollanda, S. Buarque de. Radici del Brasile. Traduzione di Luciano Arcella. Introduzione e cura di Nello Avella. Firenze: Giunti, 2000, p. 11-27. in Holanda (c)Holanda, S. (c). Buarque de. Radici del Brasile. Traduzione di Luciano Arcella. Introduzione e cura di Nello Avella. Firenze: Giunti 2000.), cercheremo risposte a tali quesiti muovendo direttamente dall’originale di Ribeiro Couto. Ma anche da un’ipotesi di ricerca che offre un profilo di segno positivo di homem cordial che oggi parrebbe storicamente relegato, non solo dalla tesi di Raízes do Brasil, in un cono d’ombra. In quest’ottica, la prima traduzione italiana del saggio, Alle radici del Brasile, potrebbe non limitarsi ad essere un semplice omaggio all’illustre ospite (Bagno (b)Bagno, S. (b). “Da civilização cordial de Ribeiro Couto ao homem cordial de Sérgio Buarque de Holanda”. Revista da Academia Brasileira de Letras. Rio de Janeiro, nº 99, (2019): 119-136. Disponibile in: <http://www.academia.org.br/sites/default/files/publicacoes/arquivos/revista_brasileira_099_internet.pdf>. Accedi a: 22 outobre 2019.
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), quando nel 1952 Buarque de Holanda è inviato a Roma a rappresentare il proprio paese, rafforzando così i rapporti diplomatico-culturali fra il Brasile, paese tra i vincitori della seconda Guerra mondiale, e l’Italia repubblicana rifondata sui valori della Resistenza. (Avella in Holanda (c)Holanda, S. (c). Buarque de. Radici del Brasile. Traduzione di Luciano Arcella. Introduzione e cura di Nello Avella. Firenze: Giunti 2000.) Dato cioè il nuovo contesto storico – vien da chiedersi – la valorizzazione in Italia, via traduzione, dell’uomo cordiale e particularista buarquiano, di contro ad un palpabile oblio riservato a quello ribeiriano, potrebbe leggersi anche come un tentativo di archiviare tutto ciò che potesse evocare concezioni d’impronta nazionalista oramai stridenti nel contesto post bellico?

1.2 L’Hombre Cordial, producto americano

Prima di verificare quali le argomentazioni del testo ribeiriano, vale la pena ricordare brevemente alcuni aspetti dei contesti storici e geografici in cui, all’inizio degli anni Trenta, esso venne redatto. Per essere subito dopo diffuso internazionalmente con modalità che potrebbero averne facilitato la ricezione, nell’ambito delle ex colonie spagnole e portoghesi d’America, a mo’ di un’autoconsolatoria e forse anche compiaciuta teoria. (Bagno (b)Bagno, S. (a). Lessicografia e identità brasiliana: dov’è ‘A nossa Vendéia’? Da Alcácer-Quibir a Vendéia: voci del ‘tempo di lunga durata’ della ‘civiltà nazionale’ brasiliana. Padova: CLEUP, 2006.)

La vicenda è nota. L’epistola fu vergata in portoghese e inviata da Ribeiro Couto nel 1931, dall’Europa dove si trovava nella veste di diplomatico, allo scrittore e poeta messicano Alfonso Reyes (Monterrey 1889 - Ciudad de México 1959). Questi, avendo da poco fondato la rivista Monterrey: Correo Literario de Alfonso Reyes – mentre a sua volta da membro del corpo diplomatico del proprio paese si trovava a Rio de Janeiro, all’epoca ancora la capitale del Brasile – ne estrapolò una parte che pubblicò nel numero del marzo 1932. (Bezerra; Monteiro (a)Bezerra, E. “Ribeiro Couto e o homem cordial”. Revista da Academia Brasileira de Letras. Rio de Janeiro, Fase VII, Julho-Agosto-Setembro, Ano XI, nº. 44, (2005): 123-130. Disponibile in: <http://www.academia.org.br/abl/media/prosa44c.pdf>. Accedi a: 21 settembre 2019.
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; VainfasVainfas, R. “O imbróglio de Raízes: notas sobre a fortuna crítica da obra de Sérgio Buarque de Holanda”. Revista Brasileira de História. São Paulo, 2016. Disponibile in: <http://www.scielo.br/scielo.php?pid=S0102-01882016005014101&script=sci_abstract&tlng=pt >. Accedi a: 04 ottobre 2019.
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) E nel sintetizzarne il contenuto, lo veicolò con un titolo in spagnolo, “El Hombre Cordial, producto americano”. Titolo la cui facile presa dal punto di vista comunicativo risulta ancor oggi evidente, suscitando alcuni interrogativi. Quali significati composizionali venivano evocati dagli aggettivi Cordial e americano nei rispettivi sintagmi? E quale quello cumulativo sapientemente indotto dal giustapporre, quasi in una sorta di sillogismo, l’un nucleo concettuale all’altro? Ancora: nel farsi agente e mediatore culturale, è Reyes a desumerlo dal testo ribeiriano? Oppure, da messicano, egli pizzica specifiche corde, punti nevralgici di una sensibilità intesa come tratto identitario condiviso nella vasta comunità dei destinatari, ispanofoni e lusofoni, del testo del brasiliano Ribeiro Couto?

2. Le Americhe a sud degli Stati Uniti d’America: locuzioni ed espressioni di un complesso dibattito storico

2.1 Parole d’ordine: dal bolivarismo a una nuova integración

Di contro, rispondere a tali quesiti gioverebbe a meglio comprendere come l’Hombre Cordial, producto americano del Monterrey sarebbe presto divenuto uno dei terminus a quo nel processo che avrebbe portato al fissarsi dell’homem cordial buarquiano come un inedito archetipo politologico nella lingua portoghese del Brasile; ma anche tale da annoverarsi fra le voci e locuzioni di un tempo di lunga durata rimaste a simboleggiare, direttamente a livello linguistico, le varie forme di autoaffermazione identitaria attuate nei Paesi nati dal disfacimento degli imperi spagnolo e portoghese nelle Americhe. (Bagno (a)Bagno, S. (a). Lessicografia e identità brasiliana: dov’è ‘A nossa Vendéia’? Da Alcácer-Quibir a Vendéia: voci del ‘tempo di lunga durata’ della ‘civiltà nazionale’ brasiliana. Padova: CLEUP, 2006.)

L’elenco di tali voci sarebbe lungo, ed esula dal nostro obiettivo. Ci limitiamo ad accennare ad alcune di esse, per rievocare la vivacità dell’humus culturale in cui si sviluppò il dibattito sull’homem cordial. Una vivacità verosimilmente poco percepita in un’Italia degli anni Trenta già immersa nell’era fascista. Tali voci, da un lato, sono da rapportarsi alle lotte per l’indipendenza dalle metropoli europee, come nel caso di bolivarismo, divenuta una vera e propria parole d’ordine; mentre, dall’altro lato, sono da contestualizzare nel successivo dibattito politico, volto a impedire che, a quelli iberici, si sostituissero altri imperialismi. Basti ricordare a proposito di queste ultime minacce, in tempi vicini alle vite di Ribeiro Couto, Alfonso Reyes e Buarque de Holanda, il clima instauratosi in particolare nei primi decenni del Novecento, oltre che in Messico, anche in altre realtà dell’America centrale e Meridionale. Ossia, nei paesi in cui incombevano le varie forme di ingerenza attuate da un soggetto politico non più del Vecchio Mondo ma delle stesse Americhe: gli Stati Uniti d’America.

Fra le linee di autodifesa adottate vi è stata quella, più volte ripresa, di identificare e denominare un insieme o più insiemi di geografie, come aggregazioni di base per nuove progettualità politiche. Aggregazioni di paesi legittimati a rivendicare, anch’essi a pieno titolo, un primo dato oggettivo: la loro comune appartenenza all’America, sebbene sotto l’egida, orgogliosamente, di valori altri rispetto a quelli degli Stati Uniti d’America. Una rivendicazione a maggior ragione avvertita posto che per la voce americanismo si stava affermando una serie di accezioni che tendevano ad escludere le Americhe a sud dagli Stati Uniti d’America.2 2 Houaiss V., Antônio; Villar, Mauro de Salles; Franco, Francisco Manoel de Melo. Dicionário Houaiss da Língua Portuguesa. Rio de Janeiro: Objetiva, 2001, p. 187. AMERICANISMO. Dicionário Houaiss da Língua Portuguesa. Rio de Janeiro: Objetiva, 2001, p. 187. americanismo s. f. (1899 cf.CF1) 1 admiração, mania ou imitação das coisas e do estilo de vida da América, esp. dos E.U.A.; americanidade 2 tudo aquilo que caracteriza o continente americano, esp. os E.U.A., ou que se relaciona com suas instituições, cultura, tradições, etc., v. americanidade 3 sentimento de apreço pelo continente americano; americanidade 4 conjunto de ciências e estudos que têm por objetivo o conhecimento do continente americano, esp. dos E.U.A. 5 LING palavra, construção ou locução de uma língua da América tomada de empréstimo por língua não americana <as palavras pataca e condor são a. para o espanhol peninsular e o português> 6 palavra ou expressão característica dos E.U.A. ou que aí teve origem 7 atitude característica do americano esp. dos E.U.A. •ETIM americano + -ismo Pertanto, integración era divenuta la nuova parola chiave di tali progettualità, nelle quali, però, molti si erano via via rivelati i nodi da sciogliere. Infatti, una nuova integración si sarebbe dovuta estendere sino ad integrare quanta parte del vastissimo territorio potenzialmente chiamato in causa? E in quali termini la si sarebbe potuta realizzare concretamente? E quale denominazione le sarebbe stata più consona?

2.2 L’identidade latinoamericana fra le pressioni del panlati-nismo, del panamaricanismo e dell’interamericanismo

Comunque, il primo punto fermo da cui procedere rimaneva la comune appartenenza a quella che venne presto definita “identidade latinoamericana”, come ricordano Vilaboy e Gallardo (31)Vilaboy, S. G.; Gallardo, A. M. “Raíces históricas de la integración latino-americana”. In: Crisora, C. et alii. História y perspectiva de la integración latinoamerica. Morelia: Escuela de Historia de la Universidad Michoacana de San Nicolás de Hidalgo, 2001, p. 31-84.:

La idea de la integración latinoamericana tiene profundas raíces, en la historia de este continente. Nacida al calor de la crisis definitiva del colonialismo español y portugués, a fines del siglo XVIII y principios del XIX, la aspiración de unir a los países de América Latina se desarollo desde entonces, bajo los signos de los diferentes interesses económicos y comerciales y las presiones externas de las grandes potencias. Surgida de un mismo passado de explotación colonial y favorecida por la íntima vinculación de los pueblos al sur de los Estados Unidos – cimentada, entre otros factores, en amplios nexos socio-culturales, asi como por la vecindad geográfica – y en una larga y atribulada historia común, la identidade latinoamericana se fue forjando a lo largo de vários siglos delucha contra la opresión extranjera.

Aveva però già significativamente contribuito ad accentuare “la idea de la integracón latinoamericana” l’antagonismo storicamente riconducibile a due progetti espansionistici nelle cui denominazioni, panlatinismo e panamericanismo, erano palesemente riconoscibili le rispettive provenienze geografiche e matrici culturali. Da un lato, cioè dalla sponda europea dell’Atlantico, era stato accarezzato il progetto di un panlatinismo, ossia il tentativo di espansione a partire dal Messico sostenuto dalla Francia di Napoleone III. Mentre dall’altro lato, la sponda atlantica nordamericana, la risposta di rimando attuata dagli Stati Uniti d’America era stata il panamericanismo.

A tali nuovi tentativi di espansionismo imperialista si sarebbe in vario modo cercato di contrapporre il progetto di un interamericanismo. Più volte, però, rimodellato nel tempo a seconda delle nuove sfide che andavano via via ponendosi. Infatti, come puntualizza Villafrañe G. Santos (31)Santos, L. C. Villafrañe G. O Brasil entre a América e a Europa: o império e o interamericanismo do congresso do Panamá à conferência de Washington. São Paulo: UNESP, 2004.:

A relação entre o interamericanismo e os diversos nacionalismos americanos pode ser vista de duas maneiras, ao menos parcialmente, conflitantes. Por um lado, o interamericanismo pode ser lido como a tentativa de criação de um vínculo que reuniria todos os povos americanos em uma nação de dimensões continentais e a fragmentação da América em Estados independentes seria um atestado do fracasso desse projeto. Nessa óptica, os diversos nacionalismos americanos seriam a comprovação do fracasso da ideia interamericana. Por outro lado, o interamericanismo pode, também, ser entendido como um projeto de cooperação e apoio mútuo entre as diversas nações americanas, em especial em face de ameaças extracontinentais, sendo assim um ponto de suporte para cada um dos projetos nacionais particulares.

D’altro canto, col ripetersi delle “ameaças extracontinentais” il concetto di interamericanismo avrebbe subito successive riconfigurazioni:

Na verdade, a ideia interamericana foi, e continua sendo, apropriada e moldada de acordo com as necessidades de seus promotores em cada momento histórico específico. Desde as visões de Bolívar e Monroe, a ideia interamericana foi trabalhada de diversos modos e aproveitada em iniciativas que obedeceram a causas imediatas e particulares, traduzindo-se em diferentes conceitos de América – a qual, hora restringia-se aos países hispânicos (ou partes deles) ora incluía também os Estados Unidos e o Império brasileiro. A essa geografia variável do interamericanismo, deve-se agregar a transformação progressiva de seu conteúdo, recebendo também, ao fim do século XIX, um até então pouco explorado enfoque econômico.

(Idem, 32)

Ma col variare della contingenza storica, all’approccio dell’interamericanismo se ne affianca e rafforza sempre più uno fondato sulla comune identidade latinoamericana, approccio che giungerà a conoscere, però, un drastico ridimensionamento territoriale. Sino ad essere tale identidade circoscritta al solo “subcontinente” meridionale, identificato come América Latina, come ricordano Vilaboy e Gallardo:

[…] diferentes intentos y propuestas han sido diseñadas para la unión en un sólo sistema político y económico de los Estados de este subcontinente, cuyo nombre definitivo tambien há sido objeto de controvérsias e modificaciones durante mucho tiempo y que, tras diversas y sucesivas denominaciones, en el transcurrir de los siglos, ha terminado por conocerse como América Latina.

(Cit., 31-32)

2.3. L’homem cordial, fra America Latina e Iberoamérica

Vale però ricordare ai fini della nostra riflessione che, stando a quanto sinora emerso, non in ambito francofono bensì in quello ispanofono sarebbe comparsa per la prima volta la locuzione América Latina. Scrive a tal riguardo Martínez (33)Martínez, R. Torres. “Sobre el concepto de América Latina ¿Invención francesa?”. Cahiers d’études romanes. nº: 32, (2016): 89-98. Disponibile in: <http://journals.openedition.org/etudesromanes/5141>. Accedi a: 18 ottobre 2019.
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:

Desde 1860 y prácticamente hasta nuestros días se considera que la denominación ‘América Latina’ es una invención francesa, creada y fomentada por los ideólogos imperialistas de Napoleón III, con el fin de justificar su interés por montar un imperio en tierras mexicanas; esto último puede que sea cierto pero lo primero que observamos es que en realidad se trata de una verdad a medias. Sin embargo es gracias a Napoleón III que a partir de 1870 la denominación ‘América Latina’ es aceptada quasi universalmente. Entendemos que la denominación ‘América Latina’ fue empleada por primera vez y de manera alterna y simultánea por Francisco Bilbao y Torres Caicedo en 1856 y no cómo lo quiere el mito en 1860 por los ideólogos de Napoleón III. Es cierto que tanto Chevalier como Poucet ya habían empleado el término y de hecho existe en ambos autores una reflexión profunda sobre el mismo, pero son casos aislados y de impacto muy discutible.

Vi è inoltre un altro nucleo di “términos” con le relative implicazioni concettuali, di certo familiari sia a Reyes e Ribeiro Couto sia a Buarque de Holanda. Ancor prima che la locuzione “América Latina” si fissasse a livello linguistico internazionale, si era via via fatto ricorso ad una serie di altre voci:

Durante el siglo XVIII, en la medida que fue emergiendo entre los criollos una incipiente conciencia ‘nacional’ americana, se fue popularizando el empleo de otros términos, entre ellos América del Sur, América Meridional, Nuestra América, Nuestra Nación, América Española e Hispanoamérica – o Iberoamérica cuando se incluía a Brasil –, para distinguir a los naturales de las colonias de este Hernisferio de los europeos y también de los habitantes de Ias trece colonias inglesas de Norteamérica que se habían apropriado del nombre genérico del continente para dárselo a su recién constituída nación: Estados Unidos de América.

(Idem, 33)

Quindi, dal momento in cui, con l’avvento della Repubblica (1889), anche il Brasile inizierà a partecipare più direttamente a tale dibattito, si afferma un termine, Iberò-americano, che privilegia una specifica chiave di lettura: il legame geografico, fra Vecchio e Nuovo Mondo, ab initio attuato dai colonizzatori iberici come concetto pregnante anche dal punto di vista linguistico-culturale. Termine che ha il suo corrispettivo nella lingua portoghese nell’aggettivo ibero-americano, documentato dal 1899 come registra il Dicionário Houaiss da Língua Portuguesa.3 3 Houaiss, V., Antônio; Villar, Mauro de Salles; Franco, Francisco Manoel de Melo. Dicionário Houaiss da Língua Portuguesa. Rio de Janeiro: Objetiva, 2001, p. 1560. IBERO-AMERICANISMO. Dicionário Houaiss da Língua Portuguesa. Rio de Janeiro: Objetiva, 2001, p. 1560. ibero-americanismoadj. s. m. (1889 cf.CF1) relativo aos povos americanos colonizados por cada um dos países da península Ibérica, ou indivíduo desses povos → cf. latino-americano GRAM pl.: ibero-americanos •ETIM f. hist. 1899 ìbero-americano, 1913 ibero-americano

Queste alcune delle voci di un dibattito protrattosi da oltre un secolo fino a quando i processi innescati dalla Prima Guerra Mondiale, dalla Rivoluzione Russa, dalla crisi del’29 e dall’acuirsi degli opposti schieramenti ideologici mettono a nudo, anche in queste Americhe altre, l’insostenibilità dei tradizionali assetti di potere portando nuove minacce di guerra.

Ma allora, nello scritto di Ribeiro Couto, vi sarebbe il riscontro di uno o più fra i molti “términos” emersi in oltre un secolo di dibattito? E in esso compare in particolare, a supporto (o meno) di quella che potrebbe essere stata percepita come la “teoria” dell’Homem cordial, producto americano, la voce ibero-americano affermatasi affinché anche il Brasile, da ultimo, potesse essere parte di quelle “geografias variáveis”?

Prima di procedere a tali verifiche è bene ricordare un altro dato, che attiene alla questione dell’attestazione in portoghese della locuzione o homem cordial, così come percepita e usata non solo in Brasile finché non uscirà il saggio buarquiano a rimetterne in discussione le valenze semantiche. Stando infatti a quanto sinora emerso, le sue occorrenze sarebbero documentate in ambito ispanofono già alquanti anni prima dell’uso fattone da Ribeiro Couto. (MonteiroMonteiro, P. Meira (a). Sérgio Buarque de Holanda e a imaginação do Brasil. São Paulo: Hucitec, 2015.)

Dato che, nel reagire indignato alla politica statunitense della Dottrina di Monroe come manifestatasi nella Conferenza Panamericana di Washington del 1889, il poeta nicaraguense Rubén DaríoDarío, R. “El triunfo de Calibán”. Revista Iberoamericana. Jáuregui, C. (Ed. y Notas), Vol LXIV, nº. 184-185, Julio-Diciembre (1998): 451-455. Disponibile in: <https://revistaiberoamericana.pitt.edu/ojs/index.php/Iberoamericana/issue/view/261/showToc>. Accedi a: 18 novembre 2019.
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(Metapa, 1867-León, 1916) era ricorso al concetto di hombre cordial nel celebre atto d’accusa “El triunfo de Calibán”, articolo pubblicato nel giornale El Tiempo di Buenos Aires il 20/05/1898. (Jáuregui, 451-455Járegui, C. (Ed. y Notas). Revista Iberoamericana. Vol LXIV, Núms. 184-185, Julio-Diciembre (1998): 451-455. Disponibile in: <https://revista-iberoamericana.pitt.edu/ojs/index.php/Iberoamericana/article/view/6120>. Accedi a: 18 ottobre 2019.
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) Istituendo in tal modo una sorta di opposizione socio-antropologica, ma dalle forti implicazioni politiche, fra la prepotenza, nelle Americhe, da un lato del “Calibán”, dello “yankee” nel Nord, ed il “varon cordial” o “hombre cordial” nelle Americhe a sud degli Stati Uniti d’America.

3. L’homem cordial di Ribeiro Couto

Per cercare ora di rispondere ai vari quesiti emersi andiamo al succitato testo di Ribeiro Couto così come pubblicato da Alfonso Reyes, e nuovamente disponibile nell’edizione facsimilare pubblicata nel 2018 a cura di SotoSoto, J. S. et alii. “Antena, 1924. Monterrey, 1930-1937. Examen, 1932”. Revistas literárias mexicanas modernas. Número, 1933-1935. México: FCE, (2018): 3. et alii. E partiamo dal presupposto che esso è datato “Marselha, 7-III-931”: cioè fu scritto in Europa, ma all’indomani della Revolução che avrebbe mutato radicalmente l’assetto politico brasiliano, inducendo una polarizzazione di opposte visioni che si sarebbe accentuata sempre più sino all’instaurazione dell’Estado Novo (1937). Polarizzazione che avrebbe visto, da un lato, i sostenitori dello schieramento varguista, e, sul fronte opposto, quelli delle sinistre di ispirazione marxista.

La teoria ribeiriana appare, come detto poc’anzi, nella già menzionata sessione “Epistolario” (3), preceduta da due interventi in lingua portoghese, ma anch’essi con titolo in spagnolo: “I. La inconexión de América”; “II, Espacio y tiempo en el alma americana”, a firma “Prudente de Moraes, Neto, Rio – 28-IV-931”. Interventi i cui titoli, accostati a quello di Ribeiro Couto, confermano la rivendicazione del pieno diritto all’uso delle voci América/americano; a dispetto del fatto, come abbiamo visto, che a settentrione tredici colonie iniziali “se habían apropriado del nombre genérico del continente para dárselo a su recién constituída nación: Estados Unidos de América”. Subito di seguito c’è il testo “III, El Hombre Cordial, produto americano”, che trascriviamo integralmente nel rispetto della grafia originaria:

O verdadeiro americano repelle a idéia de um indianismo, de um purismo ethnico local, de um primitivismo, mas chama a contribuição das raças primitivas ao homem iberico; de modo que o homem iberico puro seria um erro (classicismo) tão grande como o primitivismo puro (incultura, desconhecimento da marcha do espirito humano em outras idades e outros continentes). É da fusão do homem iberico com a terra nova e as raças primitivas, que deve sair o ‘sentido americano’ (latino), a raça nova producto de uma cultura e de uma intuição virgem – o Homem Cordial. Nossa América, a meu ver, está dando ao mundo isto: o Homem Cordial. O egoísmo europeu, batido de perseguições religiosas e de catastrophes economicas, tocado pela intolerância e pela fome, atravessou os mares e fundou ali, no leito das mulheres primitivas e em toda a vastidão generosa daquela terra, a Família dos Homens Cordiais, esses que se distinguem do resto da humanidade por duas caracteristicas essencialmente americanas: o espírito hospitaleiro e a tendência á credulidade. Numa palavra, o Homem Cordial. (Attitude opposta do europeu: a suspicacia e o egoismo do lar fechado a quem passa). (Como é bom, nos pueblos e aldeiolas da nossa América, no seu México como no meu Brasil, mandar entrar o caixeiro-viajante francez que vende peças de linho, ou o engenheiro allemão que está estudando a geologia local, e convidá-lo para almoçar! A gente grita logo lá para dentro: – Ó Fulana, manda matar uma gallinha!)... O facto, porém, é que se não somos latinos, nós, oriundos da aventura peninsular celtibérica em terras americanas (alimentada pela rêdes nupciaes de indias bravias e pela sensualidade dócil de negras faceis), se não somos latinos, somos qualquer coisa de muito differente pelo espírito e pelo senso da vida quotidiana. Somos povos que gostam de conversar, de fumar parados, de ouvir viola, de cantar modinhas, de amar com pudor, de convidar o estrangeiro a entrar para tomar café, de exclamar para o luar em noites claras, a janella: – Mas que luar magnifico! Essa attitude de disponibilidade sentimental é toda nossa, é iberoamericana... Observavel nos nadas, nas pequeninas insignificancias da vida de todos os dias, ella toma vulto aos olhos do critico, pois são indices dessa Civilização Cordial que eu considero a contribuição da América Latina ao mundo. Marselha, 7-III-931 Ribeiro Couto

Il testo si rivela, in verità, ricco di spunti da più punti di vista, a cominciare da quello redazionale. Osserviamone alcuni aspetti, che non mancano di suscitare ulteriori quesiti. Non essendo stata l’epistola pubblicata nella sua interezza, al lettore del tempo non era dato sapere – dalla forma del saluto, dall’allocutivo o pronome iniziale, dal tono dell’aggettivo di rito previsto dal galateo epistolare del tempo, etc. – quale fosse la relazione fra lo scrivente e il destinatario. Né gli era dato sapere se quanto Ribeiro Couto affermava nella parte dell’epistola resa pubblica fosse stato introdotto da una qualche premessa o motivazione, magari riferita in toni confidenziali al collega messicano, anch’egli poeta. Resta il fatto che le argomentazioni di cui l’epistola era intessuta l’avrebbero inevitabilmente fatta diventare una presa di posizione anche di valenza politica da parte dell’ambasciatore brasiliano. E per quanto egli potesse essere ignaro, da principio, del fatto che sarebbero state pubblicate, le sue argomentazioni devono comunque, o a maggior ragione per questo motivo essere analizzate come un prezioso documento storico. Una valenza politica a tal punto evidente da indurre Buarque de Holanda a una risposta, con la propria interpretazione, e proprio a partire dal concetto cardine dell’homem cordial.

L’ipotesi di un Ribeiro Couto colto di sorpresa dalla pubblicazione della sua missiva è avvalorata dalla stessa struttura espositiva dello scritto. Infatti, dal concatenarsi degli argomenti emerge in più punti una certa “naturalezza” nell’esprimere, più che una “teoria” pensata come tale, i propri sentimenti. Tratto quest’ultimo che poco si addirebbe a un documento redatto da un ambasciatore e concepito per divenire pubblico.

Altro dato che meriterebbe un’ulteriore indagine è costituto dal fatto che, nel palesarsi, quella “naturalezza” sottintende anche una condivisione di “valori” e una solidarietà culturale fra i due ambasciatori. Come documentano con chiarezza espressioni e passi quali: “Família dos Homens Cordiais”; “Nossa América, a meu ver, está dando ao mundo isto: o Homem Cordial”; “Como é bom, nos pueblos e aldeiolas da nossa América, no seu México como no meu Brasil”, etc. Solidarietà di Reyes che parrebbe scontata da parte di Ribeiro Couto, il quale sembra incurante delle possibili implicazioni politiche di quanto sostenuto nella sua lettera. Ma non è da escludere, invece, che egli fosse ben consapevole della valenza politica delle sue affermazioni. Sarebbe forse anche per questa ragione che Reyes si assume la libertà di pubblicare subito soltanto quella parte della missiva?

Altra questione. È proprio quella “naturalezza” – certo, da considerarsi anch’essa con le dovute cautele – a conferire comunque allo scritto il carattere di un documento storico che si rivela imprescindibile nel ripercorrere lo svilupparsi di una dialettica, circa la questione homem cordial, tutta interna al Brasile. Ma allora, l’archetipo dell’homem cordial ridefinito da Buarque di Holanda soltanto sul Brasile sarebbe stato poi recepito come un modello analitico per poter riconoscere le rispettive élite cordiali anche in altri Paesi delle geografie variabili latinoamericane?

Altro aspetto, ritornando al testo ribeiriano. Di primo acchito, mentre il lettore veniva subito condotto nel vivo della questione homem cordial, la sequenzialità delle affermazioni e il costrutto generale potevano indurre a percepirne il contenuto come “reale”, all’esito di una procedura argomentativa (simil) sillogistica. Percezione quest’ultima sapientemente indotta nell’ispanofonia dalla mediazione di Reyes: col (suo) sintagma in spagnolo Hombre Cordial, producto americano, calibrato in particolare su quella geografia variabile delle Americhe a sud degli Stati Uniti. Una geografia chiamata direttamente in causa quanto meno da quando la locuzione hombre cordial era divenuta simbolo, se non parola d’ordine, nell’atto di denuncia fatto da Rubén Darío.

Tuttavia, ad un lettore accorto non può non risultare evidente che è proprio quella sequenza e concatenazione di argomentazioni a rivelarsi priva, in realtà, di rigore anche in termini tecnicamente retorici. Carattere quest’ultimo che non è possibile in questa sede approfondire. Ma che induce, comunque, a propendere per considerare un’altra ipotesi: lo scritto ribeiriano non sarebbe piuttosto una sorta di “canovaccio politico” che, seppur solo abbozzato, era comunque in grado di affascinare e sedurre non pochi lettori, grazie ad argomentazioni che erano, invece, un insieme di slogans e parole d’ordine del momento? E in quali termini il documento dell’ambasciatore Ribeiro Couto, che fa proprie in tutta evidenza le originarie implicazioni della locuzione homem cordial di Rubén Dario, risulterebbe funzionale alla politica estera del Brasile all’indomani della Revolução de 1930?

Da tale prospettiva analitica emergono ancora altri quesiti. All’antieuropeismo ribeiriano, dichiarato apertis verbis (“O egoísmo europeu, batido de perseguições religiosas e de catastrophes economicas, tocado pela intolerância…”) farebbe da pendant un anti americanismo non dichiarato, ma ovviamente implicito proprio in quella interpretazione di homem cordial? E l’interessante variante della locuzione – “Família dos Homens Cordiais” – starebbe a rimarcare tale concetto implicando anche una comune linea, già a livello diplomatico, che poteva “affratellare” i paesi della “Nossa América” in una loro posizione sullo scacchiere mondiale, in particolare rispetto alle molte inquietanti incognite che, dopo una prima guerra che aveva marchiato il nuovo secolo, facevano presagire la possibilità di un secondo conflitto?

Questi e molti altri i quesiti che pone tale documento, ragion per cui la “teoria” dell’“Hombre cordial” come “producto americano” andrebbe completamente riletta. Innanzitutto, a partire da quell’ampio ventaglio di temi e relativi dibattiti, come quello per cui si è affermato il concetto di iberoamericano, curiosamente associato, però, da Ribeiro Couto al concetto di “disponibilidade sentimental” (“Essa attitude de disponibilidade sentimental é toda nossa, é iberoamericana...”). Questo, a nostro avviso, dovrebbe essere uno dei punti di partenza irrinunciabili per poter meglio riconoscere, in un’ottica contrastiva, quali invece i temi privilegiati in Raízes do Brasil escludendone altri inquietantemente alla moda, da parte di un Buarque de Holanda che non si lascia di certo ammaliare dalle sirene di una presunta Família dos Homens Cordiais come sinonimo di América Latina o di iberoamericanismo. Riconsiderare il testo ribeiriano con le sue logiche assertive propagandistiche come uno dei terminus a quo consente di esaltare, per contrasto, tutta la novità, invece, dell’approccio metodologico problematico che sostiene e innerva l’analisi storica in Raízes do Brasil. Approccio col quale Buarque de Holanda apre a importanti squarci di orizzonte, essi sì forieri di nuovi e fondati argomenti nell’identificare le peculiarità identitarie, per cominciare, della storia del proprio Paese.

Ci siamo domandati se l’Italia degli anni Cinquanta pronta a recepire in traduzione Raízes do Brasil – magari inconfessabilmente attratta o compiaciuta dell’importanza conferita da Buarque de Holanda a un particolare che per un italiano suona di giucciardiniana memoria – si sia di fatto spinta a chiedersi anche quale fosse, invece, l’altro uomo cordiale, quello che Buarque de Holanda smentisce. I pochi riscontri sinora disponibili in tal senso potrebbero essere la riprova che, da politicamente corretto negli anni Trenta, l’Homem cordial, producto americano sarebbe stato lasciato cadere nell’ombra perché risultato emblematicamente indicativo di nazionalismi facilmente strumentalizzati in termini demagogici e smentiti dallo stesso corso della Storia?

Se così fosse, però, oltre che in un’Italia, e più in generale in un’Europa realisticamente proiettata negli anni Cinquanta a chiudere, anche dal punto di vista etico-morale, il lungo capitolo storico degli imperialismi europei, delle dittature e nazionalismi fratricidi, l’homem cordial buarquiano, di contro, potrebbe rivelarsi – a maggior ragione se osservato da una prospettiva post coloniale – un archetipo più che mai attuale. Posto che, mutatis mutandis, oltre che nel contesto latinoamericano l’archetipo buarquiano potrebbe anche oggi contribuire a definire, pure in altre realtà, altre élite ancor oggi, ora più ora meno, cordiali.

  • 1
    Quanto al contributo della cultura italiana nell’opera di Sérgio Buarque de Holanda, v. Guerini, AndréiaGuerini, A. (Org.) A contribuição italiana para a formação do Brasil: Sérgio Buarque de Holanda. Edição bilíngue. Tradução de Andréia Guerini. Florianópolis: NUT/NEIITA/UFSC, 2002. (Org.) A contribuição italiana para a formação do Brasil: Sérgio Buarque de Holanda. Edição bilíngue. Tradução de A. Guerini. Florianopolis: NUT/NEIITA/UFSC, 2002.
  • 2
    Houaiss V., AntônioHouaiss, A.; Villar, M. de Salles; Frando, F. M. de Mello. Dicionário Houaiss da Língua Portuguesa. Rio de Janeiro: Objetiva, 2001.; Villar, Mauro de Salles; Franco, Francisco Manoel de Melo. Dicionário Houaiss da Língua Portuguesa. Rio de Janeiro: Objetiva, 2001, p. 187.
    AMERICANISMO. Dicionário Houaiss da Língua Portuguesa. Rio de Janeiro: Objetiva, 2001, p. 187.
    americanismo s. f. (1899 cf.CF1) 1 admiração, mania ou imitação das coisas e do estilo de vida da América, esp. dos E.U.A.; americanidade 2 tudo aquilo que caracteriza o continente americano, esp. os E.U.A., ou que se relaciona com suas instituições, cultura, tradições, etc., v. americanidade 3 sentimento de apreço pelo continente americano; americanidade 4 conjunto de ciências e estudos que têm por objetivo o conhecimento do continente americano, esp. dos E.U.A. 5 LING palavra, construção ou locução de uma língua da América tomada de empréstimo por língua não americana <as palavras pataca e condor são a. para o espanhol peninsular e o português> 6 palavra ou expressão característica dos E.U.A. ou que aí teve origem 7 atitude característica do americano esp. dos E.U.A. •ETIM americano + -ismo
  • 3
    Houaiss, V., Antônio; Villar, Mauro de Salles; Franco, Francisco Manoel de Melo. Dicionário Houaiss da Língua Portuguesa. Rio de Janeiro: Objetiva, 2001, p. 1560.
    IBERO-AMERICANISMO. Dicionário Houaiss da Língua Portuguesa. Rio de Janeiro: Objetiva, 2001, p. 1560.
    ibero-americanismoadj. s. m. (1889 cf.CF1) relativo aos povos americanos colonizados por cada um dos países da península Ibérica, ou indivíduo desses povos → cf. latino-americano GRAM pl.: ibero-americanos •ETIM f. hist. 1899 ìbero-americano, 1913 ibero-americano

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Publication Dates

  • Publication in this collection
    28 Aug 2020
  • Date of issue
    May-Aug 2020

History

  • Received
    22 Feb 2020
  • Accepted
    10 Apr 2020
  • Published
    May 2020
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